Lui dice che la gente gli vuole bene perché è un uomo normale in un mondo di supereroi. Non è vero: a Danilo Petrucci si vuole bene perché è un fenomeno vero, capace di fare quello che altri non hanno neanche il coraggio di sognare, e di farlo con il sorriso largo di chi non si prende troppo sul serio. Ha vinto in MotoGP Danilo, ma ha anche vinto una tappa della Dakar, che ha affrontato senza preparazione, con un brutto infortunio ancora prima di cominciare e senza far parte di una squadra ufficiale. Per uno venuto dal paddock più scintillante del globo è stata una storia grande, ha acceso un faro sul mondo del rally e innescato un severo esame di coscienza nel cuore degli altri piloti. Non contento, Petrucci è andato in America con scritto The Handyman, il tuttofare, sul casco, rischiando seriamente di vincere il titolo. E poi la Suzuki affidatagli da Livio Suppo lo scorso anno e la Ducati Desmosedici a Le Mans per sostituire un infortunato Enea Bastianini. Nel frattempo, Danilo aveva messo il sedere su un'altra moto ancora, la Panigale V4 del Team Barni: bella, vincente ma difficile, specialmente per lui che pesa quasi il doppio di Alvaro Bautista e che le Pirelli non le conosceva.
Che fai quindi? Fai come Jorge Lorenzo, lavori per trovare quello che i piloti chiamano il feeling, che poi sarebbe la capacità di diventare un tutt'uno con la moto e fare in modo che il pensiero si trasmetta alle ruote col minimo sforzo. C'è voluto tempo e ce ne vorrà ancora, ma la sensaizone è che dal test fatto al Mugello le cose abbiano cominciato a girare: a Donington, per la Superbike, chiude con un quarto posto nella gara del sabato e con il primo podio in carriera la domenica. Vederlo al parco chiuso con Bautista e Razgatlioglu è semplicemente una bella storia, l'ennesima bella storia che ci racconta un uomo che sembra andare per mare mentre gli altri nuotano in piscina: senza limiti, preconcetti, aiuti. Danilo Petrucci sul podio sorride, sente anche un pezzetto dell'Inno di Mameli che suona per Ducati. “Sono molto contento, perché all’inizio della stagione ho fatto davvero tanta fatica", ha raccontato dopo la gara. "Pensavo che la moto fosse simile a quella del MotoAmerica, invece mi sono dovuto adattare a tutto, dalle piste alle gomme. Abbiamo fatto un gran lavoro con il team e questo risultato è per loro. Sono stato sul podio per la prima volta in MotoGP in Inghilterra, a Silverstone, qui in Superbike anche… sono davvero felice e adoro i fan inglesi, grazie”.
Tra due settimane si torna in pista, stavolta a Imola: l'unico consiglio che ci sentiamo di darvi è di prendere due biglietti e gustarvi lo spettacolo, perché potrebbe essere un momento storico.