Il Gran Premio della Cina riporta con i piedi per terra la Ferrari, che per la prima volta dall’inizio della stagione fuori dal podio e in difficoltà rispetto alla McLaren, sua diretta concorrente. La narrativa legata alla Ferrari odierna si divide tra inni trionfali e duelli interni all’ultimo sangue, ma davvero a Maranello si pensa di puntare al mondiale?
A Shanghai la lotta interna dei due piloti Ferrari ha spezzato in qualche modo la monotonia inarrestabile della #1 della Red Bull. Intendiamoci, Verstappen è comunque salito sul gradino più alto del podio, ma per la prima volta dall’inizio della stagione né Sainz né Leclerc hanno preso il proprio posto ai lati dell’olandese. A risvegliare gli spettatori assopiti sono state però le inevitabili scintille tra i due, in pista e via radio, iniziate sabato e conclusesi (forse) domenica. Battibecchi e sorpassi al limite che con ogni probabilità continueranno a intrattenere e alimentare le fazioni contrapposte dei due piloti, che si accapigliano sul chi doveva restare e chi no, vedendo come unico problema da risolvere per gli uomini di Maranello il rapporto tra i due.
La narrativa legata alla Ferrari in questo avvio di stagione, infatti, si divide in due parti: da un lato la totale esaltazione per ogni minimo risultato della “Rossa”, e dall’altra la contrapposizione tra i due piloti della stessa. Al centro delle polemiche, scoppiate subito dopo una storica doppietta a Melbourne, Leclerc e le scelte del team di Maranello per il 2025. La vittoria di Sainz in stile “lazzaro alzati e cammina” con molta probabilità non verrà ricordata tanto per il suo valore emotivo e sportivo, ma per una serie di titoli rivolti invece a Leclerc. Le polemiche sterili dal grande valore mediatico sono continuate anche dopo il terzo posto di Sainz a Suzuka, come se i duelli tra due piloti di una stessa scuderia non siano mai esistiti. Non sono mancate ovviamente le bordate dalla Spagna con l’intenzione di far notare l’errore commesso a Maranello nel mandar via “El Matador” per un pilota come Hamilton che sta faticando enormemente con la Mercedes e preferire il monegasco che non è mai riuscito a reggere il confronto con il beniamino di casa, l’unico in grado di battere la Red Bull per due volte con una monoposto inferiore.
Sarà proprio quest’ultima la vera chiave di lettura per comprendere i problemi della Ferrari in questo momento? Se tra Sainz e Leclerc scorra buon sangue è relativo se Verstappen rifila 13’’ al primo degli inseguitori in appena dieci giri durante la Sprint Race di Shanghai. Dopo “l’alba rossa” dell’Australia il mondiale era ufficialmente riaperto per tutti, battere la Red Bull era possibile, peccato che Verstappen ci abbia messo appena una gara per dimostrare il contrario. I progressi di quest’anno da parte della Scuderia di Maranello sono chiari e incontestabili. Quattro podi su cinque sono oro per un team che nel 2023 ha faticato enormemente nel comprendere la vettura e scegliere la giusta strategia in gara. Considerando anche che fino a qualche mese fa la Scuderia era un cantiere aperto in fase di completamento con l’addio di figure importati e l’arrivo di nuovi ingegneri e tecnici. Per citare Carlo Vanzini “Vasseur sta cucinando”, sta lentamente rimettendo insieme i pezzi del team per portare il progetto a un livello successivo, ma forse la profusa esaltazione per un terzo posto a Suzuka e un secondo posto nel mondiale costruttori sa quasi di dilettantismo.
Anche perché l’attuale posizione della Ferrari non racconta nulla di più rispetto alle scorse stagioni (secondo posto nel 2022 e terzo posto nel 2023), se non un gap ridotto nei confronti della scuderia di Milton Keynes, mentre quello sulla McLaren e la Mercedes è aumentato. Anche in questo caso, però, è molto difficile fare una stima di quanto si possa essere vicini alla RB20. Per dare un’idea: in Giappone Verstappen era in totale controllo della gara riuscendo ad aggiudicarsi anche il giro veloce nell’ultimo giro dopo averne corsi sedici con la stessa gomma bianca. La sensazione, pertanto, è che tutti più o meno nel corso del 2024 potranno avvicinarsi alla Red Bull, ma nessuno potrà seriamente sfidarla. Un trionfalismo da ridimensionare, dunque. Volendo muoverci ancora per citazioni, Enzo Ferrari usava pontificare che “il secondo è il primo dei perdenti”, sottolineando in maniera sferzante la massima aspirazione a cui doveva tendere la sua creazione.