Oggi in Turchia ha vinto l’esperienza. Quella, ormai sconfinata, di Lewis Hamilton, che ha raggiunto Michael Schumacher a quota sette titoli nel modo migliore. Con una vittoria in grado di dimostrare anche ai più scettici di che pasta è fatto veramente. Si è preso una gara che non doveva essere sua con una maturità agonistica impressionante e un talento strabordante. Perché, con una Mercedes tutt’altro che perfetta nel danzare sull’asfalto di ghiaccio di Istanbul, ha fatto una differenza abissale rispetto a Valtteri Bottas, che sulla scivolosa pista turca ha continuato a piroettare, senza andare nemmeno a punti.
Ma anche l’esperienza di Sergio Perez, capace di gestire delle gomme al lumicino, resistendo stoicamente fino all’ultimo, con la consapevolezza del rischio che tutto si sciogliesse come neve al sole per una foratura che sentiva vicina e minacciosa. Aggrappandosi ad un secondo posto che Leclerc ha cercato di togliergli a tutti i costi. Perché Sergio voleva dimostrare forte e chiaro che lui le occasioni se le prende e se le mangia in un sol boccone. Una prova di orgoglio da parte di chi sa che la propria esperienza in F1 è quasi al capolinea, pur avendo ancora tutti i mezzi per brillare.
E l’esperienza di Sebastian Vettel, che oggi è rinato dalle sue ceneri come una fenice. Su una pista di ricordi dolci, al sapore di quella vittoria che ora gli manca come l’aria, Vettel si è ritrovato alle prese con quel bagnato su cui si era perso ad Hockenheim nel 2018. Perché Sebastian è ancora il campione che è stato, che sarà in futuro. Oggi lo ha dimostrato con una partenza da cineteca, che lo ha catapultato in quarta posizione. E lo ha ribadito per tutta la gara, dal primo stint con le full wet con la furia del cannibale alla beffa ai danni di Leclerc sul finale, per prendersi quel podio che gli spettava, e che francamente meritava.
E l’esperienza si è anche vista anche nella classe di Sebastian, che, appena sceso dalla sua monoposto nel parc fermé, ha voluto andare a stringere la mano al suo rivale di sempre, Lewis. Che, investito dall’onda d’urto dell’emozione per la vittoria del settimo titolo mondiale, non aveva il coraggio di scendere dall’abitacolo e togliersi il casco per mostrare il suo lato più bello, e quindi prezioso. Le lacrime di un uomo che dalla vita ha avuto più di quanto potesse immaginarsi e resta attonito, incredulo, a riflettere. E Sebastian questa sensazione la conosce bene, anche se sembra così lontana, affogata in una nebbia di incertezza. Che oggi ha finalmente dissipato salendo sul podio con Lewis e Sergio, splendidi trentenni non paghi, proprio come lui.
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