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Hérvé Pocharal:
"Multe da 10.000 euro in Moto3?
Molti piloti non vengono neppure pagati"

  • di Maria Guidotti Maria Guidotti

10 giugno 2021

Hérvé Pocharal: "Multe da 10.000 euro in Moto3? Molti piloti non vengono neppure pagati"
Il presidente dell'IRTA e padre-padrone del team Tech3 dice la sua sulla situazione in Moto3, dopo il dramma Dupasquier e la delirante gara di Barcellona. "Correre sarà sempre rischioso" dice Poncharal, che sul cosa si possa fare in concreto sostiene che "le cose possono sempre essere migliorate e lo faremo, ma da fuori è troppo facile criticare"

di Maria Guidotti Maria Guidotti

Monsieur Le Président. Tutti nel paddock conoscono Hervé Poncharal, Presidente dell’IRTA, l’Associazione Team e Piloti. Hervé è una voce autorevole, non solo perché è uno tra i pochi che parla un giorno sì un giorno no con Carmelo Ezpeleta, il patron della MotoGP, ma anche perché il suo team, la Tech3 Racing, è impegnato in tutte le classi, compresa la MotoE da 31 stagioni. Un’autorità. Con Pocharal abbiamo parlato degli ultimi fatti che stanno animando il dibattito in MotoGP, in particolare la sicurezza nelle gare di Moto3 e sulla gestione sportiva della Direzione Gara.

Da tempo si discute sulla pericolosità delle gare in Moto3, cosa è cambiato?
Non credo che la Moto3 sia diventata più pericolosa nell’ultima stagione. Da anni questa è una delle categorie più entusiasmanti con battaglie dal primo all’ultimo giro e tanti piloti molto vicini tanto che in una gara un pilota può finire sul podio e quella dopo ventesimo. Anche le moto hanno prestazioni simili. Le gare sono belle e entusiasmanti da vedere, ma chiaramente, essendo così serrate le segui con apprensione.

Dopo il tragico incidente al Mugello e i fatti di Barcellona, il tema della sicurezza è tornato in primo piano.
Quando ci sono trenta piloti in grado di lottare per il podio, lo show è assicurato, ma occorre intervenire su determinati comportamenti pericolosi. Come abbiamo visto al Montmelo, ci sono dei piloti che deliberatamente rallentano il passo per approfittare del gioco delle scie.

Sotto accusa anche le qualifiche. I team chiedono di tornare al format delle vecchie qualifiche o a una superpole, perché la richiesta è stata negata?
Il format attuale della Q1 e Q2 in realtà sta funzionando molto bene. Il sistema attuale non ha reso le qualifiche più pericolose, solo che abbiamo assistito ad un aumento delle sanzioni negli ultimi 5 minuti delle Q2 perché i piloti si aspettavano e questo creava uno scenario folle. A Jerez, infatti, abbiamo organizzato un incontro con i team, Irta e Dorna e la situazione in qualifica è migliorata.  

La gara è un’altra storia.
Quando hai 30 piloti di simile livello su moto da prestazioni molto vicine, le gare di gruppo sono inevitabili e queste sono potenzialmente più pericolose. Rispetto alle altre categorie, per le piccole Moto3 la scia è determinante. Ma come intervenire? Vogliamo evitare, invece, quanto accaduto in Catalunya: è inaccettabile vedere alcuni piloti di testa che nell’affrontare l’ultimo giro rallentano deliberatamente per sfruttare la scia. 

A Barcellona ha perso prima di tutto lo sport.
Quello che abbiamo visto non è “pure racing”. In termini di passo, alcuni giri sono stati 4 secondi più lenti di altri. Questo comportamento è pericoloso e deve essere corretto. Abbiamo già convocato i team al Sachsenring. Occorre chiarezza e rigore nelle regole, così come nella loro applicazione e nelle penalità. Occorre mettere dei limiti ai piloti, altrimenti è l’anarchia.

In altri sport, vedi la Formula 1, in passato si è corretto il comportamento dei piloti con multe molto salate.
Multe da 10.000 euro? Ricordiamoci che molti piloti della Moto3 non vengono pagati, per cui cosa possiamo fare? Sarebbero comunque i team a pagare. Sono però a favore di applicare penalità severe e soprattutto far capire ai piloti che possono battagliare, ma ci sono cose che non si possono fare. Quando un pilota chiude il gas deliberatamente all’ultimo giro per sfruttare la scia sta negando il dna delle corse che è andare forte, non rallentare. Comunque, è facile criticare da fuori, è diverso quando sei in moto, con altri trenta piloti che battagliano per le posizioni che contano. 

Cosa può essere fatto?
Correre sarà sempre rischioso. E con questo non mi riferisco al tragico incidente del Mugello che è stata una dinamica triste e sfortunata, difficile da evitare. Stiamo piuttosto pensando anche ad incrementare la sicurezza a livello dell’abbigliamento.

Nel mirino anche i ritardi e la gestione discutibile della Direzione Gara.
Quando sei l’arbitro, sei sempre esposto alle critiche. L’importante è avere una Direzione Gara che conosca bene la sicurezza e il regolamento e lo faccia rispettare. Per essere oggettivi, per esempio, come nelle zone verdi, ci sono dei sensori. Anche i miei piloti sono stati penalizzati per aver sfiorato la zona verde, ma occorre essere rigorosi. Certamente le cose possono sempre essere migliorate e lo faremo, ma da fuori è troppo facile criticare.

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