Il GP d’Austria al Red Bull Ring (ex Zeltweg e A1 Ring) cambia la sua configurazione per la MotoGP. Se in Formula 1 il layout della pista resterà invariato, per il motomondiale è stata effettuata una modifica sul lungo rettilineo che da curva 1 porta a curva 2. Il punto, difficile dimenticarlo, in cui Johann Zarco si è reso protagonista di una manovra pericolosissima su Franco Morbidelli, con la conseguenza che la moto di Franco è stata lanciata a velocità proiettile a una spanna dalla testa di Valentino Rossi e Maverick Vinales. Serviva quindi rivedere il layout, cosa che non è stata fatta nel 2021, forse anche per ragioni legate alla pandemia. La risposta dell’architetto Hermann Tilke, tra 15 diverse proposte messe sul tavolo, è stata una variante piuttosto secca che va ad interrompere il rettilineo riducendo la velocità delle moto: un destra-sinistra che ricorda, sulla carta, la prima variante di Monza, anche se teoricamente i piloti dovrebbero arrivarci ad una velocità inferiore. La sensazione è che se trovare il ritmo in Austria era difficile prima, ora sarà ancora peggio. Tilke ha dichiarato che: “Per la MotoGP era necessario un profilo di velocità ridotto nella zona interessata. Ciò è stato ottenuto dalla variante compatta senza influire sul percorso esistente. La pianificazione è stata una vera sfida, soprattutto a causa della topografia del terreno”.
Cosa cambia per la MotoGP
Premesso che finché i piloti non scenderanno in pista sarà impossibile fare una valutazione oggettiva, è facile aspettarsi che la variante darà più di un grattacapo durante il weekend di gara. Il setting delle moto richiederà di lavorare molto di più sulla maneggevolezza, andando a sacrificare un po’ della stabilità che invece serve in altre parti del tracciato. Oltre al fatto che la nuova variante è piuttosto stretta e il rischio di errori e contatti è altissimo, il che va bene per lo spettacolo - come dicono gli organizzatori del circuito - ma forse non è una scelta a favore alla sicurezza, vero motivo per cui è stata apportata la modifica. A storcere il naso per primi sono gli otto piloti Ducati che, di fatto, perdono i vantaggi di un circuito che negli anni ha sempre rappresentato una grande certezza in termini di risultati. Fermare la moto a metà del rettilineo più lungo vuol dire rinunciare ai cavalli della Desmosedici che, in un modo o nell’altro, hanno sempre fatto la differenza al Red Bull Ring.
I numeri (record) di Ducati in Austria
Il GP d’Austria è tornato in calendario nel 2016, quando (non a caso) la Ducati ha raccolto la prima vittoria dell’era Dall’Igna: Andrea Iannone primo, Andrea Dovizioso secondo. L’anno successivo invece è stato Dovi a vincere la gara, mentre nel 2018 si è piazzato terzo dietro alla Honda di Marc Marquez e alla Ducati di Jorge Lorenzo, vincitore del GP. Dovizioso è tornato a vincere in Austria nel 2019 e nel 2020, con Jack Miller che ha chiuso al secondo posto nel GP di Stiria, la seconda manche Nel 2021, il GP di Stiria lo ha vinto Jorge Martín sulla Ducati del Team Pramac, mentre nella seconda manche è salito sul podio (3°) insieme a Pecco Bagnaia (2°) sulla Ducati ufficiale. In sei anni e otto Gran Premi quindi, in Austria Ducati ha raccolto cinque vittorie mettendo sempre almeno una moto sul podio, cosa che non è successa in nessun altro circuito. Il 21 agosto, quando la MotoGP scenderà in pista a guidare sul nuovo tracciato, scopriremo se a Borgo Panigale saranno in grado di portare avanti la tradizione. Sulla carta però, l’impresa sembra tutt’altro che facile.