Valentino Rossi ha chiuso la sua qualifica al 17° posto. Ed è sceso dalla moto quasi tranquillo, sereno. Non si dispera perché il problema è sempre lo stesso da Barcellona 2019, dalla nuova Michelin che ha dato tanti problemi anche ad Andrea Dovizioso. Il Team ha fatto l’impossibile, ed anche se David Munoz non ha l’esperienza di Ramon Forcada poco importa. Manca grip al posteriore, la guida è troppo aggressiva, la gomma non rende. Inutile (o comunque non abbastanza incisivo) il lavoro sul mono ammortizzatore, sul freno motore e sulla distribuzione dei pesi. Inutili anche i dati di Maverick Vinales e Fabio Quartararo, che pure guidano la stessa moto di Valentino e che hanno lasciato il Qatar con una vittoria a testa.
I risultati non arrivano, anzi. Ad ogni Gran Premio è lì, nella parte bassa della classifica, il suo nome sparisce quando la grafica mostra qualche informazione in più sui primi. Gli mancano due decimi anche quando tutto sembra funzionare, quando - per esempio - chiude con un quarto tempo in qualifica dietro a Bagnaia. Dare tutta la responsabilità all’anagrafica, però, sarebbe troppo semplicistico. Sarebbe poco vero, perché Valentino Rossi potrebbe non essere più esplosivo come un tempo, ma non è un pilota da fondo dello schieramento. È uno che oggi può giocarsi il podio quando le cose vanno bene, anche vincere con un po’ di fortuna.
Forse Valentino deve cambiare, ancora una volta, il suo stile di guida. Lo ha fatto con l’addio alle 500, si è ripetuto con l’arrivo di Lorenzo e Stoner e poi di nuovo quando le tute hanno cominciato ad avere le saponette anche sui gomiti. Scende di più con la testa, il corpo completamente appeso alla moto. Serve di più, però. Serve violentarsi, sradicarsi, traslocare. Cambiare lavoro dopo più di vent’anni, ricominciare in un altro posto, in un’alta città. Dimenticare tutto per ripartire da un foglio bianco.
Come, a 42 anni? Come ha sempre fatto: andando avanti contro la normalità, contro l’opinione di tutti. Contro chi dice che ormai è tardi e che ha fatto il suo tempo. Alla fine, se corre ancora, è per questo: dimostrare al mondo che Valentino Rossi può fare cose che altri non possono. Come il Marchese del Grillo.
“Rassegnazione? A me dispiace moltissimo - ha spiegato Valentino in conferenza stampa - ma durante la mia lunga carriera ho capito che non serve tanto innervosirsi e arrabbiarsi. Bisogna rimanere concentrati, lavorare su tutto quello che si può. E’ chiaro che noi vorremo essere più davanti, dobbiamo continuare a lavorare. Stiamo cercando di fare di tutto sul setting della moto e anche sulle linee, sullo stile di guida, al momento non siamo veloci come vorremmo”.
Sta lavorando per cambiare le cose, perché non è lì per fare numero o togliere la moto ad un altro. È lì per vincere e andare più forte degli altri. Ma la sensazione è che servirà un punto di rottura: come in una relazione, in un governo che non funziona, in un’azienda in difficoltà. Bisogna arrivare ad una crisi per mettere in dubbio tutto e ripartire più forti. Lui è Valentino Rossi, troverà il modo di farlo.