Marc Marquez sorrideva come se avesse vinto e Pecco Bagnaia, che in effetti ha vinto, festeggiava nel box Ducati la prima di stagione. L’ultimo a sorridere, però, è stato un altro: Fabio Quartararo. Perché lassù, davanti a tutti in classifica, ci sta lui nonostante tutto. Nonostante una Yamaha M1 che non è certo la migliore del mucchio e nonostante una stagione in cui ha dovuto lottare come un leone per chiudere sesto, settimo o ottavo. Mettendo nel sacco punti che adesso fanno la differenza e che restituiscono una certezza: è ancora Fabio Quartararo l’uomo da battere.
Ci siamo esaltati con Enea Bastianini, ci siamo gasati con l’Aprilia e abbiamo pure pensato che forse le Suzuki di Mir e Rins avrebbero potuto tentare il colpaccio, ma qualche giorno fa abbiamo parlato con Giacomo Agostini e ci ha detto una cosa: “I veri valori verranno fuori da Jerez, è lì che comincerà il mondiale”. E, puntualmente, la profezia si è avverata: classifica più definita, podio prevedibile e scenario che non è mai stato così chiaro, con Pecco e Quartararo che, appunto, saranno probabilmente i due chiamati a giocarsi il titolo e Marc Marquez che, se troverà la forma migliore e il miglior feeling con la moto, proverà a disturbarli fino all’ultimo. Solo che se lo scenario sarà davvero questo, l’attore protagonista resterà Fabio Quartararo. Non perché vince di più e è più veloce, ma perché non sbaglia mai. Anche quando di ragioni per innervosirsi ce ne sarebbero a palate, come in quei circuiti in cui la M1 sembra una motocicletta al rallentatore.
Anche oggi sono stati tanti ad avere l’impressione che il campione del mondo francese possa aver voluto non provarci fino in fondo: meglio un secondo posto sicuro, e venti punti, di una vittoria su un avversario che, comunque, non aveva ancora mai vinto e aveva già portato a casa qualche misero bottino. Lui, Fabio Quartararo, il misero bottino non lo ha portato a casa mai e, quando poco o quando tanto, s’è messo da parte un capitale di punti che oggi, a sei gare dall’inizio del mondiale, lo tengono alla importante distanza di 33 lunghezze da quello che, almeno sulla carta, sarà il suo diretto avversario. “Volevo provare a scappare via nei primi tre giri – ha raccontato Fabio – Ma Pecco andava troppo forte e mi sono limitato a cercare di stare con lui e non perderlo di vista. Poi, quando ho visto che il suo ritmo non calava, ho provato ad avvicinarmi, ma ho preferito evitare rischi inutili. Io guido sempre alla stessa maniera, sia quando è per il podio che quando è per l’ottavo posto, perché penso che è così che si vincono i mondiali e vincere anche questo mondiale è tutto ciò che voglio”.