“Non corro questo weekend": sarebbe questo il testo del messaggio inviato a Massimo Rivola da Maverick Vinales dopo essere atterrato a Houston, dove era arrivato con l’idea di prendere comunque parte al GP delle Americhe nonostante la morte in gara di suo cugino Dean. Un messaggio inviato dallo stesso pilota spagnolo a seguito di una notte di riflessione e soprattutto dopo che quel volo verso gli Stati Uniti era stato un mezzo incubo. Maltempo, vuoti d'aria e anche l'ipotesi di un atterraggio di emergenza a fare da scenario a uno stato d'animo che, comprensibilmente, faceva già i conti con una sofferenza grandissima. A quel cugino, Maverick Vinales era legatissimo, come dimostra anche la foto postata proprio in questi giorni dal pilota spagnolo, e in ballo ci sono finiti, inevitabilmente, anche emozioni come il rimorso, il senso di colpa, il senso di impotenza. Come se tutto gli stesse suggerendo di starsene a casa, di non salire in sella alla moto e di lasciare che l'uomo (con tutte le sue debolezze) vincesse per una volta sul professionista. Ci ha pensato per una notte, poi all'alba ha scritto quel messaggio ed è salito sul primo aereo per tornare a casa: la vera bandiera a scacchi, questa volta, era stare vicino alla sua famiglia. È una indiscrezione, una ricostruzione figlia di tanti pezzetti messi insieme e di qualche racconto appena accennato, ma le dichiarazioni rilasciate pubblicamente da Massimo Rivola, CEO di Aprilia Racing, lasciano intendere che lo scenario reale non sia stato poi tanto differente. “Me lo aspettavo un po' – ha detto Rivola alla Gazzetta dello Sport - ne avevamo parlato nei giorni scorsi, era indeciso, ci ha provato ma non ci è riuscito".
In casa Aprilia il cuore e l’umanità sono principi veri e quelli di Noale lo hanno già dimostrato in passato. Quindi la risposta di Rivola a quel messaggio è stata altrettanto sintetica e chiara: “Non ti obbligherò mai, decidi con il cuore”. “In Aprilia – ha aggiunto Rivola - siamo una famiglia, anche questa volta ce lo siamo dimostrati. Se avesse deciso di correre, mi sarebbe piaciuto guardarlo negli occhi prima di uscire in pista. Ora ha solo bisogno di un po' di pace, stare con gli affetti e la piccola Nina può aiutarlo. Da qui a Misano avrà tempo per ripartire e tornare più forte di prima”. Non è da tutti nel motorsport. Soprattutto in considerazione dei fiumi di milioni di Euro che scorrono, altri avrebbero fatto appelli a prefessionalità, contratti, penali e cavilli. Di questo Maverick Vinales sembra più che consapevole, tanto che nello spiegare il suo gesto ha aggiunto: "Grazie Aprilia per aver capito la mia situazione e per la gentilezza con cui è stata accettata. Avrei voluto correre per il mio piccolo cugino, ma in questo momento le emozioni sono troppo profonde, è difficile restare distante e concentrato. Grazie a tutti". Ed è difficile, difficilissimo, anche metabolizzare l'accaduto. Soprattutto per un ragazzo che ha già dato modo (non sempre in positivo) di far capire quanto è emotivo, soprattutto per un uomo che da pochi mesi si sente addosso il titolo più pesante: papà. Ha voluto raggiungere la sua famiglia ed è più che comprensibile, con Aprilia che, nel frattempo, sta dimostrando di saper essere a sua volta famiglia. Nei giorni di Austin è stato un continuo di messaggi, scambi di informazioni, video e foto per vivere comunque il box e non sono in pochi in casa Aprilia a pensare che il pessimo fine settimana di Espargarò sia stato anche un po' figlio di una situazione che ha travolto tutti. Nelle famiglie funziona così.
Ecco perchè non sembrano avere alcun senso, se non quello della cattiveria gratuita e della malizia a tutti i costi, i dubbi sui modi di fare di un ragazzo che, pur sapendo che avrebbe comunque avuto pieno sostegno di Aprilia, ha agito ancora una volta sull’impulso. Un impulso che, lo ribadiamo, è più che giustificabile, e che ha dominato ancora una volta nella personalità di un professionista che in passato s'è lasciato andare alla poca ragione. Salire su un aereo e andare via limitandosi ad un messaggio al capo, se davvero è così che è andata, resta un modo discutibile, è vero, ma non è discutibile questa volta. Soprattutto perchè non lo è stato per quelli di Aprilia, che sono gli unici che avrebbero potuto realmente avere qualcosa da ridire. Nel caso specifico c’è una sofferenza tale che tutto diventa insignificante, compreso il fatto che nessuno avrebbe mai chiesto a Maverick di essere comunque in pista o di forzare la propria volontà in barba al dolore di una tragedia come quella che lo ha colpito. Questa volta stiamo con Maverick Vinales, anzi prendiamo proprio in prestito le parole che lui stesso ha utilizzato nel post dedicato alla sua squadra: "Non servono parole"