Sulle motivazioni che hanno portato la famiglia di Michael Schumacher a scegliere la riservatezza assoluta intorno alle condizioni di salute del sette volte campione del mondo di Formula 1 si è detto, negli anni, di tutto. Si è parlato di rispetto per il dolore di una moglie e due figli, ma anche di "ingiustizia" nei confronti dei tifosi che - in giro per tutto il mondo - negli anni del suo dominio nella massima serie hanno sostenuto il pilota tedesco e che oggi vorrebbero conoscere la verità sul suo stato di salute.
Non c'è un modo giusto per trattare una vicenda come quella che ha travolto la famiglia Schumacher ma c'è, e ci dovrebbe sempre essere, il rispetto verso la decisione dei suoi cari: gli unici nelle condizioni di poter decidere cosa e come trattare un argomento così delicato come questo. In occasione dell'anniversario dei dieci anni dall'incidente sugli sci che nel dicembre del 2013 ha cambiato la vita del Kaiser, per la prima volta parla l'avvocato della famiglia Schumacher, raccontando le radici di questa riservatezza e il modo in cui - negli anni - molte persone abbiano provato a romperla tra indiscrezioni, fotografie e false informazioni.
In un'intervista rilasciata al Legal Tribune Online l'avvocato Felix Damm - che dal 2008 cura gli interessi del pilota e della sua famiglia - ha spiegato: "Con l’incidente la pressione dei media è cambiata radicalmente. Chiunque voleva ricevere di prima mano informazioni sulle condizioni di salute di Michael per mettere a segno uno scoop. Tuttavia nell’ambito della salute ogni dato è di natura sensibile. Gli stessi bollettini dei medici sono contenuti che possono essere classificati come “tematicamente legati alla privacy”. Di conseguenza, tali informazioni possono rimanere riservate e non essere diffuse, a seconda della discrezione della famiglia".
Il legale ha poi proseguito: "Nessuno, a parte Corinna e i figli, può in linea di principio violare la riservatezza dei fatti circa la salute di Schumi, a meno che le informazioni raccolte non siano state divulgate dai diretti interessati. In giurisprudenza questo contesto viene definito “autoapertura della sfera privata” o più semplicemente “autodivulgazione”. In questo modo qualsiasi informazione venga pubblicata è suscettibile di querela da parte della famiglia a meno che le informazioni giungano dalla famiglia stessa. Tutti infatti chiedono come stia Schumacher, quali siano le sue condizioni, mentre molti operatori dei media sognano di poter raccontare o mostrare come appaia adesso l’ex pilota. Non dando mai informazioni ufficiali, per proteggere la sua privacy, si può così punire direttamente qualsiasi indiscrezione pubblicata o diffusa sul campione".
Motivazioni chiare, giuridicamente inattaccabili, alla base del grande silenzio intorno alla figura del campione che - a quasi dieci anni dall'incidente - continua la sua lotta personale, riservatissima, così come voluto dalla famiglia.