Un cancello divide le strade di due ragazzi. È rosso e sopra c’è scritto Ferrari, a caratteri cubitali. Ci puoi entrare solo se quel sogno lo hai realizzato. Fuori dal cancello due ragazzi lo guardano, uno può entrare, l’altro no. Sono amici da sempre, a dividerli solo qualche anno di differenza. Si assomigliano in tutto: nel carattere dolce, nel modo di guidare aggressivo, anche nello sguardo, da sempre un po’ malinconico.
Jules Bianchi, primo pilota della Ferrari Driver Academy, in Ferrari ha il permesso di entrare. Charles Leclerc, giovanissimo talento ancora sconosciuto, deve restare fuori. "Rimasi lì a chiedermi se un giorno sarei riuscito a entrare anche io - racconterà poi il monegasco, rimuginando sulle parole dette da Jules prima di lasciarlo all’ingresso - mi disse di lavorare duramente, di dare il meglio, e anche io avrei potuto farcela". Quello dei due era un sogno condiviso, legato dal filo di un amore paterno che li ha cresciuti piloti, amici, fratelli. Papà Philippe Bianchi gestiva il circuito di karting di Brignoles e, neanche a dirlo, Jules era sempre lì. Ma sempre lì, tutti i weekend c’erano anche un altro padre e un altro figlio, ed erano Hervé Leclerc, migliore amico di Philippe, e il suo piccolo Charles. Impossibile per i due figli non crescere legati come i genitori. Impossibile per Charles, dopo la morte di Jules prima, nel 2015 in seguito all’incidente in Formula 1 di Suzuka 2014, e del padre Hervé poi, scomparso nel 2017, restare quello di un tempo.
A raccontarci del cambiamento del monegasco, del rapporto con Jules e dell’eredità che oggi porta avanti è stato Philippe Bianchi, padre di Jules, che abbiamo intervistato in esclusiva. Tra l’orgoglio di un’associazione che oggi porta il nome del figlio e il rammarico per una morte che si poteva evitare, Philippe ci restituisce il ricordo di quei due ragazzi davanti al cancello di Maranello. Uniti, ancora oggi, davanti al sogno di un futuro condiviso.
Suo figlio Jules e Charles Leclerc sono sempre stati legati, così come le vostre famiglie. Com'è nato questo rapporto?
Sono stato il migliore amico del papà di Charles, tristemente scomparso nel 2017, e le nostre famiglie sono sempre state legate: quando gestivo il circuito di karting di Brignoles la famiglia Leclerc veniva tutti i fine settimana a fare karting. Io stesso ho fatto fare i primi giri di pista a Charles quando era poco più che un bambino.
Leclerc ha raccontato che senza Jules non sarebbe mai arrivato in Formula 1, perché?
Charles era più piccolo di Jules di otto anni e quando ha iniziato a correre con i kart Jules lo ha preso sotto la sua protezione. Gli dava consigli utili, lo seguiva in tutto e faceva in modo di guidarlo per migliorare velocemente. Poi gli ha presentato il suo manager, Nicolas Todt, che è ancora oggi il manager di Leclerc. Con Jules erano come fratelli, mio figlio era il maggiore e lui era il minore.
Com'era Charles da bambino?
Era già come lo vedete oggi. Molto sicuro e convinto ma estremamente solare ed educato. Mi ricordo soprattutto della sua passione per la guida, che era incredibile. Proprio come quella di Jules.
Il loro rapporto nasce da quello che lei aveva con il padre di Leclerc, Hervé. Che tipo di persona era?
Hervé, il papà di Charles, era come un fratello per me. Ci siamo scelti. Hervé era una persona assolutamente geniale e molto brillante, un papà fuori dal comune, un amico, un fratello eccezionale dotato di un’intelligenza rara. Mi manca moltissimo.
Lei e Charles siete tutt'ora molto legati. Crede che sia cambiato dopo la morte di Jules e quella di suo padre?
I due drammi che hanno colpito Charles l’hanno senza dubbio cambiato. Lo hanno reso più forte, più adulto, e l’hanno spinto a maturare in fretta.
Jules ha corso con il numero 17, Charles oggi corre con il 16. Entrambi sono arrivati in Formula 1 grazie alla Ferrari. Pensa che Leclerc stia portando avanti l'eredità di suo figlio?
Sì, credo di sì. Hanno avuto due carriere simili, entrambe legate alla Ferrari grazie a Nicolas Todt. Si assomigliano molto, sia nel carattere che nel modo di guidare. Penso che Jules abbia aperto la strada a Charles in Ferrari.
Di recente lei ha pubblicato un post su Instagram in cui criticava il modo in cui Michael Masi è stato trattato dalla FIA rispetto a come la Federazione si è comportata dopo la morte di Jules. Cosa ne pensa della FIA, oggi?
Non mi è piaciuto che Michael Masi abbia dovuto sopportare l'ira della Formula 1 in quel modo eccessivo, soprattutto quella della stampa, perché - se guardiamo come sono andate le cose - ogni sua decisione sarebbe stata comunque criticata in ogni caso. Avrei preferito se tutte queste persone avessero preso una posizione al momento del dramma che è costato la vita a Jules.
Qualcuno ha mai davvero pagato per la morte di suo figlio?
Non credo. Ma tanto niente mi riporterebbe indietro Jules in ogni caso.
Di tanto in tanto vediamo ancora scene pericolose in Formula 1 simili a quelle che portarono all'incidente di Jules: gru o macchine in pista mentre i piloti stanno girando. Cosa pensa quando vede queste immagini?
L'incidente di Jules ha permesso di aumentare considerevolmente la sicurezza in Formula 1 e di porre attenzione a fattori che prima non venivano presi in considerazione. Nonostante a volte ci siano ancora scene discutibili fortunatamente non assistiamo più a incidenti così tragici.
Ci sono piloti di Formula 1 che le sono stati particolarmente vicini dopo la morte di Jules o che sente ancora oggi?
Charles è stato un sostengo incredibile per Jules e la nostra famiglia nei mesi dopo l'incidente e lo è ancora, ma è importante ricordare anche Romain Grosjean, Pierre Gasly e Daniel Ricciardo. Poi penso che nessuno, oggi come allora, desideri parlare molto di quel dramma, ma tutti i piloti sono rimasti molto segnati.
Di che cosa si occupa oggi L'associazione Jules Bianchi?
Per il momento l’associazione di Jules ha come scopo quello di sostenere l’ospedale L’archet à Nice e in particolar modo il dipartimento dedicato alle persone con gravi lesioni celebrali dove mio figlio ha passato 8 mesi dopo l'incidente in Giappone. Abbiamo finanziato lì un letto d’ospedale dotato di servizi igienici e anche un simulatore di guida per verificare la predisposizione dei pazienti a rimettersi al volante su strada. Il prossimo obiettivo sarà finanziare un apparecchio per la riabilitazione di pazienti con difficoltà motorie e di proporre loro una rieducazione in base ai loro bisogni.
La Formula 1 e tutti i tifosi non hanno mai dimenticato Jules e ogni anno il suo ricordo è vivo e presente nel circus. Come la fa sentire?
Jules è stato un grande pilota che non ha avuto il tempo di dimostrare tutto il suo talento. Allo stesso tempo era una persona così bella, con un cuore grande. Oggi il nostro desiderio è che la gente non lo dimentichi perché è il suo ricordo che vivrà sempre con noi. Non possiamo far altro che ringraziare tutti i tifosi che continuano a parlare di lui e che sostengono la nostra associazione. Ogni giorno è una vittoria magnifica per Jules e per noi.