Un rapporto di puro amore e allontanamenti, come i veri amori. Montagne russe di emozioni, gioie e dolori. Non poteva mancare neppure il saluto del dottor Claudio Costa a Valentino Rossi. I due hanno condiviso vent’anni di carriera condizionata da momenti difficili, su tutti quella maledetta frattura alla tibia e perone nel 2010, ma anche immense soddisfazioni. Fu lui a convincere mamma Stefania che la strada giusta del figlio, ancora ragazzino, era quella delle corse su due ruote. In occasione dell’ultimo gran premio italiano di Valentino Rossi ha voluto salutarlo con parole al miele. Da dottore… a Dottore, appunto.
Le giornate di Misano saranno un vero momento di tristezza e nostalgia. Valentino è Valentino, non c’è altro da dire: “Dire che è una pagina del motociclismo non è sufficiente, nemmeno un poeta lo sarebbe per scrivere quello che ci ha fatto provare Valentino. È un bimbo fenomenale che gioca per un sogno già suo per far felici i suoi genitori e tutti gli abitanti del mondo” ha detto emozionato il dottor Costa a Sky. Intervistato da Guido Meda ha posto l’attenzione su una delle tante unicità di Vale, la consapevolezza dei rischi che correva guidando una moto: “Era molto attento alle sue infermità. Voleva avere ben chiaro quello che gli facevo e quando capivo che era convinto del programma clinico allora sapevo che avrebbe fatto un miracolo. Gli altri piloti erano meno consapevoli, lui sapeva perfettamente che queste cose c’erano e le studiavamo insieme per anticipare il problema. Tirata giù la visiera le aveva già in testa”.
Quante ne avrà viste nella clinica mobile, quanti litigi, occhi che si incrociavano e sguardi evitati. Nel corso della sua carriera i rivali di Valentino Rossi sono stati tanti, Gibernau, Biaggi, Lorenzo e Marquez su tutti. Ma c’era bisogno di intervenire quando si trovavano faccia a faccia nel furgoncino? “Faccio questa premessa, un bambino quando nasce è già rivale di qualcuno anche se è da solo perché la rivalità è una spinta che abbiamo dentro per fare strada. E se è forte come erano le loro cancella l’invidia”. E a proposito di bimbi… nasceranno altri piloti come lui? “No, nasceranno tanti altri grandi piloti. Ma come Valentino non ce ne saranno più e se esiste non lo conosco”.
Oggi sono dieci anni da quel tragico pomeriggio di Sepang. Dieci anni senza Marco Simoncelli. Un dolore così grande che mai ci dimenticheremo quel maledetto 23 ottobre. Marco era la gioia di vivere fuori dalla pista ed era un grande pilota, in costante evoluzione, in mezzo alle curve. Questi due fattori portavano chiunque a pensare che il Sic potesse in qualche modo raccogliere il testimone di Valentino Rossi: “Guardando da vicino quello che era la sua capacità di superare il dolore, le avversità, la sua scaramanzia e la sua visione particolare della vita… guarda caso anche qui era basata sulla leggerezza e il divertimento. Era uno dei tanti giovani che vivevano per le strade di questo mondo. Ho visto un progressivo miglioramento talmente importante che se fosse continuato avrei puntato su Marco” ha concluso il dottor Costa. Sarà una giornata particolare, triste. Lo è già il sabato e quella bandiera a scacchi vorremmo non sventolasse mai. Valentino Rossi ci ha fatto godere, tanto. Lo abbiamo spinto con la nostra voce, colorato con i fumogeni gialli e per l’ultima volta saremo lì. A tifare per lui per il suo ultimo gran premio sotto il cielo tricolore.