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Marc Marquez: “La pioggia di Sepang mi ha salvato, ero morto”. Le noie sono tante (e brutte), ma la fame è di più

  • di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

6 febbraio 2022

Marc Marquez: “La pioggia di Sepang mi ha salvato, ero morto”. Le noie sono tante (e brutte), ma la fame è di più
Il pilota catalano ha chiuso all’ottavo posto il secondo giorno di test a Sepang, prima che la pioggia mettesse fine anzitempo a tutti i giochi. È soddisfatto, ma stravolto e stanchissimo. “Il fisico risente del lungo stop – le sue parole – I problemi alla vista saranno sempre il mio tallone di Achille e la moto è tutta da capire. Ma posso correre in moto e sono contento”

di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

I problemi di vista sono superati ma resteranno una spada di Damocle per tutta la sua vita, il corpo non è al meglio e manca il dovuto tono muscolare e la moto è così nuova da doverla studiare e capire. Chiunque in una situazione cosi e con otto titoli mondiali già in tasca avrebbe mandato tutti a quel paese, con un “ma chi me lo fa fare” a commento. Chiunque, ma non Marc Marquez che, invece, è sembrato più carico che mai anche dopo il secondo giorno di test a Sepang.

Il fenomeno di Cervera ha chiuso in ottava posizione, appena dietro al campione del mondo in carica, Fabio Quartararo. Non un risultato esaltante in termini numerici, anche se i distacchi sono ridottissimi, ma un risultato grandioso se si considera che poco più di due settimane fa anche la stessa presenza di Marquez in Malesia non era affatto scontata. “Sono contento perché con la nuova moto ho potuto accumulare giri, e ho iniziato a capirla meglio in questo secondo giorno di test – ha detto Marquez - La mia condizione fisica migliore è ancora molto lontana e non riesco a fare tutto quello che vorrei fare, per fortuna oggi ha iniziato a piovere, perché ero morto”. Morto, ma felicissimo di essere riuscito a tornare, con Marquez che invece, ieri, aveva parlato anche dei suoi problemi alla vista: “La diplopia è superata – ha spiegato – ma sono consapevole che il nervo che mi ha provocato questo problema sarà per sempre il mio tallone di Achille”. Insomma, per adesso va tutto bene, ma non c’è da scherzare perché la questione è seria. Ora bisognerà capire quanto questa consapevolezza condizionerà il 93 in pista o se Marc Marquez, come nel suo stile, riuscirà comunque a buttare sempre il cuore oltre l’ostacolo, guidando al limite la sua Honda RC213V.

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Una moto che gli ingegneri giapponesi hanno rivoluzionato proprio per renderla un pochino più docile e, soprattutto, guidabile anche da quei piloti che, pur restando fenomeni, sembrano comuni mortali al cospetto di Marc Marquez. "E' vero che questa moto è molto diversa e che non posso sfruttare al meglio quel punto forte che è stato l'ingresso in curva – ha aggiunto il campione di Cervera - Adesso dobbiamo fare il tempo in uscita di curva. Al momento mi sto adattando alla moto, e quando starò fisicamente meglio, prenderò quegli ultimi decimi che servono per fare davvero la differenza. Dobbiamo guidare di più, iniziamo a testare cose nuove importanti. Ho bisogno di più giri per capire di cosa ho bisogno e su cosa dovrò concentrarmi. Ma Pol era veloce, anche mio fratello. È vero che sono solo prove, ma noi ci siamo".

C’è bisogno di tempo, quindi, sia per la moto sia per il pilota, con Marquez che al momento sembra più preoccupato per le condizioni generali del suo fisico che per la moto, dalla quale ha avuto indicazioni tutto sommato positive: “La spalla e l’occhio non i causano problemi – ha ribadito – ma è la forma fisica che manca ancora ed è normale che sia così dopo essere stato fermo così a lungo. Con il passare delle ore e l'accumulo di fatica ero sempre più lento, al punto che stavo per chiedere alla squadra di fermarci, poi è arrivata la pioggia. Mi rimetterò subito al lavoro per presentarmi in condizioni ancora migliori in Indonesia, lì avremo altri tre giorni di test e saranno importantissimi”.  

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