Guido Meda non si ferma, anzi. Lo storico commentatore della MotoGP -nonché vice direttore di Sky Sport- ha scelto di sfruttare la pausa invernale per raccontare la Coppa America 2020, la più importante regata al mondo.
D’altronde la tecnologia impiegata sui prototipi è pari (se non addirittura superiore) a quella profusa dagli ingegneri di Formula 1 e MotoGP e, per vincere la regata, è necessario tutto quello che serve nel motorsport: un team che sappia lavorare con precisione millimetrica, un po’ di fortuna e tanta velocità. Senza motore certo, ma la sfida è la stessa di sempre: tagliare il traguardo per primi, riportare l’Italia sul tetto del mondo. Vincere di un metro o un centimetro, un secondo o un decimo. Così sono le corse. In questo caso però ne vediamo una ogni quattro anni, come le olimpiadi, in una tradizione antica nata a metà dell’Ottocento.
Ci si potrebbe chiedere perché Guido Meda. Si potrebbe dire che ha tolto il posto ad uno più preparato di lui. Ha il suo gergo tecnico la nautica, un linguaggio complesso fatto di centinaia di parole che vengono usate soltanto in mare. È quasi una lingua. La verità è che Meda a fare il telecronista è un fuoriclasse, ed è anche per questo che c’è chi non lo sopporta. Prima di commentare il motomondiale con Mediaset, ha raccontato di Giro d'Italia e lo sci delle ultime imprese di Tomba ma, soprattutto, va in barca a vela da quando era bambino.
Ne aveva anche una, battezzata Tula, di cui parla nel suo libro Il Miglior Tempo (Best Bur, 2014). Nel capitolo intitolato una barca a vela di 11 metri, Meda spiega così il mondo delle corse in mare: “Tra chi va in barca per divertimento e quelli che affrontano le grandi traversate c’è la stessa differenza che in moto passa tra noi e Valentino Rossi. Quando l’esperienza, il talento e la competenza superano il confine porsi delle domande non ha più senso. È così e basta. Hai a che fare con dei predestinati”.
Ecco, quando a raccontare lo sport c’è uno come lui, porsi delle domande non ha più senso. Guardatela se siete appassionati, insonni o curiosi: è su SkySport1 e SkySportCollection.
Randa a martello, e andiamo.