Il marcio non c’è. Lo scriviamo nel titolo e adesso lo ripetiamo pure nell’attacco: nessuno, meno che mai Ducati, sta sabotando la moto di Marc Marquez per evitare che si metta in mezzo alla lotta mondiale tra Jorge Martin e Pecco Bagnaia. E’ vero, però, che le Ducati GP 23 hanno subito da Mandalika in poi una piccola involuzione resa indispensabile da necessità tecniche evidenziate proprio dopo un episodio che ha avuto per protagonisti, loro malgrado, Marc Marquez e la sua moto del Team Gresini. L’otto volte campione del mondo, infatti, a Mandalika si è trovato con un motore in fumo e da lì i tecnici Ducati si sono messi al lavoro per capire cosa possa aver provocato una rottura così significativa del propulsore. Ramon Forcada, che è uno che ha masticato corse per tutta la vita, aveva anche previsto che la cosa sarebbe stata oggetto di attento studio e possibile cambiamento. Risultato? Tutta colpa di un nuovo volano (secondo quanto riferito da TheRace).
Un pezzo portato da Ducati a stagione in corso, come aggiornamento per tutte le GP 23 e che ha permesso di rendere le moto più maneggevoli in curva. Favorendo, di fatto, lo stile di guida di piloti come Marc Marquez e Marco Bezzecchi che tendono a far derapare un po’ il posteriore per essere più veloci in uscita e guadagnare centimetri sul punto di corda. Non è un caso che lo stesso Marquez, ma ancora di più Marco Bezzecchi, abbiano ulteriormente migliorato le loro performance dopo questo aggiornamento. Solo che il volano più leggero sul prototipo Ducati 2023 mette in crisi il motore. E a Mandalika ha anche fatto sì che si rompesse sulle moto di Marquez. C’è chi ha parlato di abbassamento di potenza, chi di un limitatore di velocità e assurdità varie, ma la verità è molto più semplice: Ducati ha scelto di fare un piccolo passo indietro per scongiurare che altri piloti si ritrovino col motore spaccato in uno dei fine settimana di gara che mancano prima dell’ultima bandiera a scacchi di stagione.
Nessun segreto. Nessun complotto. Nessun mistero. Tanto che a Motegi sono stati gli stessi piloti a parlarne, pur senza entrare nello specifico del pezzo che è stato rimosso e delle modifiche che sono state fatte. E’ chiaro che conoscono nel dettaglio la mossa voluta da Borgo Panigale, ma non è compito loro mettersi a fare lezioni di meccanica. Così come è chiaro che, trattandosi di un passo indietro, nessuno ne è stato entusiasta. Marc Marquez è, però, quello che l’ha presa con maggiore filosofia. “Meglio finire le gare che non finirle – ha ammesso – Di sicuro la modifica fatta toglie un po’ di confidenza e mi costringe a guidare in maniera un pochino diversa, ma questo è e è inutile stare anche a parlarne troppo”. Netto, sintetico e, tutto sommato, anche consapevole che, modifica o non modifica, lui riesce comunque a essere competitivo, visto che in Giappone ha messo “regolarmente” gli stivali sul podio.
Chi ha giocato la carta dell’ironia, invece, è Fabio Di Giannantonio: “Se avessi saputo che avremmo dovuto fare un passo indietro avrei scelto di operarmi subito alla spalla”. Un modo scherzoso per confermare che la GP 23 adesso è sicuramente meno performante e che quindi sarà un finale di stagione un po’ più difficile, ma pure per ribadire che non è un pezzo, un solo pezzo, che ti fa vincere o perdere le gare. “E' stata l'unica cosa che ha migliorato le sensazioni che ho avuto con questa moto – ha fatto eco un più scocciato Marco Bezzecchi - Ora tutto è di nuovo più complicato: la guida per me è più difficile. Quando c'è poco grip le cose vanno un po' meglio, ma quando l'asfalto ha buona aderenza come a Motegi, la moto non curva bene. Insomma, mi trovo di meno, ma così è".