Quando si pensa a Michael Schumacher si pensa sempre al Kaiser. Solido, tedesco, vincente. Un lavoratore instancabile, un perfezionista al limite del maniacale e un uomo freddo. Chi conosceva il Michael vero però, ha sempre raccontato una storia molto diversa. La storia di un ragazzo che deve il suo successo alla sola forza di volontà, a un marito innamorato e ad un padre presente, a un uomo di squadra, capace di creare un team e di lavorare insieme agli altri, per gli altri, con gli altri.
Una storia che quest’anno compie 30 anni. Nell’anno dell’esordio del figlio Mick, e nel weekend del suo debutto a Spa, si ricordano infatti i 30 anni dal Gran Premio del Belgio 1991, il folle fine settimana in cui per la prima volta tutto il mondo del motorsport si accorse di un ragazzone tedesco di 22 anni, piazzato quasi per caso alla guida di una Jordan semi sconosciuta. Un esordio che passa attraverso un arresto, uno spray al peperoncino, una bugia e un giro in bicicletta.
E dentro quel suo primo atto, prepotente e indimenticabile, c’è tutta l’essenza di Michael Schumacher. Uomo di testa che senza un briciolo di follia, e una buona dose di cuore, non avrebbe mai ottenuto il successo che lo ha reso infinito. Un successo indimenticato che il prossimo 15 settembre verrà celebrato con l'uscita di dell'attesissimo documentario Netflix realizzato in collaborazione con la famiglia del sette volte campione del mondo.
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Un passo indietro nella storia di Schumacher che tra celebrazioni e ricordi, questo mese, fa pesare ancora di più l'assenza del Michael uomo, della persona che avremmo voluto vedere nel paddock, accanto al figlio Mick, ma che da oltre 7 - dall'incidente sugli sci sulle nevi di Meribel - è lontano da tutto e da tutto.
Una scelta della famiglia del Kaiser che molti non hanno mai capito, attaccando a più riprese la decisione della moglie Corinna di mantenere un alone di privacy e mistero intorno alle condizioni di salute del pilota. Privacy che tocca anche i più stretti collaboratori di Schumacher, come lo storico manager Weber, a cui non è mai stato concesso di far visita al tedesco e che oggi - in occasione dell'uscita della sua biografia - accusa Corinna di essere stata insensibile e meschina nei suoi confronti.
Ma la vita del Michael di oggi è molto diversa da quella dello Schumacher che tutti conosciamo, e ricordiamo. E' una vita in cui il tedesco raccoglie l'amore che ha seminato negli anni, dalla forza e il sostegno della sua famiglia, pilastro della sua esistenza, a quello per il suo lavoro, per la velocità, e per quella mentalità vincente che ancora oggi gli permette di lottare per una nuova normalità.
Parlare di Michael Schumacher, ricordare il suo esordio in Formula 1 o guardare il trailer del documentario Netflix, lascia sempre addosso la sensazione agrodolce della malinconia. Delle cose che abbiamo vissuto intensamente e che oggi hanno un'altra forma. Ma che poi, in fondo, restano quelle che sono sempre state. Storie di testa, di passione, ma soprattutto di cuore.