Monza è uno spettacolo, sempre. Dal tutto esaurito in autodromo allo spettacolo nel paddock, tra vips nei box ed eventi per tutto il weekend. Un sogno che inizia il giovedì, quando migliaia di tifosi si presentano in pista per cercare di tappare un selfie con un pilota o un autografo dal finestrino di un auto di passaggio, e che si realizza la domenica sotto a uno dei podi più famosi del mondo. Dove una marea rossa inizia sotto ai piedi dei tre piloti emozionati e si conclude dove l'occhio non può arrivare.
Non la vedi mai, la fine di questa passione, di questa marea rossa che sventola bandiere e grida, e salta, e canta. Ed è tutta lì, la Formula 1 che amiamo. La rinascita di uno sport che negli ultimi anni ha brillato di una luce che sembrava essersi spenta, l'amore dei tifosi per una generazione di giovanissimi piloti pronti a darsi battaglia per tutto l'anno.
Ma non basta. Non bastano i piloti, le strategie, lo spettacolo. Non basta neanche l'amore di chi per la Formula 1 ha speso centinaia di euro, ha viaggiato, preso aerei, treni e pullman. Non basta perché una decisione, un singolo errore di valutazione, può rovinare tutto il weekend. Può porre una definizione sopra una gara che, dopo gli ultimi quattro terribili giri del GP di Monza 2022, verrà ricordata semplicemente come l'ennesimo errore della FIA, la Federazione Internazionale dell'Automobile.
Un finale dietro safety car per una gara che avrebbe comunque visto Max Verstappen vincere il suo primo GP d'Italia, con merito e talento, ma che lo avrebbe fatto senza essere preceduto dalla presenza ingombrante di una safety car criticatissima. Un finale che ci ha tolto la lotta tra Carlos Sainz e George Russell, che ha bloccato la rimonta di Lewis Hamilton e il disperato tentativo di Charles Leclerc di fare qualcosa.
Un finale anche, e soprattutto pericoloso, con una gru - entrata in pista per recuperare la monoposto di Ricciardo - contromano sul circuito mentre le monoposto continuavano liberamente a girare, e a scaldare le gomme, causando una situazione di possibile incidente, un'immagine che toglie il respiro ripensando al tragico destino toccato a Jules Bianchi.
Si sarebbe potuto evitare? Sì. La monoposto di Ricciardo sarebbe potuta essere recuperata in totale calma e sicurezza inserendo immediatamente una bandiera rossa, una decisione che andrebbe presa molto prima dell'inizio del GP: la FIA dovrebbe studiare ogni centimetro della pista decidendo dove e come recuperare le monoposto in caso d'incidente, quando inserire safety, quando virtual e quando invece esporre bandiera rossa. Così da dare indicazioni immediate senza perdere ulteriore tempo e togliere spettacolo ai tifosi.
Quando poi, come in questo caso, mancano pochi giri al finale del Gran Premio e le condizioni di recupero della monoposto sono evidentemente complesse, la FIA dovrebbe sventolare senza troppi pensieri la bandiera rossa: far fermare tutte le auto, permettere a tutti i team di montare nuove mescole, recuperare la macchina bloccata in pista senza pericolo o problemi e bloccare lo spettacolo, ripartendo con il numero di giri ancora da disputare invariato rispetto a prima dell'incidente.
Un modo per avere show, attacchi e duelli negli ultimi giri, possibilità di vedere ancora movimento in pista e soprattutto per non chiudere una gara emozionante e attesissima come questa (soprattutto per chi ha sborsato diverse centinaia di euro per vederla dal vivo) dietro la noia di una safety car destinata a scortare Max Verstappen fino alla bandiera a scacchi.
Facile parlare a posteriori, certo. Ma la FIA è reduce da un anno di enormi polemiche: dal licenziamento di Michael Masi, la farsa di Spa 2021, il disastro di Abu Dhabi e molto altro. La "rivoluzione" interna di cui si è tanto discusso non ha portato ai risultati sperati, e questo è ormai chiaro, ma nella gioia infinita di una Formula 1 rinata ora il problema è troppo grande per essere ignorato: la FIA deve agire, o continuerà ad essere il vero problema di questo sport.