Anche i grandi amori possono finire. Magari per una incomprensione, magari perché da altre parti suonano sirene che sembrano più accattivanti, o semplicemente perché si decide di guardare ciò che sembrava bello sotto il filtro della bruttezza, con flash che falsano la fotografia del reale o vestendo il vero con abiti esageratamente colorati che possono distrarre ma non certo risolvere, condizionati da chissà chi o chissà cosa, interpretando in chiave negativa segnali che magari negativi non sono. Succede nella vita e succede pure nel motorsport. Ecco perché in tanti, ultimamente, vedono come segnali di qualcosa che comincia a rompersi le ultime dichiarazioni di Marc Marquez sulla Honda e sulla nuova moto che gli ingegneri giapponesi hanno proposto per questo 2022. In verità Marc Marquez non ha mai lasciato intendere nulla a riguardo e, anzi, ha sempre ribadito che la RC213V va solo migliorata e che, seguendo le sue indicazioni, l’obiettivo di rimettersi in corsa per il titolo mondiale non è impossibile.
Adesso a dirlo è stato anche il suo manager, Emilio Alzamora, che ha usato toni più perentori e sicuramente meno diplomatici, ma che, di fatto, ha solo posto l’accento sulla necessità di non pensare solo alle condizioni di salute di Marc Marquez come scusa per nascondere limiti che, invece, sono della moto. “Più che lottare per il Mondiale – ha detto in una intervista a As.com - l'obiettivo è vincere il Mondiale, ma le circostanze devono essere diverse. Al momento la moto non è ancora a posto. La Honda ha fatto un grande sforzo e Marc spingerà al massimo dando indicazioni, ma ha bisogno della Honda per rendere la RC213V una moto più competitiva. Penso che stiano arrivando, perché altrimenti questa rimonta sarà impossibile. Tuttavia, abbiamo bisogno di più supporto da parte di Honda”.
Supporto, quindi, come unica richiesta, con HRC che, però, vorrebbe una moto che risultasse facile per tutti i piloti e non solo per Marc Marquez, visti i continui infortuni del fenomeno di Cervera. Il punto è sempre lo stesso: assecondare un fenomeno o provare ad aiutare chi fenomeno non è? Su questo Emilio Alzamora è chiarissimo: “I migliori atleti del mondo sono speciali e Marc è uno di loro. Questo è certo. È otto volte campione del mondo e ha avuto due anni molto difficili, ma continua a lottare. Fa di tutto per questo sport. Ha persino cambiato residenza, è andato a vivere a Madrid e ha cambiato la sua squadra medica per stare con i migliori. Questo ci soddisfa e ci fa aiutare a cercare di essere circondati dal meglio. Sono sicuro che con questa forza di volontà che ha, che è un esempio per tutti e con la quale ci sorprende ogni giorno, il risultato arriverà. Partire ultimo e finire sesto è come vincere, ma lui insegue la vittoria e se la Honda lo aiuterà arriverà sicuramente”.
Non lo ha aiutato, anche se non è colpa di Honda e può succedere, a Austin, in Texas, quando la RC213V si è piantata in partenza. “Più che emozionato per la rimonta – ha concluso Alzamora - mi sento un po' arrabbiato, perché ha avuto davvero sfortuna con la partenza e questo ha segnato la gara. Quello che ha fatto, partendo ultimo earrivando sesto, con una moto su cui la Honda sta ancora lavorando e che non è ancora perfetta, è stato pazzesco. Per me è incredibile poter lavorare con un ragazzo come Marc Márquez. Non ci sono parole per descriverlo. Dico sempre che gli atleti devono inseguire la fortuna e lui la sta inseguendo, ma questo errore tecnico in partenza gli ha complicato la gara, dopo lo sforzo titanico che aveva fatto per essere al via del GP delle Americhe”