E’ volato in Indonesia a pochissime ore dall’intervento chirurgico alla spalla dovuto all’infortunio rimediato al ranch in allenamento e, una volta in pista, ha anche mezzo nel sacco un risultato significativo. Fin qui è la storia che tutti conosciamo e che ha avuto per protagonista Marco Bezzecchi. La solita, ma mai noiosa, storia del pilota eroe che mette la voglia di correre davanti a tutto e che affronta un’impresa impossibile per buona parte degli umani. Dietro a imprese così, però, c’è quasi sempre il gran lavoro di tanti. E anche un po’ d’ingegno. A dimostrarlo, ammesso che ce ne sia stato il bisogno, è stato proprio Uccio, Alessio Salucci, team manager della VR46, che ha raccontato tutto “il lavoro dietro le quinte”.
“Aveva ancora la ferita aperta – ha detto Uccio parlando proprio di Bezzecchi al GP d’Indonesia – Vuoi o non vuoi una manciata di giorni prima era stato in sala operatoria. Io dico la verità: a me queste cose un po’ da matti non sono mai piaciute, perché i piloti vanno anche un attimo tenuti a freno, altrimenti correrebbero pure contro ogni parere medico e quindi non faccio fatica a dire che io non ero tanto d’accordo che ci provasse”. Non era d’accordo, ma ha voluto comunque ascoltare il parere dei medici: “Mi hanno detto che se Marco se la sentiva avremmo potuto provare a farlo salire in moto e che, però, avremmo dovuto stare attentissimi a tutto, in particolare a fare in modo che la ferita non si infettasse per via delle tanto caldo che c’è lì in Indonesia”.
Sembra facile, ma non lo è. Soprattutto quando l’intera carovana della MotoGP è lontana dall’Europa e i problemi di natura logistica sono di più e le strutture al seguito sono molte di meno. “Alla fine non sapevamo cosa inventarci – ha raccontato ancora Uccio – e abbiamo fatto sterilizzare un container. Lui si spogliava lì, faceva tutto lì e chiaramente è lì che provvedevano alle medicazioni necessarie. Tecnicamente non so come si dice, però, dai, abbiamo creato un ambiente totalmente sterile. Lui voleva correre a tutti i costi e alla fine una soluzione l’abbiamo trovata”. Un infortunio, quello rimediato da Bezzecchi, che sembra essere l’unico grande rammarico di stagione di Uccio: “Gli infortuni capitano in questo sport e ci sta – ha proseguito – ma quello del Bez è arrivato nel peggior momento possibile e ha condizionato un po’ tutto il resto della stagione. Forse la scelta dell’Indonesia l’abbiamo un po’ pagata dopo, ma rientrare e fare subito podio nella Sprint è stata tanta roba”.
L’obiettivo, anche se Uccio non lo vuole dire espressamente, è chiaramente quello di riprovarci nel 2024, con Bezzecchi che sembra motivatissimo anche rispetto alla volontà di dimostrare che la scelta di rifiutare la Ducati ufficiale del Team Pramac non è stata una follia. “Noi avevamo un’opzione da esercitare, ma non l’abbiamo fatto, perché abbiamo preferito che fosse Marco a scegliere – ha raccontato ancora Uccio – Quando ci ha detto che preferiva il gruppo di lavoro creato a una moto sicuramente un po’ migliore siamo stati contentissimi. Sarà un anno secco: non gli abbiamo fatto l’uno più uno, ma un anno secco di contratto, perché crediamo che Marco sia pronto per una vera squadra ufficiale. Intanto, però, vediamo cosa possiamo fare ancora di buono insieme nel 2024: il team ha un anno di esperienza in più sulle spalle e Marco è maturo, deve solo trovare maggiore costanza”.