“A ripassare per questi luoghi mi viene nostalgia”. Esordisce così Graziano Rossi nella lunga intervista per la Gazzetta dello Sport, a spasso tra i luoghi di Valentino a pochi giorni dal suo ultimo GP a Misano. “Sai perché mi viene nostalgia? - racconta a Paolo Ianieri - Perché avere una passione così grande per uno sport, trasmetterla a tuo figlio, e vedere che sin dall’inizio si comporta come un campioncino, un primattore, è una grandissima soddisfazione. Anche perché nel guardarlo crescere sai che anche tu avrai qualcosa da fare per il prossimo mese, la prossima stagione, i prossimi anni, e questo è un qualcosa che ti riempie la vita. Perché tuo figlio è la vita”.
Una lunga chiacchierata che parte dagli inizi, da quando Valentino Rossi correva mettendo quattro ruote e un motore su strade polverose “Su un kart 60 abbiamo montato gomme alte e messo un motore da 100 cc, Valentino aveva 4 anni e non pesava niente, immaginati come volava”.
C’è da immaginarsi anche Graziano però, che con gli amici passa il tempo ad inventare nuove maniere per (non) farsi male con una moto: “Avevo trovato questo posto in riva al mare dove quando scendeva la marea la terra diventava dura e compatta, perfetta per i traversi”. Storia che anche Aldo Drudi, che ha cominciato a dipingere caschi proprio con Graziano, aveva raccontato a MOW: “Ci andavamo ad allenare in spiaggia con delle moto da enduro e la gomma posteriore slick. Graziano prendeva le slick usate e le montava su di una Honda XL 500… Se lo fai adesso ti sparano, ma noi in inverno e primavera andavamo lì sul bagnasciuga a dare del gas. Aveva avuto questa intuizione, sfruttavamo la sabbia, umida ma compatta, per andare di traverso”.
Graziano racconta che è stato lì che Valentino ha cominciato a guidare: “Con Reggiani, Gianola, Cadalora, Lucchinelli, venivamo qui a girare soprattutto in inverno, poi la gara la notte di Capodanno era la tradizione. È qui che Valentino ha iniziato con il kart, però, dopo un po’ ci hanno pregato di andare fuori dalle scatole, e allora siamo finiti alla Cava da Penserini, a Pesaro, grazie al gancio di Lorenzo Briolo, un nostro amico che lavorava lì. Finché non è stato creato il Ranch giravamo qui, soprattutto in moto: Valentino ha iniziato con una sorta di quad che montava un bicilindrico Yamaha 2 tempi da 250 cc, poi è passato alla moto”.
La prima moto, racconta il papà di Valentino, era un cinquantino con motore Malaguti, a cui sono rapidamente seguite le minimoto del Motor Park di Cattolica, una dozzina di chilometri da Tavullia passando per la zona industriale di Pesaro: “Lì, al parcheggio della Berloni, attaccavo alla moto con una corda la sua macchinina di plastica, una Lotus verde, e via a fare traversi… Quando andammo la prima volta al Motor Park di Cattolica, fu per vedere cosa serviva come abbigliamento, ma la domenica successiva eravamo già a girare e da lì è iniziata la storia che è finita... tra un mese. Non c’è stato più verso di tirare Valentino giù di sella. Dalla minimoto, grazie all’aiuto di Virginio Ferrari siamo passati alla Cagiva Mito Sport Production di Claudio Lusuardi, che è stato un grandissimo aiuto, poi all’Aprilia di Carlo Pernat e poi e poi…".
Poi ci sono i ricordi legati alle prime gare, a cominciare dal giorno in cui - raccontato tante volte, ma sempre attuale - in cui Valentino provò una Cagiva 125 a Magione: “Quella volta è successa una cosa meravigliosa: Vale partì, fece il rettilineo, arrivò alla prima curva a sinistra e cadde. Al box qualche sorriso forzato, Lusuardi rimise a posto la moto, Valentino tornò in pista, rifece il rettilineo e alla prima curva cadde ancora. Io andai a recuperarlo e ci incontrammo a metà strada mentre lui tornava verso il box. Ci guardammo senza parlare, un dialogo muto nel quale entrambi ci dicevamo, “masiamo sicuri che è questo quello che dobbiamo fare?”. Poi però è ripartito, non è più caduto ed è andato sempre più forte”.
Non manca un lungo passaggio sui rivali, da Max Biaggi a Marc Marquez: “Il mio preferito è Stoner, gran talento, Hayden il compagno che ho amato. Biaggi è stato uno dei pochissimi momenti nello sport - ricorda Graziano Rossi - dove due personaggi che non avrebbero potuto essere più all’opposto e insopportabili l’uno all’altro per modo di interpretare la vita hanno regalato prestazioni sportive così elevate. Per fortuna Valentino è andato un po’ più forte. Il più odiato? Marquez devo prenderlo in seria considerazione. Il suo essere sarebbe venuto fuori prima o poi. Quando nello sport viene meno la serietà professionale, il gusto di fare sport rispettando gli avversari, poi non c’è nulla che tenga”.
Anche se, come lasciato più volte intendere più o meno velatamente da Valentino, anche Yamaha non si è comportata come si aspettavano a Tavullia: “Sono molto deluso da loro, ci sono cose che vanno oltre i progetti e i programmi sportivi. Non credo che Valentino si meritasse un trattamento del genere e penso che non se lo aspettasse”.
Chiude, infine, rivelando che all’ultima gara a Valencia non ci sarà perché preferisce pensare al futuro: “Sono felice di diventare nonno, sono un grandissimo estimatore dei bambini e Valentino sarà un padre meraviglioso, si innamorerà della piccola appena la vedrà. L’addio alle corse? Non credo che soffrirà, spero che abbia la testa già impegnata con le auto. Vedrete, andrà forte. Per Misano sto facendo finta di niente, sennò mi prende un po’ di magone. A Valencia non ci sarò. Che cosa gli dirò prima che parta? Divertiti! Perché poi inizia subito un’altra storia, e sarai pilota ancora un sacco di tempo”.