Il GP di Spagna a Jerez è stato intenso e spettacolare, oltre ad aver prodotto un numero di polemiche sufficienti a portarci a Le Mans - tra due settimane - con abbastanza argomenti su cui lavorare senza la necessità di rimestare nel nulla. Il weekend di gara è stato inaugurato da Marc Marquez, che in una conferenza stampa straordinaria ha parlato dei motivi che l’hanno spinto a saltare uno dei GP più importanti dell’anno per i tifosi spagnoli e, ancor di più, per quello sponsor che fornisce benzina alle moto in pista e liquidi ai conti di HRC.
Ad ogni modo, finito il dibattito sul 93 e col progredire del weekend di temi ne sono affiorati altri. Su tutti, evidentemente, gli incidenti al via che hanno causato una doppia partenza sia nel sabato della sprint race che nella domenica di gara, momenti che assieme al folle metro di giudizio dello Steward Panel hanno innescato nei piloti dichiarazioni più sincere e accese del solito. In breve la MotoGP ha dato il suo meglio, a partire dall’affluenza di pubblico (163.479 spettatori registrati in tutto il weekend, un primato per Jerez) e continuando con la qualità della corsa a cui non è mancato nulla. Un po’ a sorpresa la vera favorita è stata KTM, che non solo ha due piloti velocissimi ma anche due funamboli dalla guida sporca: tra Jack Miller che guida come un cowboy, storto e dinoccolato sulla moto, e Brad Binder che ha scambiato la MotoGP per un supermotard (“Mi trovo più a mio agio con il posteriore di traverso”), alla voce spettacolo non c’è niente da recriminare.
Proprio perché le KTM erano così in forma, complice un sontuoso Daniel Pedrosa che oltre ad un filo di nostalgia ha portato in pista una moto più competitiva del solito, per battere gli austriaci domenica serviva un fuoriclasse. Così Pecco Bagnaia si è caricato quel suo numero uno sulla schiena e ha fatto quello che ci si aspetterebbe da un campione, uno semplicemente più forte degli altri: ha vinto una gara calda, difficile, partendo quinto e con una posizione da restituire a metà gara, il tutto contro due piloti che si stavano giocando la vittoria senza lo spettro delle due cadute nei GP passati e l’incubo dei punti in campionato.
In tutto questo ci sono anche Valentino Rossi ai box, il povero Maverick Vinales che rompe la catena a poche centinaia di metri dall’arrivo e i piloti Yamaha, penalizzati e frustrati, che resistono alla tentazione di parcheggiare la moto in un angolo e andarsene a casa. La sensazione della domenica sera è che questo GP di Spagna abbia definitivamente inaugurato una nuova era della MotoGP, con un racconto che può fare a meno del suo uomo migliore.
Era nell’aria da mesi, anche anni se consideriamo che tutto è cambiato a Jerez 2020, quando Marc Marquez ha smesso di dominare lasciando il posto vacante. Ad approfittare di quel momento sono stati in tre: Joan Mir, Fabio Quartararo e Pecco Bagnaia. Ora però, quest’ultimo sembra avere tutte le intenzioni di rimanere in cima per un bel po’. Pecco è tra gli italiani più vincenti di sempre in MotoGP (ha raggiunto Max Biaggi a quota 13 vittorie e quest’anno potrebbe fare lo stesso con Andrea Dovizioso, a 15) e sta apparecchiando una tavolata di record. Pecco infatti potrebbe essere il primo pilota in assoluto a confermare il numero uno in MotoGP, il primo della storia Ducati a vincerne due e, nell’era moderna, l’unico assieme a Valentino Rossi e Marc Marquez a poter vantare una doppietta. Pecco dunque c’è, è l’uomo da battere per tutti gli altri.
Quando appena una settimana fa HRC ha annunciato che Marc Marquez non sarebbe sceso in pista la delusione è stata notevole: da un lato perché vedere un fuoriclasse in queste condizioni è un dispiacere per chiunque ami le corse, dall’altro c’era un certo timore che l’assenza del carboncito avrebbe reso la gara fiacca e noiosa. Inutile dire che è stato il contrario: tralasciando il lato umano e pure quello sportivo, in termini di spettacolo l’assenza di Marc Marquez è passata completamente sotto silenzio, cosa che anche soltanto un paio di settimane fa sarebbe stato impensabile. A Jerez la MotoGP è cambiata e a dominarla oggi è Pecco Bagnaia, che ha affrontato una alla volta tutte le possibili critiche: inadatto al team ufficiale? vince le corse. Va forte ma sbaglia troppo? vince il mondiale. Vince il mondiale solo perché guida una Ducati? punta a vincerne due. Gli altri piloti lo sentono, è come un odore: “Ci ha fatto vedere perché ha il numero uno sulla moto”, dicono di lui tra un turno e l’altro. Ecco perché Jerez può segnare definitivamente una nuova era della MotoGP: è il momento di Pecco Bagnaia e Ducati, una coppia tendenzialmente inarrestabile che se non sbaglia vince e, se invece sbaglia, recupera la volta dopo. Le scommesse su Bagnaia non pagano più da un pezzo, e la sensazione è che le cose andranno avanti così piuttosto a lungo.