Una pista relativamente nuova, nella sterminata periferia di Nuova Delhi. Il Buddh International Circuit, calcato per la prima volta nella storia dalla MotoGP - in un venerdì di fine estate 2023 - è piaciuto ai piloti. Le premesse, fino a 24 ore fa, erano pessime: i problemi per ottenere i visti e per raggiungere il circuito avevano coinvolto gran parte del paddock, ancora in attesa che l'omologazione della pista (arrivata ieri) garantisse i parametri di sicurezza necessari per disputare un weekend di gara con i prototipi a due ruote più veloci al mondo. Sono stati sufficienti una passeggiata lungo il tracciato (track walk, direbbero quelli bravi) durante un'acquazzone tropicale e due turni di prove cronometrate, per far tornare il sorriso sul volto degli addetti ai lavori, che tutto sommato - nonostante i disagi - ammettono come il Buddh sia stata una piacevole scoperta.
Il layout: un primo settore tortuoso e intricato, spezzato da due rettilinei lunghi e da altrettante frenate brusche, che portano ad una seconda metà di pista tecnica, guidata, con cambi di direzione e pendenza, intervallati da curve piuttosto uniche nel panorama della MotoGP (vedi la 8 e la 9, a formare una lunga destra in sopraelevata). Un misto di caratteristiche che rende una sfida, per team e piloti, trovare il giusto compromesso sul setting. Alla fine però - illuminati dalla luce soffusa di un tramonto imbevuto di foschia, nel mezzo della pianura sterminata dell'Uttar Pradesh (40 chilometri da Nuova Delhi) - i piloti si sono divertiti. Glielo leggi in faccia nel momento in cui si presentano alle interviste e, grondanti di sudore, sono disposti a mettere in secondo piano il caldo umido asfissiante, il basso livello di grip, la sporcizia dell'asfalto fuori traiettoria e l'inesperienza dei marshall (che sono stati addestrati in soli quattro giorni per svolgere le attività di soccorso a bordopista). D'altra parte, la pista indiana non viene utilizzata dal 2013 - anno dell'ultima apparizione della Formula 1 sul Buddh - e nessuno si aspettava la perfezione in quella che coincide con la trasferta più avventurosa della top class da tanti anni a questa parte.
La prima giornata indiana della MotoGP, a dispetto delle attese, oltre ad un'infinita serie di "lunghi" in Curva 1, non ha presentato grossi stravolgimenti in classifica o particolari sorprese. Alla fine, alle 7.45 italiane di domattina, in Q2 vedremo praticamente tutti i big a parte Brad Binder, ostacolato dalle bandiere gialle nel suo ultimo tentativo del time attack. Il sudafricano dovrà vedersela soprattutto con Alex Marquez, Franco Morbidelli e Miguel Oliveira (oggi rispettivamente 12°, 13° e 17°) per strappare l'accesso alla pole. Da segnalare Joan Mir, che con il decimo tempo ha probabilmente archiviato la miglior giornata da quando veste i colori Repsol. Il suo compagno Marc Marquez lo ha preceduto di due decimi, che significano sei posizioni nella MotoGP odierna. L'otto volte campione del mondo (al centro delle voci di mercato) ha sfruttato il traino di Marco Bezzecchi, quinto a quaranta ulteriori centesimi dal leader di giornata Luca Marini. Bene le Aprilia, con Espargaró e Vinales terzo e sesto, e le Ducati che si contendono il Mondiale. Jorge Martin, infatti, ha firmato il secondo tempo a soli otto millesimi dalla prestazione della Desmosedici numero 10. Pecco Bagnaia, nonostante qualche difficoltà a fermare la moto, ha comunque centrato una settima posizione che lo lascia più tranquillo per il prosieguo del weekend.
Luca Marini resta, in ogni caso, il protagonista del venerdì del Buddh. Veloce sin dai primissimi giri della mattinata, il ragazzo di Tavullia ha nuovamente dimostrato di avere grandi doti di adattamento sulle piste nuove, dove tutti partono da zero. Un aspetto in cui, fino a poco tempo fa, Marc Marquez primeggiava per distacco. Luca, ai microfoni di Sky, ne ha parlato così: "Mi sono divertito tanto, in realtà quando arrivo su una pista vado sempre forte. Anche in Indonesia quando abbiamo fatto i test ero davanti alla prima giornata. La pista è molto difficile, ma sono riuscito ad interpretarla bene fin da subito. Già ieri avevamo fatto un bel lavoro, quando abbiamo fatto il giro di pista abbiamo cercato anche di capir bene le linee, stamattina abbiamo lavorato tanto sull'elettronica e al pomeriggio sulle gomme. Ecco sulle gomme la situazione è un po' complicata, perché la soft dietro ha tre compound diversi e sul lato sinistro è molto morbida, anche visto che qui l'asfalto sollecita molto. Il grip in pista è basso, non ai livelli di Barcellona, e sono un po' in difficoltà con il posteriore. Domani infatti vorrei provare la media dietro per la gara. Come si fanno a capire i punti di staccata così rapidamente? Gurdando la Moto3 e la Moto2, comunque, hai già dei riferimenti sulla frenata, perché sai ad esempio che noi stacchiamo sempre 50 metri prima della Moto2. Comunque la pista è migliorata moltissimo dal mattino al pomeriggio; in fondo al dritto al pomeriggio staccavamo al cartello dei 200 metri, in mattinata staccavamo ai 250 metri. E poi Idalio (Gavira, coach del Team Mooney VR46) mi dice sempre che per imparare il punto di frenata è buona cosa staccare forte e andare lunghi al primo tentativo, così poi freni un po' prima ma comunque al limite. È un piccolo segreto (ride)".