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I fan della SBK possono cambiare la MotoGP? Forse sì, ecco cosa è successo con l’ultimo incidente violento postato sui social

  • di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

4 luglio 2023

I fan della SBK possono cambiare la MotoGP? Forse sì, ecco cosa è successo con l’ultimo incidente violento postato sui social
Gli incidenti violenti sono sempre stati un qualcosa nel motociclismo: spettacolo, dolore, a volte boati ed altre volte tragedie. Ma se continuare a mostrare le immagini di un incidente è la costante, i fan cominciano a chiedere un atteggiamento diverso da parte di chi gestisce i social

di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

Mentre la MotoGP affronta una pausa di cinque settimane, la Superbike ne approfitta per prendersi i suoi spazi, a cominciare dallo scorso weekend in cui si è corso a Donington e continuando col prossimo in cui i piloti delle derivate di serie saranno a Imola. Il GP di Gran Bretagna, oltre ad averci consegnato la 16° vittoria in stagione di Alvaro Bautista - ormai condannato a ripetere il titolo - e il primo podio di Danilo Petrucci, ha prodotto uno degli incidenti più spaventosi della stagione: siamo al via di Gara 2, c’è un contatto tra Tom Sykes e Michael Rinaldi, reduce dal weekend più duro della sua carriera, che coinvolge anche Loris Baz. L’impatto è spaventoso, si teme il peggio, e la gara viene posticipata di venti minuti. Fortunatamente i tre piloti si rialzano, Rinaldi dice che “nella sfortuna oggi è andata bene” e l’episodio finisce dritto nello scatolone degli incidenti pericolosi riproposti dalla regia con una certa insistenza.

Di momenti del genere d’altronde se ne vedono tanti, succede sia in Superbike che in MotoGP e nelle categorie minori. Soltanto che, a differenza di queste ultime due, vuoi per le telecamere e vuoi un po’ anche per lo spettacolo e le interazioni del pubblico, momenti così critici vengono riproposti senza soluzione di continuità durante la diretta con replay da ogni possibile angolazione per poi essere date in pasto ai social. Così è stato anche per questo incidente, pubblicato nel tardo pomeriggio di lunedì dall’account Instagram ufficiale del campionato Superbike.

Visualizza questo post su Instagram

Un post condiviso da WorldSBK (@worldsbk)

Succede però - cosa che sulla pagina della MotoGP sarebbe impensabile - che ai fan questa cosa non piace per niente. “Ma come, con tutto quello che avevate da pubblicare scegliete questo?”, scrive qualcuno. E poi: “Il motorsport è pericoloso, ma proprio per questo bisognerebbe avere rispetto per i piloti coinvolti”, o ancora: “State speculando sulla vita di questi ragazzi, potevate mettere un video sulla rimonta di Petrucci o sullo spettacolo di Toprak”.

Che i social media manager vadano a cercare queste immagini non è una novità, è anzi comprensibile: il loro lavoro è dare al pubblico quello che vuole ed il pubblico adora gli incidenti, negli Stati Uniti la Nascar vive soprattutto di episodi del genere. Questa dinamica la raccontava bene anche Franco Morbidelli lo scorso giugno dopo l’incidente causato da Taka Nakagami a Barcellona che ha trascinato con sé Alex Rins e Pecco Bagnaia: “Questo video, questa enorme bomba in curva 1 a 250 km/h, sarà visto da migliaia, milioni di persone. Questo è il nostro lavoro. Alla fine è così e bisogna prenderne atto. Sono cinico, ma la vita è cinica e la MotoGP a volte è cinica. Lo sport è cinico. Se fossimo qui a prenderci cura l'uno dell'altro correre sarebbe molto più bello, ma in mezzo ci sono molte cose. La colpa secondo me è del capitalismo”, aveva detto l’italo-brasiliano pensando anche all'incidente con Johann Zarco in Austria nel 2020.

Ecco perché leggere i commenti citati sopra, così consapevoli, è stato alienante. Ed ecco perché da martedì mattina sul profilo @WorldSBK quel video non c'è più: l’hanno eliminato, rimosso. Se il pubblico vuole il sangue, avrà il sangue. Ma forse è anche vero il contrario: se il pubblico è fatto di appassionati che non vogliono la tv del dolore ma uno spettacolo sportivo, una competizione, è quello che bisogna dargli. Non è vero, quindi, che non cambierà mai niente e che sarà sempre peggio: a volte basta prendere posizione e distinguere quello che è sport da quello che, invece, non ha niente di diverso rispetto ai salotti della televisione pomeridiana.

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