Questione di secondi, pochi, pochissimi, quelli che hanno salvato Romain Grosjean, quelli del suo istinto di sopravvivenza. Si parla di 28 secondi in totale per uscire dalle fiamme, circa 9 per uscire dalla monoposto. Lo stesso pilota, in una prima intervista post incidente, ha parlato di quei pochi attimi, confermando quello che in molti pensavano: "A me quei secondi sono sembrati molti di più. Ho pensato a molte cose, dopo aver visto l'arancione tutto intorno a me e il caldo del fuoco divampare improvvisamente".
Quello che sappiamo però, ad oggi, è che tra le cose fondamentali per la sopravvivenza di Grosjean - oltre all'halo e alla cellula di sicurezza della monoposto - c'è sicuramente l'abbigliamento ignifugo dei piloti.
Proprio su questo punto è arrivata un'interessante analisi dell'ex pilota indiano Karun Chandhok, oggi commentatore, che ha spiegato: "la FIA ha solo quest'anno aggiornato le tute ignifughe indossate dai piloti, che hanno aumentato il loro tempo di resistenza al fuoco da 10 a 20 secondi. Tuttavia, i guanti dei piloti sono del precedente design a prova di fiamma di 10 secondi".
Un dettaglio che potrebbe spiegare perché le maggiori ustioni riportate da Grosjean siano state quelle proprio quelle alle mani, un dettaglio che sembrava invece da imputare semplicemente al fatto che, con le mani, il pilota ha scavalcato il guardrail e si è liberato dalla monoposto.
Quello che dice Chandhok è comunque un'ulteriore riprova della grande verità che insegna questo incidente, fortunatamente concluso nel migliore dei modi: gli sviluppi tecnologici in termini di sicurezza, in Formula 1, sono il vero miracolo. Fortuna sì, ma anche tantissimo lavoro. E anche senza queste nuove tute, probabilmente, quei 28 secondi di Grosjean non sarebbero stati gli stessi.
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