Piloti sempre più giovani e contratti sempre più lunghi. Sembra questa la nuova tendenza della Formula 1 che, come già visto con i super contratti di Max Verstappen per Red Bull e Charles Leclerc per Ferrari, trasforma i giovanissimi rampolli del circus in "bandiere" dei rispettivi team fin dai tempi delle Academy in cui sono cresciuti.
SI aggiunge a questa lista di contratti pluriennali anche quello di Lando Norris che, prima del via del mondiale 2022, ha firmato con McLaren un accordo che lo lega al team inglese per i prossimi quattro anni. Un grande atto di fiducia da entrambe le parti ma forse una scelta un po' azzardata per il pilota britannico che ha deciso il proprio futuro proprio prima dell'inizio della "rivoluzione" della Formula 1 e quindi dell'inizio di quello che a tutti gli effetti sembra esere un nuovo ciclo per la classe regina del motorsport.
Ciclo iniziato non benissimo però per la McLaren che, insieme alla Aston Martin, appare la scuderia più in difficoltà. Difficile credere che la squadra di Ricciardo e Norris, viste le condizioni di questi due primi GP, lo scorso anno fosse in lotta con Ferrari per il terzo posto nella classifica costruttori. Sono fasi, certamente, e la McLaren ha tutte le intenzioni di tornare presto competitiva ma nel frattempo un pilota giovane e promettente come Lando Norris che cosa avrebbe fatto se non si fosse vincolato alla squadra per così tanto tempo?
Forse sarebbe rimasto, per lealtà verso il team e per desiderio di vincere con la squadra inglese per eccellenza, o forse no. Avrebbe avuto una scelta e invece oggi quella scelta (a meno che decida di svincolarsi dal contratto ovviamente) non ce l'avrà più per quattro lunghe stagioni. Stagioni fondamentali per la sua crescita come pilota, per il suo nome e per l'attenzione mediatica intorno alla propria figura.
Un dubbio, quello sulla firma del contratto, che ha sconvolto il campione del mondo di F1 Jenson Button: “Ritengo che Lando abbia fatto una scelta sorprendente – ha detto l'ex pilota oggi commentatore TV– tutti vogliamo far parte di una squadra, ma non si sa mai dove sarà questa tra tre anni. Oltretutto, è anche una grande sfida per lui, dato che è conscio di avere davanti a sé ancora quattro anni. Tutto quello che può fare ora è condividere con il team quelli che sono i problemi, cercando insieme di risolverli".