La domenica indiana di Pecco Bagnaia si stava progressivamente incanalando sul giusto binario. Nel weekend del Buddh International Circuit, Pecco non è mai riuscito ad entrare in quella dimensione magica con la sua Desmosedici GP23, sempre nervosa e mai davvero nelle mani del ducatista, che per fare risultato - sin dalle qualifiche - ha iniziato a guidare sopra i problemi (una tecnica che gli inglesi chiamano override). In Q2 Bagnaia ha centrato la prima fila, ma in pista Pecco non era - come invece spesso capita - un tutt'uno con la Ducati. Traiettorie spezzate, tante correzioni, qualche imbarcata di troppo che non lasciava presagire nulla di buono. Perché quando Bagnaia è a posto, lo si nota subito: composto, aggraziato, chirurgico nelle linee come una lama e, in fin dei conti, una meraviglia per gli occhi. Il volo di Barcellona ha interrotto questo flusso di confidenza tra la Ducati e il campione del mondo in carica. Pecco ha cominciato, stringendo i denti, in condizione fisica non ottimale, a limitare i danni: dopo il Montmelò ha perso (pochi) punti a Misano. Nella Sprint Race di ieri, per evitare errori, ha ceduto al ritmo più sostenuto di Jorge Martin, permettendo al rivale di guadagnare altri tre punti e di portarsi a -33 dalla leadership. Oggi, però, era uno di quei giorni in cui Pecco doveva lanciare un segnale, per spegnere l'entusiasmo dello spagnolo in rimonta, per dare una sterzata decisa in direzione Mondiale, per non abituarsi ad incassare. Lo pensava anche Valentino Rossi nel 2008, a Laguna Seca: "Erano tre gare che Stoner mi rosicchiava punti e la cosa cominciava a farsi pericolosa, così in California dovevo cercare assolutamente di mettergli le ruote davanti".
In queste situazioni bisogna prendersi dei rischi. Pecco ha scelto di farlo in India - in Gara - optando per una mescola dura davanti (l'unico a farlo insieme a Franco Morbidelli) e sfidando Jorge Martin con una specifica al posteriore - la soft - diversa dalla media montata dallo spagnolo. Il duello, oltre che sulle scelte tecniche, si è rinnovato in pista: Bezzecchi è scappato via dopo poche curve, ma dietro Bagnaia e Martin si contendevano la seconda piazza, un argento che oggi - per significato e sfidanti - era molto più simile all'oro. Jorge il favorito: al quinto giro, dopo aver affondato con decisione il sorpasso su Pecco, vincendo il confronto nella staccata che mette fine al chilometrico rettilineo posteriore del Buddh, si trovava con pista libera davanti e col vantaggio della mescola media al retrotreno, una scelta teoricamente più sicura sulle lunghe distanze. Martin non aveva concesso alcun margine alla morbida di Bagnaia, come si ipotizzava potesse accadere nei primi giri. Il numero 1, quindi, sembrava spacciato. Invece Pecco ha aguzzato i canini e, con le unghie, è rimasto francobollato agli scarichi di Martin, senza mai farlo respirare. Al giro 13 il guizzo che ha dato fiducia all'Italia delle due ruote: approfittando di una sempre più evidente fatica dello spagnolo a centro curva, Pecco ha infilato il rivale con una manovra notevole in percorrenza della "otto-nove", la lunghissima sopraelevata del Buddh. Lì tutti hanno pensato: "Bagnaia sta completando un altro capolavoro, questo è di nuovo il suo anno". Una manciata di curve e l'entusiasmo - invece - si è infranto, occultato da una chiusura d'avantreno in curva 5, una sinistra con doppio punto di corda che arriva dopo due pieghe a destra e altrettanti rettilinei.
"Intanto ho voluto chiedere scusa alla squadra - spiega lucidamente Pecco ai microfoni di Sky - perché obiettivamente ho fatto un errore, che secondo me purtroppo è inevitabile quando si è così al limite. Non siamo riusciti a trovare la quadra come solitamente facciamo, ero molto in difficoltà. Gli altri sono riusciti a correre con una gomma che all'ingresso ti riusciva a dare più grip, ma noi eravamo impossibilitati per via delle reazioni che mi portava in frenata la media, quindi abbiamo optato per una gomma un po' più dura che fino alla caduta stava lavorando bene. È bastata una piccola sbavatura...ho voluto frenare forte, ho frenato forte tutta la gara come dovevo, perché la gomma davanti funziona ad altissime temperature e va sempre tenuta calda. La temperatura della gomma è rimasta molto costante anche a seguito del sorpasso su Martin, ma è anche vero che dopo cinque curve in cui mi sono trovato davanti da solo mi sono steso. La caduta di oggi la paragono a quella di Misano 2021, quando eravamo obbligati a vincere e per vincere ci voleva la gomma dura davanti ma non c'era la temperatura per usarla. Quindi l'unico modo era spingerci veramente tanto sopra, ed era bastata una staccata un po' più morbida alla Quercia per cadere poi alla Misano 1. Sono il primo a colpelizzarmi quando cado, a parte Barcellona in cui si poteva fare poco, però oggi è stata assolutamente colpa mia. Abbiamo accettato il rischio perché sono due weekend che perdiamo punti ed era molto importante trovare la soluzione, non ci siamo riusciti, ma dovevamo comunque finire davanti a Jorge".
L'ha detto Pecco: "Oggi dovevamo finire davanti a Martin". Non ci è riuscito, ha perso il confronto al termine di una domenica che potrebbe segnare la svolta del Mondiale 2023. Perché i 13 punti che addesso separano lo spagnolo da Bagnaia - con sette Gare e sette Sprint Race ancora da correre - sono paragonabili al nulla cosmico. Pecco e Jorge viaggiano insieme, non lontano (a -44 dalla testa della classifica) c'è Marco Bezzecchi. Martin, tuttavia, si presenta alla fase finale del campionato forte di uno slancio emotivo, tecnico e agonistico che Bagnaia non può vantare al momento. Jorge ha nelle piste asiatiche le destinazioni preferite, Pecco meno. Jorge è nel team clienti, il suo l'ha già fatto. Ha poco da perdere e, in fin dei conti, si è trasformato nel favorito dopo la domenica indiana. Bagnaia sarà chiamato a invertire i pronostici tra meno di una settimana, in Giappone, a Motegi. Pecco, in sostanza, sarà chiamato a riaprire il Mondiale, più dal punto di vista del significato che dei numeri. L'anno scorso ha vinto da -91, questa volta parte da +13, ma non vuol dire che oggi sia più facile. Sono cambiati il contesto, il rivale (che ha la stessa moto) e le pressioni che Bagnaia avverte attorno a sé. Quest'anno, a detta di tutti, deve riconfermarsi. Di certo, Pecco Bagnaia è un'altra persona, un altro pilota, rispetto a Misano 2021, all'episodio richiamato in causa. Lì l'errore lo tormantava per giorni, oggi lo riconosce ma pensa subito al prossimo obiettivo, come fanno i campioni: "Comunque ragazzi non si molla mai e torniamo dove dobbiamo stare". La MotoGP, adesso, è bellissima.