Cosa sia successo il 2 aprile a Melbourne durante il GP d’Australia non è ancora chiaro. Il rimpallo delle colpe rischia di penalizzare solo i sei tifosi, che ora rischiano, secondo Tom Mottram, il direttore generale delle operazioni del Gran Premio, l’interdizione a vita dalle gare per la loro invasione di pista durante l’ultimo giro finale sotto Safety Car e prima della fine della gara. Un atto pericoloso, per loro e per i guidatori, ma anche la dimostrazione che qualcosa, forse, potrebbe non aver funzionano a livello di organizzazione e sicurezza dell’evento. Davvero è possibile dare tutte le colpe ai sei tifosi? Nello specifico, l’indagine interna sembra tendere proprio verso questa versione, soprattutto ascoltando le parole di Mottram: “Esamineremo i poteri di cui disponiamo e di cui dispone la polizia dello stato del Victoria in base alla legge sui grandi eventi sportivi che ci riguarda e alla legge sui gran premi. Abbiamo identificato cinque-sei persone che hanno violato la pista in anticipo e vogliamo parlare con loro. Non è una cosa che tollereremo o accetteremo mai: la gente deve rendersi conto che quanto accaduto è stato molto pericoloso. Scopriremo quale fosse il movente, e se si trattasse di qualcosa che hanno fatto con intenzioni dolose. Non vorrei saltare a nessuna conclusione prima di aver avuto l’opportunità di parlare con loro”.
Le parole suonano garantiste, ma i contenuti sono tutt’altro che neutrali. C’è forse uno scarico di responsabilità? Se pensiamo che non è neanche la prima volta che Melbourne si mostra carente in fatto di sicurezza (l’anno scorso dei tifosi erano arrivati in corsia box mentre Alex Albon stava tornando in pista), forse un po’ di autocritica in più non farebbe male. Stando anche a quanto dichiarato dai commissari, che avrebbero rilevato un’infrazione del Codice Sportivo Internazionale e chiederanno al World Motor Sport Council della FIA di capire se si dovrà procedere a sanzionare il circuito, nonostante le ammissioni dell’AGPC sui buchi nella sicurezza e la promessa di intervenire direttamente dall’interno, ancora più assurda sembra la tirata di giustificazioni da parte di Mottram, che riesce a scomodare persino la pandemia: “Quello che stiamo riscontrando è che, dopo il COVID, i comportamenti e le dinamiche della folla sono cambiati. I nostri primi risultati suggeriscono che in passato il pubblico degli sport motoristici era un pubblico rispettoso. Nel contesto post-Coronavirus stiamo certamente scoprendo che ci sono nuovi e giovani fan che sono venuti all’evento e che non capiscono bene la natura non sicura e i pericoli in cui si mettono quando intraprendono questo tipo di azioni”.