Voto 0. Alla regia del GP di Francia: per capire che diamine è successo tra Pol Espargarò, Valentino Rossi e Franco Morbidelli è toccato aspettare quasi la fine della gara. Ma un cacchio di replay, con tutto il mega marchettone fatto a fine gp alla Mustang elettrica da Sanchini, Meda e Vanzini, non rientrava nel budget? Qualche pilota di quelli in pista sarà pure invecchiato, ma anche la regia non è più quella di una volta. E, purtroppo, nemmeno i redazionali: “non fanno più rumore”. Assenti sul bagnato, ma ecofriendly!
Voto 1. Ad Aleix Espargarò, perché, al di là delle cadute che possono anche starci, è apparso nervosissimo per tutto il fine settimana. Sembra che l’idea di dover finire in sala operatoria già nelle ore immediatamente successive al GP gli avesse messo particolare ansia. Però prendersela pure con le mosche che passano non è il modo migliore per superare le umane paure. E, anzi, si fa pure peggio. E’ caduto e ricaduto in prova e poi anche in gara, sparando poi a destra e sinistra tra Dorna, organizzatori e Aprilia stessa. Ci vuole calma …e sangue freddo!
Voto 2. A Titone Rabat. Ha avuto due grosse occasioni, richiamato in MotoGP per sostituire l’infortunato Jorge Martin, ma le ha sciupate. Steso a Jerez, praticamente ultimo a Le Mans. Eppure la Ducati Desmosedici non è certo una moto che non conosce e con cui si inanellano figure barbine (Miller, Zarco e Bagnaia docet). Nessuno si aspettava che andasse a podio, per carità, ma nemmeno che prendesse paga da due rookie, Bastianini e Marini, che di fatto hanno una moto meno performante di quella che Titone s’è trovato tra le mani. Certi treni passano una volta sola e bisogna saperli prendere al volo. Però è un tipo simpatico e sembra un bonaccione, gli auguriamo davvero che in Superbike possa raddrizzare la sua carriera. Arrivederci e grazie.
Voto 3. Alla Suzuki. E’ stato un fine settimana tremendo, con entrambi i piloti stesi e nessuna fiammata. C’è un problema in qualifica e sia Joan Mir che Alex Rins non fanno altro che ripeterlo. Perché poi in gara si trovano a dover rischiare troppo e sin da subito, finendo, come accaduto al GP di Francia, per sbagliare. E’ il team campione del mondo, il piccolo cabotaggio di lungo costa non potrà pagare adesso che si hanno gli occhi di tutti puntati addosso. E’ vero che perdere uno come Davide Brivio avrebbe reso difficile la vita di ogni squadra, ma serve un graffio che, invece, non arriva. Il profilo basso non fa per chi ha il titolo nel box. Timidi e impacciati.
Voto 4. A Maverick Vinales. Lui ha qualcosa di mistico, nel senso che appare e scompare tipo le visioni degli sciamani. Solo che per vincere un mondiale il taglio spirituale serve a niente e ci vuole, invece, il gas. E’ capace di domeniche trionfali in cui non ha rivali in pista, ma anche di fine settimana di totale anonimato, in cui finisce inquadrato dalle telecamere solo per le assurde cadute che gli capitano. Una di queste anche al GP di Francia, durante un turno di prova: è scivolato a bassissima velocità, quando era praticamente poco più che fermo. Segno, probabilmente, che aveva la testa altrove. Per carità, può succedere e non puntiamo il dito, ma da un ufficiale Yamaha ci si aspetta altro e resta difficile capire come facciano ad Iwata a dargli ancora fiducia. Prima ha cancellato l’account Twitter, poi in settimana ha deciso di lasciare Andorra per tornare a vivere in Spagna e, come è noto, sta pure per diventare papà. Sembra uno che, per adesso, ha altri pensieri. Assente recidivo!
Voto 5. A Fabio Quartararo. Il suo sarebbe un 10, perché è stato straordinario e quello che è riuscito a fare, a pochi giorni da un intervento chirurgico, è sotto gli occhi di tutti. Tra l’altro ha anche raddrizzato la gara sul bagnato, dopo turni disastrosi in prova, dimostrando che è uno che lavora fino all’ultimo secondo, senza arrendersi e senza demoralizzarsi. Sembra davvero molto maturato e il terzo posto agguantato al GP di Francia vale davvero più di una vittoria, per mille ragioni. Solo che poi, una volta sul podio, ha bevuto il prosecco dallo stivale (usato e sudato) di Miller, roba da far vomitare tutto il pranzo della domenica ai tanti appassionati che stavano davanti alla tv a quell’ora. Una goliardata, anche simpatica, ma che schifo dai! Per questo il buon Fabietto merita uno zero. E la media tra 10 e 0 è 5. Non si beve dai bicchieri degli altri… figuriamoci dagli stivali! Diablo fetish!
Voto 6. A Valentino Rossi. Quell’aria da “mi accontento” non ci piace proprio: sembra remissivo e ostenta una pazienza che non può essere vera. Qualche miglioramento si è realmente visto, ma vorremmo vederlo incazzato come un’ape. L’abbiamo scritto: Marc Marquez ha peccato di troppa fame, lui di troppa maturità accontentandosi di arrivare, e se i due potessero in qualche modo scambiarsi i difetti sarebbe uno spettacolo totale. Non deve giocarsi un mondiale, non deve dimostrare più niente a nessuno se non di essere ancora veloce (ed è evidente che lo è e che i suoi problemi hanno solo natura tecnica), ecco perché dovrebbe provare a rischiare qualcosa di più. Se ritrovasse il gusto della bagarre, anche a armi impari, invece di evitarla, riaccenderebbe la fiamma. Tanto undicesimo o steso non cambierebbe molto. Al Mugello non si… dorma!
Voto 7. A Miguel Oliveira. Quando è caduto stava volando, girando costantemente un secondo più veloce di tutti gli altri. Ha esagerato, certo, ma a noi quelli che esagerano piacciono da matti. Rock and Roll oltre il limite, ha spinto come un forsennato, cercando di rimontare e andarsi a guadagnare una posizione degna di quelle che riusciva a fare costantemente sue nella scorsa stagione. Sta soffrendo, insieme a tutta la KTM e a tutti i piloti KTM, ma vende la pelle più cara degli altri e questo è l’atteggiamento che devono avere i campioni. Non ha raccolto punti? Fa niente, perché c’ha fatto godere. In quei pochi giri lì sembrava Falappa a Zeltweg 1993. Provaci ancora Miguel!
Voto 8. A Johann Zarco. E’ uno che sbaglia tanto, ma quando non sbaglia è fantastico da vedere. Perché guida con la pulizia di Jorge Lorenzo e la furia di un Marc Marquez. In più ha alle spalle una storia pazzesca e pure un paio di resurrezioni sportive che te lo fanno amare per forza. Ci sono stati momenti nella sua carriera in cui neanche lui sembrava più avere ragioni per credere di poter stare tra i grandi. Invece in Ducati ha trovato l’ambiente giusto, in Pramac le persone che mettono i rapporti umani davanti a tutto in perfetto stile italiano ed è arrivato a dire qualcosa che per un francese è eresia: “io sono più italiano che francese come pilota”. E come fai a non volergli bene? Se il GP di Francia fosse durato un paio di giri in più sarebbe andato a prendersi pure Miller (oppure si schiantava) e non osiamo neanche immaginare che razza di sportellate ci sarebbero scappate, altrimenti ci eccitiamo. Zarc attack!
Voto 9. A Danilo Petrucci. Quando contano il manico e il cuore ce lo ritrovi e anche un bel po’ in avanti. Nell’inferno bagnato del Bugatti Circuit ha trovato una alleata nella pioggia, mettendo in chiaro che un conto è arrivare dietro perché si è somari e un altro conto è arrivare dietro perché si hanno degli evidenti problemi di feeling con il mezzo. E’ uno di quelli che deve sempre dimostrare qualcosa e che sotto questo segno ha visto scorrere tutta la sua carriera, difesa a morsi da detrattori e sfighe. A proposito di sfighe: s’è accasato in KTM quando la moto austriaca sembrava la migliore sulla piazza, poi però s’è rivelata decisamente indietro rispetto alle altre in questo 2021. Un quinto posto, il suo, che vale come una vittoria e che, se in Austria non sono suonati, potrebbe valergli la permanenza in MotoGP per un altro anno. Magari con una moto più a misura di Danilone. Extra size, di stazza e di cuore!
Voto 10. Potremmo dire Jack Miller, potremmo dire Francesco Bagnaia, ma facciamo prima a dire direttamente Ducati. E’ alla casa di Borgo Panigale che va il nostro dieci. Non tanto per il risultato, quando per le immagini di un abbraccio tra Tardozzi, Dall’Igna e Ciabatti che è stato un concentrato di rara umanità in un mondo in cui tutto sembra calcoli e matematica. La moto è, probabilmente, la migliore sulla piazza, ma adesso si vede pure un po’ di sana italianità: casciaroni nel festeggiare la vittoria, guasconi, quasi sopra le righe con quel rosso sfacciato che adesso brilla pure di allegria. Vinceranno? Non sarà facile, ma se anche dovessero perdere, quest’anno sarà con il sorriso e con un’aria decisamente più scanzonata. Visto mai che è proprio ciò che mancava? Italian style
10 e lode. A Marc Marquez. E’ caduto due volte, è vero, ma era da Jerez 2020 che non rivedevamo quegli occhi da indemoniato con la bava alla bocca. Ha sentito l’odore del sangue e ci si è buttato ascoltando solo l’istinto, come fanno i predatori veri. Poi ha sbagliato, è caduto, e invece di mettersi a fare conti e calcoli ha ascoltato, oltre all’istinto, anche la rabbia che nel frattempo gli era esplosa dentro, buttandosi in una rimonta che psyco scansati. Ed è caduto di nuovo, perché il fisico questa volta non l’ha aiutato e perché per tornare a fare i miracoli servirebbe anche una Honda all’altezza di un pilota così. Nel 2015 ci ha fatto arrabbiare, ma è uno che ha scritto la storia e che continuerà a farlo, nel bene e nel male. Perché di Le Mans 2021, probabilmente, dimenticheremo presto i nomi di chi è salito sul podio, ma ricorderemo per sempre “quella volta che Marc Marquez, con un braccio solo, ha sfidato il Padreterno per ben due volte”. Immenso.