“Non può piovere per sempre” – è la più celebre delle citazioni del film cult “Il Corvo”, ma è anche la consapevolezza di Danilo Petrucci. Che però, sulla pioggia, ha dimostrato ancora una volta che quando contano cuore e sensibilità lui c’è. Quinto al traguardo del GP di Francia a Le Mans, con una KTM che non riesce a cucirsi addosso e che rischia di essere la sua moto solo per un anno. Ecco perché il quinto posto rimediato al Bugatti Circuit di Le Mans potrebbe valere per il pilota di Terni una conferma che fino a ieri sembrava tutt’altro che scontata. Ed è, quindi, importantissima in ottica mercato, visto che di selle libere per il 2022 rischiano di esserci veramente poche e perdere l’occasione di fare bene in KTM potrebbe significare, a trenta anni suonati, dire definitivamente addio alla MotoGP.
“In un momento, durante la gara – ha detto un finalmente sorridente Petrucci - ho anche pensato che avrei potuto salire sul podio per il quarto anno consecutivo. Non è stato possibile, ma ve bene lo stesso. Devo migliorare in qualifica, quando ha iniziato a piovere ho cominciato a recuperare posizioni. Poi ho avuto un piccolo problema con il cambio, sono stato calmo, ho recuperato e sono molto contento di essere la prima Ktm al traguardo. Da una parte sono veramente contento per il team, dopo un periodo molto duro. Venerdì ero ultimo, poi primo nel warm up sul bagnato, se avesse piovuto in gara fino alla fine sarebbe andata ancora meglio, ma stiamo costruendo la nostra base per la moto”. Un quinto posto, dunque, che fa tornare a coniugare i verbi al futuro e che potrebbe ever definitivamente convinto KTM, in ottica 2022, a sviluppare una moto che possa adattarsi meglio alle caratteristiche fisiche di Danilo Petrucci. Uno che rispetto a Brad Binder pesa venti kg in più e che non ha certo la stessa stazza di Iker Lecuona e Miguel Oliveira, gli altri due piloti del marchio austriaco.
Già nel weekend francese il lavoro fatto nel pre stagione e su cui, chiaramente, Danilo Petrucci non ha avuto voce in capitolo, è stato di fatto cestinato. Tenendo il buono e mettendo definitivamente da parte quegli indirizzi di sviluppo che, invece, cozzavano con la struttura fisica del ternano. “Oltre ai problemi di grip e distribuzione dei pesi – ha spiegato Petrucci – fatico tanto anche con l’aerodinamica: non sto in carena e questo mi costa tantissimo in termini di velocità sui rettilinei. Venerdì abbiamo fatto un reset, la direzione presa non funzionava, c’è stata una riunione nella quale ho detto la mia su quello che si poteva migliorare e qualcosa è migliorato. Siamo abbastanza distanti da dove vorremmo essere, ci sono tante piccole cose da mettere a posto, la soluzione non arriverà subito”. Che, tradotto in termini spiccioli, significa una cosa sola: al Mugello ci sarà da soffrire. Perché una pista velocissima, che richiede frenate aggressive e una moto tutt’altro che ballerina. “Siamo al limite con il set up – ha concluso il ternano - è una questione di dove è il peso sulle due ruote, ci vuole qualcosa di strutturale. Al Mugello ci devo mettere del mio come avevo fatto nel 2019”.
E l’impressione è che adesso, con la buona prova di Le Mans dove la pioggia ha fatto da complice, anche KTM è più convinta a seguire le indicazioni dell’ex ducatista. E’ stata una dimostrazione di forza e di talento, e questo è innegabile, ed è stata anche l’ennesima prova che in termini di sensibilità di guida Petrucci è, probabilmente, uno dei talenti più cristallini del paddock, nonostante una carriera in cui è sempre stato lui a dover dimostrare qualcosa. Il contratto con KTM parla di un anno, con una opzione per il secondo e a questo punto, visto che è al Mugello che spesso si definiscono gli scenari del futuro, la firma per il rinnovo non appare più così lontana.