La Ducati non è più quella di Casey Stoner, che vince contro ogni pronostico raccontando una piccola favola italiana, ma non è nemmeno un colosso giapponese con le sue incrollabili tradizioni. La tradizione, a Borgo Panigale, è quella di vincere senza il favore del pronostico, dopo una strada in salita. Non come Marc Marquez con la Honda, imprendibile per anni, e nemmeno quella come Valentino Rossi che andava alle gare con l’unica indecisione di scegliere dove festeggiare la vittoria.
Anche se il finale di stagione 2021 diceva Bagnaia e i test invernali urlavano Ducati, le prime cinque gare dell’anno sono state tutt’altra storia. La Ducati vince, ma non con gli ufficiali. A Jerez, invece, è cambiato tutto: Bagnaia veloce venerdì, da record sabato, impeccabile domenica. Quando un pilota chiude il suo weekend dominando ad ogni buona occasione (pole position, giro veloce, tutta la gara davanti e vittoria) in Formula 1 dicono grand chelem, in italiano diciamo ha fatto paura. A Quartararo che a Jerez è sempre andato più forte degli altri, ad Aleix Espargarò che è salito sul podio con 10 secondi dai primi e pure a Marc Marquez, quarto nonostante una gara passata a sputare sangue con tanto di salvataggio nel finale. Pecco a Jerez è uscito da una lunghissima apnea, coi polmoni che scoppiano e la vista annebbiata, col sorriso in faccia e la voglia di tuffarsi ancora.
Ducati può sorridere della vittoria - lo avevamo scritto anche dopo la pole - perché Bagnaia non è il pilota che si inventa un weekend fuori programma, è uno che costruisce le sue gare con metodo. Lui, a vincere, ci arriva un passo alla volta per non tornare mai sui suoi passi.
Il mondiale non comincia in Europa perché i punti si prendono dal Qatar, è vero però che in Spagna i valori in campo sono stati chiari. Abbiamo visto una gara sincera, vecchio stile, con i piloti più veloci in qualifica e sul passo finire sul podio. Pochi sorpassi, grande intensità: “Oggi abbiamo spinto tutta la gara, sempre costanti in una pista guidatissima - ha spiegato Bagnaia ai microfoni di Sky - È un traguardo incredibile, sono veramente orgoglioso del lavoro che abbiamo fatto fino a qui. Secondo me a Portimaõ eravamo già a questo livello, purtroppo partivamo ultimi. In una pista complicata come Jerez, che ha fatto soffrire un po’ tutte le Ducati, ho capito che questa moto va guidata in maniera un po’ diversa. Ci ho messo un po’ a capirlo, ma quando ho smesso di tentare di adattarla abbiamo cominciato a migliorare. La GP22 una moto da guidare più dolce sul gas, ma nelle piste guidate rende molto meglio, è più agile e chiude alla grande le linee, è un buon passo in avanti”.
La moto, sintetizzando, c’è. Il pilota anche, finalmente incisivo. Le Mans, Mugello e Catalunya lo dovranno confermare, ma sarebbe strano aspettarsi il contrario. Partire così dal Qatar sarebbe stato rinunciare alla strada in salita, difficile e piena di forse, che rende il gusto per la vittoria più dolce: sarebbe stato rinunciare alla strada della Ducati.