Sky Sport MotoGP ha dedicato un pomeriggio a Valentino Rossi, l’ha battezzato #SkyRossiDay e ha chiesto alle persone attorno al 9 volte iridato di raccontarlo. Fra i tantissimi interventi non poteva mancare quello di Graziano Rossi, papà di Valentino. Una lunga intervista con Guido Meda di cui vi riportiamo i passaggi più interessanti.
“Valentino è stato uno che ha dato tutto quello che aveva al suo sport, al motociclismo, e da questo ha preso tantissimo, soprattutto l’amore di un sacco di gente. È una cosa ce non ti dimenticherai più nella vita e tua figlia sarà ben contenta di avere un babbo che ha avuto un’esperienza così dolce nella vita. Il nome Valentino ha una storia molto bella, il mio motociclismo da giovane l’ho cominciato grazie a un amico che preparò una moto dal nulla, lui si chiamava Valentino. Una volta siamo andati al mare e lui non è tornato più. La Stefi è sempre stata un’interprete principale della carriera di Valentino, di tutto quello he ha fatto. Se una mamma non vuole, anche se sta zitta, non va avanti niente. Lei non ha mai detto di no, questa cosa gli è sempre piaciuta e questa cosa è andata avanti soprattutto grazie a lei”.
Parlando degli inizi, Graziano riprende un aneddoto dei tempi delle minimoto: “Lui ha avuto subito la testa e la velocità di uno che aveva già capito tutto prima di cominciare. A cattolica - partiva in pole position - gli ho dato dei suggerimenti e lui mi ha detto “non ti preoccupare” perché aveva già capito. Stava lì per vincere. Aveva inquadrato un periodo per arrivare davanti e ci è arrivato, forse un po’ prima. Lui ha pensato solo a vincere, mica ad altro. Per il primo motorino che gli avevo preparato - non è mai passato dalla bicicletta - faceva questi allunghi in corridoio e arrivava di traverso”.
Poi racconta del loro rapportto che, anche se ti chiami Valentino Rossi, non sarà mai perfetto: “A scuola ci andava perché era obbligatorio - ha scherzato Graziano - arrivava tardi quattro volte su quattro. Per me è insopportabile, lui è in ritardo sempre e comunque. E una filosofia di vita che uno deve perfezionare per tutta la vita. Lui non è mai stato puntuale, mai. Io non sono mai stato entusiasta del rapporto con lui, l’ho sempre seguito per diventare un suo amico, un suo babbo, il suo manager, per diventare non so che cazzo. Ma lui si è servito sempre di se stesso, senza darmi mai chissà che importanza. È giusto così”.
Graziano passa poi ad analizzare la carriera del figlio, dalla sua longevità ai tratti che l’hanno reso straordinario: “Se ha continuato così a lungo è per l’immensa sensazione che ti lascia la vittoria. Può darti un grande gusto per un giorno, per dieci, per mille o per sempre. Un grande gusto dalle vittorie l’ha aiutato. Si è costruito una bagaglio per essere un campione, ha sempre cercato di migliorare tutti i particolari. Gli adesivi sul codone li metteva lui, a volte li tirava via se non gli piacevano. Un conto è avvicinarsi con paura e un altro è metterla agli altri. A livello sportivo è stata la pressione agli avversari la cosa che ha fatto più differenza, anche col cronometro. Valentino è buono, ma attenzione a non doverci correre contro. Lui non è buono, a livello sportivo non lo è di certo. Ma non è scorretto. I rivali? Stoner è quello che ho stimato di più. Un pilota con un sacco di segreti inspiegabili, difficilissimo capire come facesse ad andare così forte, a mettercisi contro. La gara che mi piace di più? quella di Donington con la 500, anche perché non mi ricordo un cazzo di niente. Alcune gare restano di più, però a livello emotivo le vittorie non sono tutte uguali?”.
Rossi Senior spiega anche che, secondo lui, la scelta di ritirarsi adesso sia stata perfetta per Valentino: “Il gran divertimento è il primo motivo per cui il ranch lo fanno tuti i piloti di Valentino. Il gusto di andare di traverso è pari solo a quello di andare in impennata. Penso che la vita di Valentino abbia avuto uno svolgimento piacevole, leggero, dolce. Io sono sempre stato molto sulle mie, senza gasarmi mai più di tanto, anche quando ha cominciato a vincere in 125 e 250. Poi quando a Donington ha vinto la prima con la 500 mi sono tagliato una treccia che era lunga fino a laggiù, avevo capito che era un pilota bravo. Era il primo anno con la 500, pioveva… E lui ha vinto, mamma mia. Ma non cambia l’atteggiamento che ho avuto nei suoi confronti, mai montarsi la testa. Io mi sono montato la testa adesso, quando lui ha smesso nel modo più intelligente che ci fosse per farlo. Posso dirlo adesso”.
Chiude, infine, con parole dolci sul futuro del figlio: “Il rapporto con lui? Non l’ho vissuto abbastanza, con i figli ci sei sempre troppo poco. Avresti sempre il piacere e la voglia di starci più insieme. Questo risultato del babbo (Valentino che diventerà padre, ndr.) è proprio bello, lui l’ha presa con una grande gioia. Vedrai che siccome lui non è esente dalla mentalità di tutti i piloti, non ci metterà molto a riprovarci per fare un maschio… “potrebbe” non dispiacergli metterlo sulla moto. Me la daranno poco questa bambina, però devo imparare! Dal babbo ha avuto questa fantasia di fare i sorpassi diversi ogni tanto. Ma io non avevo la testa, una capacità che Valentino ha avuto per tutta la carriera. Quella l’ha presa sicuramente dalla mamma… perché sennò da chi?”