Stefano Domenicali non teme le critiche. C’è chi lo accusa di una eccessiva modernizzazione. Accuse contro cui il presidente della Formula 1 fa valere la sua linea, andando avanti per la sua strada. L’obiettivo di Domenicali è quello di riportare la Formula 1 in Africa, evento che non si ripete dal 1993: “Non è un segreto che stiamo ancora vedendo se c’è la possibilità di andare in Africa, perché è l’unico continente che manca”. Domenicali nei confronti dei circuiti storici non fa mai sconti, dato che secondo lui fanno eccessivamente leva sulla tradizione solo per riuscire a strappare contratti con la Formula 1. Il tutto senza avvertire minimamente il bisogno di rinnovarsi verso la F1 del futuro, come il circuito di Monza: “Quando le piste storiche guardano solo dietro c’è qualcosa che non va bene, se invece hanno una buona base per guardare avanti con un futuro diverso è bellissimo. Per questo motivo, con i cosiddetti gran premi storici ci stiamo concentrando per capire qual è la loro visione del futuro. Essere arroganti e credere di avere un futuro garantito perché si corre da 100 anni non è sufficiente. Credo che in questo momento tutti lo stiano capendo, e non stiamo facendo alcun gioco, siamo molto trasparenti con loro, stiamo dicendo che se vogliono essere nel calendario devono fare le cose che riteniamo giuste per loro e anche per la F1. È chiaro che negli ultimi due anni la percezione di questi luoghi storici è cambiata, perché si sono resi conto che il panorama è diverso”.
E ancora: “Per quanto riguarda il numero degli eventi nel Mondiale, mi sembra che l’equilibrio attuale sia abbastanza buono. Direi che in termini di numero, 24 è il numero giusto, e il mix di continenti che abbiamo oggi sembra buono. Ogni gara, non solo in America, ha una personalità diversa, una qualità diversa, una segmentazione diversa dei tifosi”. Non solo, ha parlato anche dei timori a proposito delle tre gare negli Stati Uniti. “Non vedo alcuna cannibalizzazione; sono tutte diverse tra di loro, non vedo alcun problema”.