La MotoGP 2021 è tornata ad essere indecifrabile. Con pronostici costantemente smentiti, tanti pretendenti alla vittoria e nessun favorito al titolo. E se Marc Marquez è finalmente tornato, per vederlo competitivo dovremo aspettare ancora molto, forse addirittura fino a settembre. Il che significa che a giocarsi il mondiale, anche quest’anno, saranno altri. Come i piloti Ducati, velocissimi a Jerez nonostante sulla carta fosse una pista più favorevole a Yamaha, o Joan Mir che continua a prendere punti con la stessa regolarità che gli ha permesso di vincere il mondiale lo scorso anno. In tutto questo Valentino Rossi appare in estrema difficoltà, vittima di prestazioni che non possono essere soltanto da imputare ai 42 anni del pesarese. Ne abbiamo parlato con l’Ingegner Giulio Bernardelle di In-Motion Group, voce tecnica del DopoGP con Nico e Zam su Moto.it. Ecco cosa ci ha raccontato.
Valentino Rossi ha un problema tecnico: il pacchetto moto, gomme pilota non funziona al meglio. Che idea ti sei fatto delle sue condizioni?
“È una domanda da 10 milioni di dollari! Penso che i problemi di Valentino siano legati principalmente a due fattori. Uno di carattere tecnico e l’altro più legato allo stile di guida. Tra l’altro anche se non è un pensiero molto di moda io lo ritengo ancora assolutamente in grado di competere nella MotoGP attuale. Anche perché, da tecnico, devo dire che negli ultimi due anni non ho mai visto nessuno innalzare il livello della categoria come è successo quando sono approdati in MotoGP Marquez prima e Vinales poi, o ancora prima Jorge Lorenzo. In quei momenti Rossi è rimasto al passo. E negli ultimi due anni (nonostante ci siano dei giovani validissimi) nessuno ha sconvolto il livello della categoria”.
Quali sono questi due problemi?
“Valentino non è riuscito ancora a modificare il suo stile di guida, perché guida ancora caricando eccessivamente l’avantreno. È un pilota dotato di una staccata molto aggressiva, motivo per cui avrebbe bisogno di un avantreno che lo sostiene di più per applicare in maniera efficace il suo stile. Poi, ma è un parere personale che mi sono fatto anche parlando con Luca Cadalora, secondo me la situazione tecnica del team che lavora con Valentino non è al livello di chi, ad esempio, lavora con Morbidelli. E quindi Valentino secondo me ha perso un po’ la qualità in generale delle persone che lo circondano. Anche se magari singolarmente sono persone valide dal punto di vista tecnico. Ma penso che l’alchimia del team si sia un po’ persa".
Il budget del Team VR46 in MotoGP permetterebbe a Rossi di scegliere la moto migliore per il suo stile di guida. Le cose potrebbero risolversi con Ducati?
“Secondo me no. È un problema che considero al 70-80 percento legato alla caratteristica della Michelin anteriore. Chiaramente lui si lamenta soprattutto del posteriore, perché senza abbastanza trazione in uscita di curva gli viene naturale compensare con staccate aggressive, lo fanno tutti i piloti. Se fosse a posto in accelerazione potrebbe avere una staccata più dolce e quindi mettere meno in crisi l’avantreno. Il problema fondamentale, a mio modo di vedere, è legato alla gomma anteriore della Michelin. La Michelin dichiara da due anni che porterà una carcassa più rigida (non una mescola, ndr.) però fino ad ora non è successo. Sembra che la stagione buona sarà il 2022, ma fino a quel momento lì credo che difficilmente Valentino riuscirà a tornare competitivo se non in qualche occasione”.
“Certo, la Suzuki potrebbe essere una moto valida per lui, anche se credo che alla fine incontrerebbe le stesse difficoltà che ha adesso con Yamaha. Chiaramente in altri team potrebbe trovare una squadra più valida, in grado di coprire meglio i problemi con la messa a punto, ma le sue difficoltà secondo me sono legate alla gomma davanti. Difficilmente potrà cambiare qualcosa se non sarà la Michelin a cambiare”.
Possiamo dire che il vero problema di Marc Marquez ora è la Honda?
“No. Secondo me se Marc Marquez fosse a posto come prima dell’incidente sarebbe allo stesso livello della gara dello stesso anno a Jerez. Perché sostanzialmente non è cambiato nulla a livello tecnico. Le moto non sono cresciute in maniera così considerevole, fatta eccezione per qualcuno che ha trovato un assetto leggermente migliore con la nuova carcassa Michelin. Una gomma che ha dato, per esempio, molti problemi ad Andrea Dovizioso. Marc Marquez invece l’aveva provata nei test invernali e in gara stava andando fortissimo. La situazione da lì non è più cambiata, non penso che Honda abbia perso completamente la strada con la moto 2021, anche perché lo sviluppo dei motori era congelato. Se Honda avesse cambiato qualcosa a livello ciclistico e Marquez non l’avesse apprezzato, sicuramente sarebbero tornati indietro. Quindi io immagino che sia soprattutto lui a non essere in forma”.
Quindi possiamo dire che i risultati di Marc dipendano dal suo stato di salute.
“Si. E da una caratteristica che potremo valutare anche con Dovizioso se tornerà a correre il prossimo anno. Nel momento in cui un pilota resta lontano dalla guida e dalle gare per così tanto tempo, ha bisogno di un po’ per abituarsi ai riflessi e alla prestazione fisica necessaria alla guida di una moto simile. Anche uno come Marquez”.
Questo perché il livello è così alto che non ci si può mai fermare?
“Esatto, anche perché molto semplicemente non c’è nulla che possa permettere al pilota di replicare la guida di una MotoGP. Lui non ha la possibilità di allenarsi a quel livello in termini di riflessi per essere competitivo. E con così poche possibilità di provare durante l’anno è chiaro che rimanere lontani rischia di diventare complesso”.
Quanto è veritiera questa vittoria Ducati a Jerez? La Desmosedici è la moto da battere?
“Io penso che Ducati sia ad un livello molto alto, sicuramente lo sono in termini motoristici. Complessivamente credo che su tutto l’arco della stagione Suzuki e Yamaha siano ancora un pelino superiori. Pur non avendo picchi di prestazione così elevati su qualche circuito vanno bene ovunque, e soprattutto la Suzuki lo ha dimostrato lo scorso anno. Evidentemente poi queste sono stagioni strane, con gare che si giocano su un equilibrio molto fragile: i piloti non possono osare troppo, né in frenata sull’anteriore né in accelerazione sulla gomma posteriore. Quindi è logico che sono anche gare che si vincono con un minimo di astuzia e di fortuna".
"Un pilota che parte dietro ha molte meno possibilità di fare rimonte come quelle che potevamo vedere nelle stagioni scorse. Un pilota che invece parte davanti - e sa come dosare le forze - ha più possibilità di fare bene in gara. Per cui fare previsioni diventa molto difficile, quasi impossibile. In conclusione non vedo una Ducati dominatrice, pur avendo una moto assolutamente competitiva”.