Non è la prima volta che Pecco Bagnaia si rialza istantaneamente, bucando i nuvoloni neri accumulatisi sopra la sua testa e lasciando entrare il sole. L’anno scorso il pilota di Chivasso vinse al Mugello subito dopo la scivolata di Le Mans, trionfò ad Assen a sette giorni di distanza da una mesta chiusura di avantreno sull’asfalto del Sachsenring, che sembrava polverizzare le aspirazioni mondiali. Oggi, nel caldo rovente di Jerez de la Frontera, Pecco Bagnaia ha tagliato per primo il traguardo. Arrivava da due “zeri”, da una serie di settimane cupe. Novantasei ore fa metteva piede in Andalusia portandosi sulle spalle uno zaino pesante, colmo di autocritiche, critiche esterne (tra cui anche le nostre) e rimpianti. Ha impiegato 24 giri al cardiopalma per zittire tutti, compresa la parte più severa di sé. “Questa gara è stata molto difficile da affrontare in termini psicologici” – ammette Pecco. Bagnaia ha vinto, ha superato l’ennesima prova della sua carriera, anche se più si va avanti e più appaiono insidiosi gli incroci della vita in cui tutti si mettono in fila per aspettare il piemontese al varco, come un videogioco che sale sempre di livello. Ecco perché il successo di Jerez, con cui Bagnaia riafferra la leadership della classifica, è luce, aria fresca. Pura consapevolezza dei propri mezzi.
“Ho già fatto due ‘zeri’, quindi bisogna andarci piano quando si parla di titolo mondiale” – è cauto Pecco quando si presenta davanti ai giornalisti con i riccioli fradici di champagne. Ciò che più sorprende del suo weekend spagnolo è proprio questa imperturbabilità estrema, costante. Il ducatista è rimasto calmo al termine di uno dei venerdì di prove libere più problematici della sua esperienza in rosso; l’anteriore della Desmosedici non gli trasmetteva alcuna confidenza e il retrotreno non sviluppava aderenza. Ha mantenuto i nervi saldi sabato mattina, mentre superava la scivolosa tagliola del Q1. Scivolosa, poco più tardi, diventava la pista di Jerez, bagnata da impreviste gocce di pioggia. Pecco restava impassibile, prendendosi una seconda fila fondamentale per affrontare Sprint Race e Gara con relativa leggerezza di spirito. Tuttavia è stato oggi, domenica, che Bagnaia ha messo in mostra tutta la sua classe. Pecco non ha fatto un plissé quando lo Steward Panel gli ha imposto di restituire la seconda posizione a Miller, per un tentativo d’attacco leggermente avventato (“Oggi ho preso questa penalità per la manovra su Jack in curva 6, che non penso fosse così rischiosa considerando altri contatti già visti quest’anno, ma la accetterò se verrà mantenuto lo stesso metro di valutazione, abbiamo bisogno di coerenza”). Poi, in maniera per certi versi scientifica, Bagnaia è andato a caccia della vittoria. Dopo aver restituito il servizio all’ex compagno di squadra, Pecco ha sapientemente atteso che le temperature della sua gomma media anteriore si abbassassero, che gli consentissero di costruire un forcing finale degno dei migliori ultimi giri di Valentino Rossi, mentore soddisfatto a bordopista. Al diciannovesimo passaggio ha siglato il miglior tempo - unico dalle parti di Siviglia a sfondare il muro dell’1’38” – al ventesimo si è francobollato agli scarichi della KTM di Brad Binder, sferrando il sorpasso decisivo subito, di slancio, alla fatidica curva 13, perché Bagnaia non poteva aspettare che le gomme si scaldassero nuovamente. Al ventiquattresimo giro Pecco ha sbarrato tutte le porte al sudafricano e, sulla bandiera a scacchi, ha alzato la testa verso il cielo.
Ora Pecco Bagnaia guarda di nuovo tutti dall’alto in classifica e, nel frattempo, aggancia Max Biaggi a quota 13 vittorie in top class. Le prime settimane del campionato, tradizionalmente complicate per il pilota di Chivasso, sono alle spalle. Lui è in testa, con metà gare vinte e 22 lunghezze di vantaggio sul secondo, Marco Bezzecchi. Tuttavia Pecco – ormai lo sappiamo – resta calmo: “Secondo me ci sono state vittorie più belle, tipo quella di Misano l’anno scorso. Però secondo me questa non è stata male perché è arrivata da una situazione più complicata, molto simile a Silverstone 2022, anche se qui partivamo da ancora più lontano dopo il venerdì. Già ieri eravamo su una buona base ma per me oggi abbiamo fatto un ulteriore step in avanti che mi ha consentito di vincere, non ho mai pensato di accontentarmi del secondo posto. Appena tagliato il traguardo ridevo come un matto, è stato puro godimento lì per lì. Ho avuto molta paura, perché conosco l’aggressività di Binder, e sono stato attentissimo a tutto. Ho cercato di fare fortissimo tutte le uscite di curva prima di ogni possibile frenata, soprattutto l'uscita dalla cinque e dalla dodici. Ed è andata bene. Non mi sono mai spinto troppo in frenata perché ero abbastanza al limite, ma ho forzato in uscita di curva perché sapevo che eravamo ancora messi bene con la gomma dietro. Al parco chiuso ho indicato il mio numero 1 perché questa vittoria qua secondo me è stata ottenuta in una maniera che è propria di quelli forti per davvero, quindi mi è piaciuta molto. La vittoria giusta per il numero che porto. Ce la siamo davvero meritata”.