Otto punti in due. Il bottino del Team Petronas dopo le prime gare in Qatar è imbarazzante considerato il talento e il palmares dei piloti schierati: l’immenso Valentino Rossi e l’allievo Franco Morbidelli, vice-campione del mondo in carica e tre vittorie conquistate nel 2020. Con le M1 di Maverick Vinales e Fabio Quartararo che volano, è una Yamaha a due velocità quella che si presenta al primo appuntamento europeo. I saliscendi di Portimao saranno un po’ la cartina di tornasole per team e piloti, chiamati a invertire la rotta.
I dieci giorni di pausa sono serviti ai piloti per ritrovare la fiducia e ricaricare le batterie. “Da parte di Yamaha ho ricevuto le spiegazioni relative ai problemi tecnici che abbiamo avuto in Qatar e anche tutte le rassicurazioni del caso”, racconta Morbidelli. “Adesso dobbiamo ripartire da un foglio bianco. Su questa pista lo scorso anno siamo andati fortissimo e abbiamo dei riferimenti perché la moto non è cambiata”. La moto, appunto. Unico tra le tre punte Yamaha a guidare una moto vecchia, Morbidelli deve tenere a bada anche la sua mente, oltre ai cavalli della M1. I risultati dello scorso anno facevano infatti sperare in una decisione diversa da parte dei giapponesi e con questa delusione Franco ci deve in qualche modo convivere. “La motivazione non cambia, ma devo accettare questa condizione. Lo devo fare perché non ho altra chance”, confessa Morbidelli, “Il mio obiettivo è cercare di conquistare una condizione migliore, non è battere i miei compagni di marca. Mi motiva diventare un pilota migliore”. Ma il podio del 2020 è ripetibile? “Affronto questo fine settimana non con lo spauracchio dei due risultati disastrosi dei Qatar, ma con la consapevolezza che lo scorso anno qui siamo andati forti. Consapevolezza”, precisa Morbidelli, “non speranza, perché mi suona troppo disperato”. Le risposte mature e politicamente corrette spalancano presto il fianco ad una condizione mentale di fiducia e motivazione che deve essere coltivata.
“La situazione di Franco mi ricorda un po’ la mia situazione a fine 2005 (quando aveva chiuso vice campione del Mondo MotoGP con la Honda del team Gresini)”, racconta Marco Melandri, oggi commentatore di Dazn. “Per Franco sarà un anno molto duro. E’ stato infatti il miglior pilota Yamaha per tutta la seconda metà del 2020 ed era lecito aspettarsi un trattamento da pilota buono. Quando alla fine non l’ottieni e vedi gli altri compagni di marca andare più forte perché hanno una moto migliore, la motivazione scende. Inizi a perdere fiducia e confidenza, due elementi fondamentali per essere veloci, ed entri in un vortice. Franco potrà fare delle belle gare, ma la delusione di guidare una moto inferiore è una sorta di tarlo, che va tenuto a bada per tornare incisivo come a fine 2020.
E Valentino Rossi? “Anche per Vale sarà una stagione dura”, racconta Melandri che offre un interessante spiegazione sulle difficoltà del Dottore. “Il livello della MotoGP è altissimo e gli anni si cominciano a sentire. Valentino si trova a combattere con una nuova generazione agguerrita di 20 anni più giovane, con un livello tecnico ed un approccio diverso. Non è solo l’età, è un insieme di cose. Le MotoGP di oggi, complici anche le nuove gomme Michelin, richiedono una guida diversa. Cambiare stile guida per un pilota è innaturale. Snaturarsi vuol dire che devi pensare a modificare il tuo stile di guida e come pensi, hai già perso tempo”.
Da parte sua il nove volte iridato sembra più sereno: “Il costante adattamento fa parte del nostro mestiere”, risponde Valentino, che non cerca scuse. “dobbiamo continuare a lavorare duro, sulla messa a punto, sull’elettronica, sullo stile guida. Ma alla fine, ogni gara è una storia a sé. Adesso guardiamo a Portimao, una pista molto impegnativa dove è difficile trovare il limite”, sorride Rossi, eterno Peter Pan.