La MotoGP torna finalmente in pista per due giorni di test, i primi della stagione, sul circuito di Sepang. Saranno i primi senza Valentino Rossi, ma anche i primi dopo due anni di sviluppo bloccato da Dorna a mostrare delle evoluzioni sostanziali. Il passo più lungo sembra averlo fatto la Honda, alla ricerca di una moto più guidabile, mentre la Ducati - piloti inclusi - appare ancora una volta la moto da battere. Ne abbiamo parlato con l’Ingegner Giulio Bernardelle e lui, come sempre, ha risposto con spunti interessanti e con la visione di chi le corse le ha vissute da vicino. Lo rincorriamo al telefono, poi richiama lui scusandosi: “Sono giorni veramente tirati - spiega - Io gestisco un’azienda (In-Motion Group, ndr.) che ho fondato nel 2005, che adesso ha diciassette persone che ci lavorano. Costruiamo componenti per l’industria della moto, in particolare ruote. Sono stati due anni tribolati per via della pandemia e negli ultimi mesi facciamo fatica a trovare materia prime”.
Come è nato il progetto?
“Quando smisi di seguire la MotoGP cominciammo a fare progettazione. Nel 2007 depositai il brevetto di una ruota particolare - si chiama Kineo - che ha preso piede ed ha una nicchia di mercato interessante, produciamo circa sette, ottomila ruote l’anno. Sono alto di gamma, è un mercato simile a quello delle ruote in carbonio per le biciclette da corsa. Facciamo anche dei primi equipaggiamenti, per esempio su MV Agusta, ma sono sempre numeri abbastanza limitati”.
Bello!
“E abbiamo anche un’altra attività, l’abbiamo ripresa in mano da un paio d’anni: si chiama Zaeta, ed è la moto (progettata da lui, ndr.) con cui facciamo le gare di flat track. Abbiamo vinto un paio di volte la coppa del mondo e due volte il campionato italiano, così nel 2020 ho acquistato il marchio. Siamo partiti lo scorso anno e abbiamo chiuso secondi nel campionato del mondo e per la prima volta quest’anno abbiamo due piloti, l’idea è quella di vincere il mondiale”.
Chi sono i piloti?
“Kevin Corradetti, che è il giovane più forte in Europa - che l’anno scorso ha fatto secondo nel mondiale e ha vinto l’italiano - e da quest’anno si è aggiunto Daniele Moschini. Sono entrambi marchigiani e sono entrambi veloci”.
E le gare, quando cominciano?
“L’italiano a fine primavera, mentre il mondiale a settembre. Lo concentrano in due mesi, facciamo 5 prove in Europa”.
Pensavo che alcune gare fossero negli Stati Uniti.
“In America l’AMA organizza meglio il campionato ed è più seguito, qui è una cosa da appassionati, però non si sono mai messi d’accordo con la FIM”.
Adesso che Valentino Rossi non ha più l’impegno del mondiale però si potrebbe fare qualcosa con lui.
“Assolutamente, pensa che la Zaeta è nata da un’idea del suo fondatore che aveva conosciuto e parlato a lungo con Graziano Rossi. Graziano gli ha raccontato che i piloti si allenano con moto particolari e lui ha cominciato a svilupparle”.
Le moto stanno scendendo in pista per i test di Sepang: cosa possiamo aspettarci?
“Allo shakedown non si sono viste grossissime novità rispetto a Jerez, quando provarono a fine stagione. La Honda è sicuramente la moto che è stata evoluta di più, la cosa che mi fa riflettere è che è una delle rare volte in cui stanno seguendo gli altri in termini di sviluppo. A memoria, l’ultima volta che l’hanno fatto era il 2001, quando costruirono la 250 con motore a due cilindri e due alberi controrotanti ispirata all’Aprilia di allora. Fu la moto con cui Daijiro Kato vinse il mondiale. Probabilmente la Honda ha deciso di smettere di fare una moto estrema che solo Marc Marquez era in grado di guidare e adesso, almeno in apparenza, c’è questa volontà di seguire quanto fatto da Ducati”.
Per esempio?
“Si vede la parte posteriore, con quel codone molto voluminoso, che dovrebbe contenere il mass dumper, e anche l’andamento degli scarichi è molto simile a quello che ha Ducati. Probabilmente hanno pensato di fare una moto più facile, o se non altro meno estrema”.
Passando a Ducati invece, ha fatto sorridere la frase di Gigi Dall’Igna, “abbiamo lavorato per tirare fuori più cavalli”: verrebbe da chiedersi se non fossero già abbastanza.
“Gigi ce l’ha nel DNA, lui è nato come motorista ed ha sempre seguito i motori, in particolare nei primi anni all’Aprilia. Cercare la prestazione di picco è un po’ il suo, ma in realtà Ducati ha un grandissimo vantaggio - che secondo me è proprio di carattere motoristico - che fa si che questo motore, con la giusta messa a punto, l’elettronica e tutto il resto ha la migliore erogazione di coppia della MotoGP. Non solo riescono a scaricare cavalli, riescono anche a mantenere trazione e a non sollecitare in maniera esagerata la gomma posteriore. Secondo me questa è la chiave”.
Più della velocità massima quindi.
“Secondo me si, nei transitori sono quelli che hanno la capacità di scaricare a terra più potenza degli altri. Questo non vuol dire che gli altri abbiano un motore poco potente, ma che la messa a punto e la gestione dell’erogazione del motore Ducati è eccezionale. Questo è il loro grandissimo vantaggio”.
Aprilia invece sembra aver fatto poche evoluzioni, l’impressione è che stiano lavorando per mettere Maverick a suo agio.
“Si, Aprilia e KTM secondo me devono soprattutto fare il punto della situazione, per capire a che livello di sviluppo sono e trovare una messa a punto di base per andare bene su tutti i circuiti”.
Cosa che dovrà fare anche la Honda...
“Eh si, di sicuro”.
Pare invece che Suzuki abbia trovato i cavalli che chiedevano i piloti e, in generale, sembra una moto competitiva.
“Suzuki e Yamaha forse sono sempre il riferimento in termini di costanza, perché hanno dimostrato di andare bene in ogni pista. È quello che dicevamo poco fa in termini di messa a punto di base. È chiaro che entrambe hanno evidenziato dei limiti lo scorso anno, ma secondo me sono soprattutto di carattere motoristico. Ma come non ritengo che il vantaggio di Ducati sia la velocità massima, non ritengo nemmeno che lo svantaggio di Yamaha e Suzuki sia la velocità massima sui rettilinei. Credo invece che paghino nell’erogazione del motore e che dovranno lavorare su quello”.
Un altro aspetto di cui nessuno ha ancora parlato ma che, purtroppo, potrebbe essere determinante anche quest’anno sono le gomme Michelin. L’anno scorso avevamo parlato di un loro possibile sviluppo.
“Durante il primo anno di pandemia, il 2020, era stato annunciato che avrebbero prodotto una gomma anteriore evoluta tra la fine del 2021 e l’avvio della stagione 2022. Ora hanno annunciato che non verrà sviluppata, quindi pare stiano lavorando - da quanto si sa - sulle mescole, ovvero sulla scelta della gomma da portare nei vari circuiti. In realtà stanno facendo poco”.
Parlando di piloti invece cosa c’è da aspettarsi da questa MotoGP 2022?
“Marc Marquez è quello che mi incuriosisce di più, bisogna capire a che livello fisico si presenterà. Lì secondo me c’è ancora un punto interrogativo, anche se poi l’abbiamo imparato a conoscere e abbiamo capito che è un grandissimo combattente, di certo però ha da fare i conti con il fisico. Poi c’è la nuova generazione di piloti che sta mandando in pensione tutti gli altri, i vari Bagnaia, Martín, Mir, Rins… Tutti ragazzi che hanno dimostrato di andare forte e di avere una guida che si adatta molto alle caratteristiche della Michelin, soprattutto dell’anteriore. Infine metto un punto interrogativo su Dovizioso, che nelle poche gare che ha fatto l’anno scorso l’ho visto veramente in ritardo in termini di preparazione”.
Pare che le gomme usate in Moto2, poco performanti e con poco grip, stiano aiutando i piloti che salgono di categoria a sfruttare al meglio la MotoGP.
“Questa cosa è legata soprattutto ad un tipo di guida che riguarda l’ingresso in curva. I piloti che vengono dalla Moto2 entrano in curva come la Michelin anteriore ti impone di fare in MotoGP. Il loro vantaggio è questo, mentre se rivedi delle gare del passato con Valentino Rossi e Andrea Dovizioso con la Bridgestone facevano delle staccate spaventose, con la moto tutta sull’avantreno. Ecco, quelle cose lì non le puoi più fare. O ti adegui, o non sei più competitivo”.
Dalla MotoE della Ducati cosa c’è da aspettarsi?
“Rispetto a come erano messi con la MotoE di Energica dovrebbe essere una sorta di rivoluzione. Sarà una vera moto da corsa con telaio, ciclistica e tutto il resto fatto per le corse. Secondo me potrebbe essere un grandissimo salto di qualità, poi dal punto di vista delle prestazioni mi aspetto che a livello di peso, inerzia e bilanciamento sia molto più vicina alla MotoGP rispetto a prima. Sarà molto interessante, anche per i piloti”.