Buona parte dei piloti di oggi arrivano nel motomondiale poco più che bambini, carichi di pressione e aspettative: di fatto, si ritrovano a fare un lavoro stressante dall’età di 14 anni o giù di lì. Questo perché spesso e volentieri le famiglie si sacrificano per loro e loro si sacrificano per lo sport. Lo spiegava bene Danilo Petrucci, qualche settimana fa, in un’intervista a MOW: “Mio padre non poteva dire ‘oggi non vado al lavoro’ perché gli servivano i soldi per farmi correre E io se ci penso non posso saltare un giorno di palestra, anche se nessuno mi costringe ad andarci”. Ma non c’è solo la pressione, c’è anche la solitudine di chi non fa la vita degli altri perché deve correre. Uno che ci è passato, tra gli altri, è Pecco Bagnaia, venuto dal Piemonte per guidare una Mahindra in Moto3: “Sono cambiato molto quando sono entrato in Academy. Prima, tutto era piuttosto giocoso. Ero giovane e volevo essere uno dei piloti più veloci al mondo, allo stesso tempo però ero in un’età in cui puoi iniziare a goderti di più la vita e uscire con i tuoi amici. Invece io ho iniziato in Moto3 e non ho mai avuto la possibilità di uscire parecchio, quando non potevo andare perché dovevo allenarmi, mi dicevano: 'Oh, non uscirai mai con noi’. E non è stato facile”.
Andare a vivere a Tavullia ed entrare nell’Academy, nonostante una vita lontano da casa, hanno fatto la differenza: “Quando mi sono trasferito a Tavullia ho ritrovato concentrazione, perché devi lavorare e allenarti, non c’erano i miei genitori a portarmi in giro. A quei tempi la mia vita era fatta di taxi, palestra e hotel. Avevo 16 anni, quando l’anno dopo ho trovato casa con Lorenzo Baldassarri è stato tutto più semplice. È stato più facile per me concentrarmi con un coinquilino. Siamo saliti insieme sul podio nel 2015 e ci siamo spinti a vicenda per migliorare e mangiare sano. Balda aveva anche la patente, quindi poteva portarmi ad allenarmi”.
Quindi si, a Pecco Bagnaia Valentino Rossi e l’Academy hanno cambiato la vita: l’approccio del Doc - che invece gli amici ha avuto sempre la fortuna di portarli alle corse - è sempre stato quello di godersela il più possibile, possibilmente in compagnia: “Valentino mi ha aiutato molto, mi ha aiutato a diventare un pilota migliore e più maturo, mi ha aiutato ad essere più intelligente e a capire cosa fosse importante”. Se ala famiglia devi l’impegno però, a Valentino Rossi che ti porta in MotoGP devi qualcosa in più: qualcosa come un mondiale con la Ducati.