“Mi hanno tolto ciò che ho di più caro e di cui più mi importa: correre in moto” – Andrea Iannone non ha detto molto di più di quanto non avesse già detto in mesi di post su Instagram nel corso della conferenza stampa convocata questa mattina a Milano e a cui ha partecipato solo un ristretto gruppo di operatori dell’informazione. Che, però, non hanno avuto granchè da scrivere, visto che il pilota di Vasto non ha annunciato nulla di nuovo e che, di fatto, ha solo voluto ribadire la sua innocenza (e la sua sofferenza) alla vigilia di quella che per lui sarà la giornata più importante. Il 15 ottobre, infatti, ci sarà l’attesa sentenza sul ricorso in appello presentato nei confronti della squalifica per il presunto caso di doping che lo ha visto protagonista. Oggi in conferenza stampa c’era anche l’avvocato De Rensis, ma il legale non ha ricostruito i passaggi su cui ha fondato la tesi della difesa e nemmeno quelli, già noti, posti a sostegno del ricorso.
Iannone si sente vittima di una ingiustizia e non c’era, di fatto, null’altro da dire. Come la pensiamo sul caso che lo riguarda lo abbiamo già detto, esponendoci anche parecchio circa le “tigne della Wada” che dovrebbe entrare più nello specifico delle singole storie piuttosto che limitarsi a talebanismi che non rendono onore alla serietà di un tema come il doping nello sport. Ma, francamente, la ragione di questa conferenza stampa ci sfugge. L’unico che l’aveva capita che Andrea Iannone, di fatto, non avrebbe detto nulla è stato Carlo Pernat che ieri al telefono era stato molto chiaro: “Non aspettatevi nulla – aveva detto – probabilmente Iannone intende solo ribadire la sua posizione alla vigilia della sentenza”.
“Siamo arrivati alla vigilia del giorno più importante della mia vita – ha spiegato – Non mi sarei aspettato di vivere questa situazione. Oggi sono sofferente, ma allo stesso tempo più maturo e consapevole. Questo periodo mi ha insegnato tanto, che nella vita tutto è imprevedibile e difficile da calcolare. Oggi, se sento persone che si lamentano di cose futili, dico loro di imparare ad apprezzare le cose che hanno. La mia vita è cambiata. Da un giorno all'altro mi sono trovato senza poter fare quello che ho sempre fatto, non per mia scelta. Non lo auguro a nessuno". Ma tra chi gli è stato vicino in questo momento assolutamente difficile c’è stato certamente Massimo Rivola, con il CEO di Aprilia Racing che c’era anche questa mattina in conferenza stampa. “Loro sono straordinari – ha detto – mi hanno aspettato e mi stanno aspettando. Spero di poter tornare quanto prima in sella alla mia moto, alla mia RS-GP, una moto che quest’anno sembra essere anche competitiva per alcuni aspetti, ma sulla quale non sono stato in condizioni di lavorare. Come pilota, comunque, sento di poter tornare subito, mi alleno molto e sto bene, l’unica cosa che non faccio è andare in moto in pista perché mi è stato vietato”.