Il GP d’Italia rischia di uscire dal calendario a partire dal 2025. Da parte della F1 l’interesse non può essere forzato per via della storia che si portano dietro Monza e Imola, ed è proprio Stefano Domenicali a dirlo: “La storia va sempre ricordata e valorizzata, però non deve essere la scusa per non investire. Da italiano vorrei vedere il mio Paese reagire a una richiesta di crescita che viene da tutti”. Una richiesta di crescita che Sticchi Damiani (presidente dell'Aci) condivide e vorrebbe veder realizzate anche nei due circuiti italiani, ma per farlo sembra si dovrà chiedere una mano al pubblico. Una mano che, secondo Damiani, non sta arrivando, nonostante gli incontri di Domenicali e Briatore con il ministro Matteo Salvini. A parlare chiaro, per la F1, tuttavia, sono i numeri e da quelli bisogna partire.
Quest’anno il numero di biglietti venduti non è per nulla entusiasmante. Nonostante Imola e Monza siano ormai due tappe storiche, si fatica a riempire i circuiti. Intervenuto a La politica nel pallone di Radio Rai, Damiani ha detto la sua in proposito, chiamando in causa le prestazioni di Ferrari, ora quarta con 26 punti (e per ora lontana dal podio), da sempre incisive anche sull’affluenza al GP d’Italia: “Dobbiamo mantenere gli impegni con la F1 e le vendite dei biglietti per le due gare non stanno andando come sperato. Il rendimento della Ferrari è determinante: quando va bene si alzano i picchi degli acquisti”. Insomma, tutta colpa del Cavallino. Ma davvero le cose stanno così? Forse anche il mercato sta dando dei segnali a Damiani e agli organizzatori. Altri due problemi potrebbero aggiungersi all’elenco di cause dell’attuale situazione biglietti. La prima è il prezzo altissimo. Le cifre erano state criticate anche in passato da Flavio Briatore e Jean Alesi, per esempio, a dimostrazione che questo potrebbe essere un ostacolo effettivo al successo del Gran Premio. Stiamo parlando di centinaia di euro che il pubblico inizia a dubitare di voler spendere anche per un altro motivo. L’organizzazione a Monza è risultata carente, sicuramente non all’altezza dei prezzi per gli eventi. Basti pensare alle code infinite per i controlli prima di entrare, la mancanza di cartelli e indicazioni, gli steward non istruiti sulle posizioni, le tribune, o sui parcheggi. Per non parlare dell’imbottigliamento per arrivare a pagare (prima) e ritirare (poi) il cibo. Che per molti tifosi ormai il divertimento non valga più quanto crede l’organizzazione?