Voto 0. Al verde al posto della ghiaia. E' vero che si fa per la sicurezza, ma è anche vero che se al posto del verde ci fosse la buona e vecchia ghiaia, o magari l'erba, i piloti se ne guarderebbero bene dal provare a metterci le ruote. Invece così si finisce per assistere a gare in cui l'ultima parola non sono mai i piloti a dirla, perchè le decisioni, talvolta sacrosante ma talvolta anche incomprensibili, arrivano da cabine di regia che poco c'entrano con polsi ruotati e voglia di vincere. Là dove c'era l'erba...
Voto 1. Alla regia del GP d'Olanda ad Assen. Va bene che è nella storia delle corse che le retrovie non si inquadrano mai, ma stare sempre e solo sui primi con le telecamere non rende onore alla fedeltà di appassionati che, magari, non tifano per quei piloti che di solito vincono. Anche perchè le sportellate vere e le bagarre più feroci si vedono in coda. Va bene pure che Valentino Rossi, ora che lotta nelle retrovie, è seguito sempre di meno, ma almeno farci sapere come è caduto e se s'è fatto male non c'avrebbe fatto schifo, non fosse altro che per il fatto che la stragrande maggioranza di quelli che guardano le corse tifa ancora per lui. Magari a pagamento, ma ridateci i replay!
Voto 2. A Luca Marini. E' vero che, visti anche i risultati degli altri Ducatisti, questo non è stato il circuito migliore per la Desmosedici, ma è vero anche che nella settimana in cui hai avuto la certezza di poter contare ancora su una sella in MotoGP anche per il 2022, andava fatto qualcosa di più che chiudere in ultima posizione dietro a Garret Gerloff, reclutato all'ultimo minuto da Yamaha Petronas per sostituire Franco Morbidelli. Per carità, il pilota di Tavullia avrà avuto qualche problema e nessuno si sente di giudicare una stagione da una sola gra, ma urge un exploit, se non altro per mettere a tacere i soliti maligni. Il pragmatismo in paga sempre.
Voto 3. A Alex Marquez. Ormai lo si nota solo quando cade: ultimo delle Honda a Assen. Daglie Alex!
Voto 4. A Iker Lecuona. Un pilota tende a non lasciare mai la moto, ma lui e la sua KTM, ormai stesi, sono finiti per rientrare in pista, creando una situazione di estremo pericolo. Fortunatamente non è successo nulla di grave, ma il brividaccio sulla schienza lo abbiamo sentito tutti. Sbaglia molto e cade altrettanto e probabilmente oggi, con quella scivolata, s'è giocato la sella che resta (ammesso che ne resti una) nel Team Tech3 a favore del suo compagno di squadra Danilo Petrucci. Azzerare e ricominciare!
Voto 5. A Johann Zarco. Gli vogliamo un gran bene, ma ha fallito un obiettivo. Oppure lo avrà fatto di proposito? Ad Assen, infatti, avrebbe potuto eguagliare il record di Colin Edwars come pilota salito più volte sul podio senza mai vincere una gara. Non sapendo se quel record valesse la pena infrangerlo omeno, per non sbagliare è arrivato quarto. La veità, però, è che è entrato troppo nella parte della formichina: mettersi in tasca il massimo possibile senza rischiare troppo per provare a restare agganciato al vertice della classifica. Lo scorso anno questa politica ha pagato Joan Mir, ma la differenza con lo scorso anno, adesso, è sostanziale, visto che vince sempre Quartararo e chi si accontenta fa il gioco del francese. Più aggressivo Johann: c'era una volta Zarco!
Voto 6. A Fabio Quartararo. Per la gara sarebbe stato non dieci e nemmeno dieci e lode, ma dodici. Poi, però, ha voluto cimentarsi anche nel golf dove ha dimostrato che se come pilota vale dodici, come golfista vale zero. E la media è, appunto, 6. Si fa per ridere, sia inteso. E' stato mostruoso dall'inizio alla fine e se riuscirà a tenere duro al RedBull Ring, dove sulla carta le Ducati sono nettamente superiori alla sua Yamaha, probabilmente avrà la strada in discesa. Chapeau!
Voto 7. A Francesco Bagnaia. Ha lottato nei primi giri nel tentativo di tenere testa a Fabio Quartararo, lasciandoselo dietro grazie anche al motorone Ducati, poi ha dovuto arrendersi perchè, spingendo come un matto, le sue ruote sono finite una volta di troppo sul verde. La penalità gli è costata un bel po' di posizioni, ma piano piano è risalito invece di lasciarsi prendere dalla rabbia o dallo sconforto. Solo che poi nel suo cammino ha incrociato un certo Marc Marquez e non è stato uno scherzetto da gestire. Ritenta, sarai più fortunato!
Voto 8. A Takaaki Nakagami. Ha lo spirito del combattente e la pazienda di un monaco tibetano: ci prova sempre e senza lamentarsi mai. Aziendalista fino al midollo è da due anni quello che difende la Honda in ogni modo e senza puntare mai il dito verso ciò che non va. Ad Assen è stato lì, a giocarsela nelle prime posizione per una buona metà di gara, poi ha dovuto arrendersi agli altri e anche al suo compagno di marchio, Marc Marquez. Uno come Taka, anche se non raccoglie tantissimo, lo vorrebbe chiunque come inquilino del box, perchè non rompe mai le scatole. E non è detto che in casa Repsol Honda non andrà proprio a finire così. Servirebbero i traguardi intermedi, come nel ciclismo!
Voto 9. A Marc Marquez. Nelle libere di venerdì ha tirato una mina che avrebbe gonfiato le mutande anche del più incontinente tra gli incontinenti, andando a picchiare proprio sulla spalla infortunata lo scorso anno a Jerez e in un incidente del tutto simile. Lo ha tradito l'elettronica e non s'è fatto problemi a dirlo. Così, con qualche acciacco e il dubbio che non sempre nella centralina della sua moto funziona tutto è sceso in pista, buttando ancora una volta il cuore oltre l'ostacolo e portando a casa un risultato che, a conti fatti, vale forse molto di più della vittoria al Sachsenring, perchè arrivato in un circuito che non ama e che richiede uno sforzo fisico sovraumano e dopo un fine settimana da spavento. Gig robot d'acciaio!
Voto 10. A Joan Mir. Come al solto è dovuto partire dalle retrovie, costruendo la rimonta sin dai primissimi giri. E' apparso più tranquillo e determinato rispetto a quanto fatto vedere ultimamente, ma quando c'è stato da picchiare duro s'è fatto trovare pronto, rendendosi protagonista di un paio di entrate da dentro o fuori. Ha saputo anche capire quando era il momento di pelare un po' il gas e portare a casa un podio che, pur se servirà a poco, lo ha rimesso sotto la luce dei riflettori. Non è il Joan Mir dello scorso anno e questo è innegabile, ma ad Assen, in una pista in cui il talento conta, lui ha ricordato al mondo di averne parecchio e di non essere un campione del mondo per caso. Cattivo q.b.!
10 e lode. A Maverick Vinales. Quando c'è da criticarlo siamo i primi, ma quando merità bisogna riconoscergli tutti i meriti. Lui è cos', come cantava Lucio Battisti, "o molto in altro o sulla strada". Stavolta ha chiuso molto in alto, dietro ad un compagno di squadra che gli sta rubando la scena e che probabilmente gli ruberà pure il mondiale. Sta vivendo una situazione difficile, perchè le critiche nei suoi confronti sono tante e la sfiducia che lo circonda ormai è evidente, però questa volta, invece di reagire come un bambino capriccioso, è andato a prendersi un podio che vale oro. Soprattutto se si pensa che appena poche ore prima del semaforo verde era esplosa la bomba di mercato di una trattativa con Aprilia e di un addio consensuale anticipato con Yamaha. Uno come lui avrebbe potuto demoralizzarsi e fare veramente male, invece, nonostante tutto e nonostante la mezza sportellata presa in partenza proprio da Fabio Quartararo, ha reagito come dovrebbe reagire un campione. Maverick, la bella copia di Maverick!