I particolari di una grande storia li conosce solo chi con qualche titolo quella storia l’ha vissuta, quasi dall’inizio alla fine ed è per questo che adesso che è arrivato il momento di raccontare le ultime uscite di Valentino Rossi pilota, s’è innescata la corsa al racconto. E anche alle interviste che tornano attuali. Come quella che Nico Abad ha realizzato una tempo fa con Pablo Nieto, l’uomo che ormai da anni è al fianco di Valentino Rossi come principale collaboratore ed anche il manager a cui il 46 ha affidato i suoi team, compreso quello che l’anno prossimo debutterà in MotoGP. “E’ un capo che parla pochissimo – ha raccontato – si complimenta quando le cose vanno bene e si limita a chiedere cosa sta succedendo quando le cose non vanno bene, lasciando ben intendere tutto il resto”. Un approccio che quasi stona con l’immagine di Valentino Rossi pilota, sempre pronto alla dichiarazione in più, alla chiacchierata amicale, ai toni informali. Ma, come ha raccontato lo stesso Nieto, un atteggiamento che, invece, è perfettamente in linea con un personaggio che ha dimostrato di saper vestire tutti i panni. Perché al guascone fuori dalla pista, ad esempio, è sempre corrisposto anche un feroce animale da gara una volta indossato il casco: “Vale non è sempre stato il più veloce, anzi – ha proseguito il manager spagnolo – ma alla fine è quasi sempre riuscito ad essere il più veloce in griglia. Uno che trovava la performance nella bagarre, nello stare in mezzo agli altri e che, probabilmente, trovava la motivazione nella volontà di piegare gli avversari nel confronto diretto”.
Una cattiveria agonistica che lo ha portato, negli anni, a mettere in fila ben più di un rivale, tanto che Nieto non ha saputo, pur provandoci, stilare una classifica, ma solo un elenco: “Il suo primo grande rivale è stato Biaggi per tutta la questione della comunicazione. Però per me il rivale che Vale ha sofferto di più è stato Marc Marquez. Non si può non dare atto a Marquez del pilota che è; Marc Marquez è una devastante tromba d’aria. Ma ovviamente Márquez ha un bel po’ di anni in meno. Mi sarebbe piaciuto vedere un Valentino contro Marc, ma con la stessa età. Ci sono state gran belle battaglie anche con Sete Gibernau e Jorge Lorenzo, si è divertito molto anche lui. E poi c’è stato anche Casey Stoner, ma il tempo è stato veramente poco perché ha avuto due anni buoni e si è ritirato presto”.
Sfide che adesso possono essere serrate in pista, ma rivalità che risultano molto meno accese, anche sul piano mediatico, con Pablo Nieto che racconta anche il cambiamento vissuto nel mondiale, nella vita dei piloti e nel rapporto tra di loro. Con un grande anello di congiunzione tra tutti: Valentino Rossi. “A volte penso che un giovane pilota che si affaccia ora per la prima volta in MotoGP sia più emozionato all’idea di avere una foto in curva a fianco a Valentino Rossi che a quella di essere ormai arrivato in Classe Regina. Questa cosa mi fa sorridere, ma allo stesso tempo è bellissima, perché la carriera di Vale è stata così lunga che quei ragazzini hanno iniziato proprio sognando di replicare Valentino Rossi. L’amore della gente per lui è stato qualcosa di fondamentale. Ha vinto tutto, è un personaggio conosciuto in ogni angolo di mondo e, invece, è sempre rimasto tra la sua gente: ha valori incredibili e sono ciò che gli resterà e da cui ripartirà, prima di tutto, quando smetterà di correre”.