Hanno vinto un mondiale pur avendo una moto che non era più la migliore sulla piazza e la consapevolezza che si può vincere anche andando meno forte degli altri rischia di essere il problema più serio per la Yamaha. Perché Fabio Quartararo non è contento, perché gli altri tre – Franco Morbidelli, Andrea Dovizioso e Darryn Binder – hanno fatto una gran fatica a Sepang e, soprattutto, perché tutti gli altri marchi sono cresciuti da matti. Suzuki è riuscita a trovare più cavalli per stessa ammissione dei suoi piloti, Honda ha rivoluzionato la sua moto e anche Marquez ha detto che adesso è più facile da guidare, Ducati e Aprilia si sono presentate, addirittura, con dispositivi che Robocop scansati. Tanto che nel caso dell’abbassatore Ducati c’è già chi ha persino parlato di una interpretazione al limite del regolamento. E Yamaha? Yamaha ha fatto mezzo passo avanti con la sua M1.
A dirlo è stato Fabio Quartararo, non l’ultimo arrivato ma il campione del mondo in carica, che ha parlato chiaro: “Noi abbiamo fatto mezzo passo avanti, gli altri ne hanno fatti due”. Parole che pesano tantissimo, quelle del francese, soprattutto se si tiene conto del fatto che tra la casa di Iwata e Quartararo c’è in ballo il rinnovo del contratto. A Sepang il campione del mondo in carica è riuscito a metterci una toppa, ma già in passato era stato chiaro: “Non voglio più dover sempre guidare sopra i problemi”. Solo che quei problemi, che nel caso specifico si traducono in potenza limitata e velocità di punta troppo bassa, sono rimasti. In Yamaha sono autolesionisti? No, semplicemente in Yamaha lavorano così e a spiegarlo era stato, già un bel po’ di tempo fa, un certo Valentino Rossi: “Gli ingegneri giapponesi – aveva detto – non sono favorevoli ai troppi cambiamenti. Hanno i loro dati e i loro numeri e non azzardano, non provano e non sperimentano se non quando sono certi che tutto funzionerà per il meglio”.
Un metodo strutturato, quindi, che probabilmente non è più al passo con i tempi moderni, dove tutto è velocità e ancora di più, a maggior ragione, lo è la MotoGP: è vero che chi è fresco di vittoria ha poco da cambiare e che, semmai, sono gli altri a dover correre dietro per colmare il gap, ma è altrettanto vero che se Yamaha non si è nascosta a Sepang, la M1 ha scontentato un po’ tutti. Anche Andrea Dovizioso che si è pure sbilanciato: “È impossibile andare forte, ci riesce solo Fabio Quartararo con questa moto”. Anche Franco Morbidelli, che dalla sua ha la giustificazione dei guai fisici, non ci ha girato troppo intorno: “Non credo di essere un candidato per la vittoria del titolo”.
Insomma, il 2022 della Yamaha non è cominciato benissimo e adesso quelle vecchie affermazioni di Valentino Rossi cominciano a tornare in testa a molti, anche perché, se davvero la M1 non dovesse essere competitiva con Honda e Ducati, difficilmente Fabio Quartararo giurerà amore eterno alla casa di Iwata. E lì sarebbero guai ancora più grossi con inevitabili ripercussioni anche sul mercato. È chiaro che c’è ancora l’Indonesia, così come è chiaro anche che un test dice ben poco sul reale potenziale dei campioni del mondo, ma cominciare così non fa bene al morale dei piloti. Nonostante le spiegazioni di Maio Meregalli che ha ripetuto che quella di Yamaha è una scelta caratterizzante e non un essere semplicemente rimasti indietro rispetto agli altri.
“La velocità massima è importante – ha spiegato Meregalli - ma non è tutto. Non abbiamo intenzione di fare rivoluzioni, faremo semplicemente piccoli miglioramenti su ciò che già esiste, perché abbiamo visto in passato che un passo nella direzione sbagliata a livello di sviluppo, non importa quanto piccolo, potrebbe causare grossi problemi. Stiamo quindi andando passo dopo passo, senza fare grandi rivoluzioni”. Occhio però, perché sarà anche vero che andando piano si arriva lontano, ma questa è la MotoGP e non la pensano tutti così (Quartararo compreso!).