Il Re si è fatto muto. Lewis Hamilton, il campionissimo al centro del dibattito sui diritti sociali e forte sostenitore del movimento BLM, non ha ancora detto la sua sulla polemica insorta, nelle scorse ore, dopo l'annuncio del nuovo Gran Premio di Formula 1 in Arabia Saudita.
Liberty Media, la società americana che gestisce il circus, ha annunciato la new entry nel calendario ufficiale, facendo infuriare associazioni mondiali per i diritti umani, ma anche semplici tifosi e appassionati.
Proprio nell'anno in cui la Formula 1 si è detta impegnata per il rispetto e la salvaguardia di tutte le minoranze nel mondo dello sport, da quelle religiose a quelle di genere passando ovviamente per il tema caldo del razzismo, uno scivolone come questo ha invertito la rotta.
Tra magliette con i messaggi di pace, arcobaleni sulle livree e minuti di silenzio con inginocchiamento per il Black Lives Matter, la Formula 1 si è presa un impegno preciso, aprendosi a messaggi di pace e speranza capaci di andare ben oltre lo sport.
La notizia che si correrà in Arabia Saudita, uno dei paesi più arretrati al mondo sul piano dei diritti, ha quindi dato il via a una serie di proteste: sui social si inneggia al sabotaggio, l'immagine lampante di quello che dovrebbe essere il layout di un tracciato disegnato come una mano con il medio alzato.
Forte anche la posizione di Amnesty Internation, che si rivolge direttamente a Lewis Hamilton: “Sarebbe incredibilmente importante se Lewis potesse parlare se il pilota più in vista di questo sport fosse disposto a parlare e a dire che in realtà, questo è un Paese che ha un comportamento spaventoso in materia di diritti umani".
E Hamilton? Ancora calma piatta sui social del campione inglese, che pubblica stories con il suo cane e post con ricordi delle sue prime vittorie in pista. Nessun accenno al caos dilagante che si sta muovendo intorno a questa questione, niente in merito al solito interessamento nelle questioni che riguardano i diritti umani.
E neanche a dirlo i tanti detrattori del sei volte campione del mondo non aspettavano altro, e sulle pagine social si grida all'ipocrisia. C'è chi per l'occasione ha rispolverato vecchi video di inizio stagione in cui proprio Hamilton parla dei suoi colleghi e dei meccanici dei paddock che, per motivazioni personali, scelsero di osservare un minuti di silenzio per le proteste razziali ma di non inginocchiarsi, dicendo che chi non prende posizione sta comunque prendendo quella sbagliata.
Un messaggio forte che oggi si rivolta proprio contro di lui, mentre il mondo intero aspetta un suo segno, una presa di posizione che - se non dovesse arrivare - farebbe aumentare ancora le critiche verso questo Lewis attivista.
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