Punti di forza e debolezze. A volte capita che si sovrappongano perfettamente nel confronto tra avversari. O, almeno, è quello che capita tra Yamaha e Ducati: cercano esattamente ciò in cui l’altro eccelle. Lo ha spiegato dopo i test di Misano anche Pecco Bagnaia, dicendosi soddisfatto per il materiale provato nei due giorni romagnoli, ma anche consapevole che ci sono ancora alcune criticità su cui lavorare.
“Stiamo lavorando al contrario della Yamaha – ha detto alla Gazzetta - a loro serve potenza e a noi più velocità in curva. Ci siamo concentrati su questo dall’inizio dell’anno e continuiamo nella stessa direzione. La velocità è importante, ma non è la cosa principale. La Yamaha è migliore di noi in agilità e stabilità, magari aumentando la potenza perderanno un po’ in altri ambiti. Puntiamo sul telaio, da fuori la Ducati può sembrare la moto perfetta, ma in curva la Yamaha è migliore. Anche perdendo un po’ di velocità preferirei avere più agilità”. Insomma, la solita storia: l’erba del vicino è sempre più verde. Ma a beneficiarne è il mondiale, combattutissimo quest’anno dopo che Pecco Bagnaia ha cominciato a macinare risultati su risultati, e già combattuto pure per l’anno prossimo, visto che proprio ai test di Misano la Ducati ha lavorato alla ricerca dell’agilità e la Yamaha ha lavorato alla ricerca della velocità. Nel 2023, ormai sembra chiaro, le due moto saranno ancora più simili, pur mantenendo dna differenti.
Ma se Ducati ha lavorato solo in ottica 2023 (almeno per quello che è dato sapere), in Yamaha si sta pensando di portare alcuni dei nuovi materiali già a Aragon. Lo ha lasciato intendere Franco Morbidelli, soprattutto per quanto riguarda il nuovo telaio, ma non è chiaro se anche Fabio Quartararo vorrà rischiare o se preferirà lasciare le cose come stanno, magari cedendo un po’ in termini di velocità massima, ma evitando di andare a stravolgere un assetto complessivo che gli ha comunque permesso di essere davanti in classifica generale e con ancora 30 punti di distacco. Bagnaia, di contro, è consapevole dell’impresa che dovrà tentare: “Se le vinco tutte e Fabio arriva sempre secondo, allora ci sarà il sorpasso”. Quasi impossibile, viene da dire, ma c’è da provarci e con quello che si ha: “La Desmosedici – ha concluso il pilota di Chivasso – è un’ottima moto. Ma la velocità non è tutto, è ancora difficile da guidare e dobbiamo renderla più facile”.