Lo scenario è da anni Novanta, quando gli hooligans seminavano terrore, disordini, feriti, morti in tutta Europa. Arrivano i tifosi inglesi a Napoli per Italia-Inghilterra, che è nei radar del Viminale da almeno una settimana. Dovrebbero essere intorno alle cinquemila unità, una buona fetta si troverebbe a Roma da giorni, mimetizzati anche allo Stadio Olimpico in occasione del derby. Supporter del West Ham - gemellati con il tifo laziale - che, come ricostruito da Il Messaggero, sarebbero entrati in contatto con gli ultras della Roma. Sempre all’Olimpico per il derby si sono segnalati ultras polacchi, tedeschi - compreso il fenomeno con la maglia con la scritta Hitlerson, su cui la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per incitamento all’odio razziale -, poi i bulgari del Levski Sofia, anche un gruppetto del Real Madrid. Anche quelli della Dinamo Zagabria, nuovi amici del cuore dei romanisti, nemici giurati di quelli della Stella Rossa, a loro volta gemellati con gli ultras del Napoli. In uno spicchio di stadio insomma è stata scattata la foto ad alta risoluzione della rete che tiene assieme gli ultras in Europa. Una rete trasversale, con agganci, contatti e una grande disponibilità di risorse. Si muovono in anticipo, seguendo i precetti del loro codice, le loro regole d’ingaggio. Il trend è in crescita e i rapporti oltre confine sono sempre più stretti: gli ultras della Juventus sono legati agli olandesi del Den Haag, i romanisti anche con i “colleghi” del Panathinaikos. Restando in Serie A, c’è il legame, con presenza nelle reciproche curve, tra ultras della Salernitana e dello Schalke 04. Il tifo organizzato del Napoli è legato con quello del Borussia Dortmund, il celebre Muro Giallo. Questa è solo un’analisi parziale dei rapporti tra ultras di paesi diversi.
L’escalation è partita con il furto dello striscione dei Fedayn della Roma a opera dei tifosi serbi della Stella Rossa, avvistati in giro per Roma. Un gesto di “vicinanza” verso gli ultras del Napoli dopo gli incidenti dell’8 gennaio in autostrada tra frange del tifo organizzato romanista e napoletano. Una passeggiata nella Capitale e il ratto di un simbolo del tifo ultras. In codice si tratta di una specie di dichiarazione di guerra, sottoscritta e firmata dai serbi che hanno bruciato lo striscione della discordia. Il secondo episodio, l’invasione degli ultras dell’Eintracht Francoforte a Napoli per il ritorno degli ottavi di finale di Champions League forse, anzi sicuramente, è l’episodio più grave della faida europea in corso tra gli ultras. Devastazioni, incendi, auto della polizia distrutte, attività commerciali fatte a pezzi. Anche in questo caso - non è un caso - c’è stata la passeggiata, autorizzata dalle forze dell’ordine, schierate come argine al contatto con gli ultras del Napoli, che pure si sono organizzati e avvicinatisi con mazze, bastoni, per vendicare l’onta dell’invasione in “casa loro”, per “difendere la città”. Si è discusso, si è letto dell’opportunità della presenza dei tifosi tedeschi in Campania, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è stato chiamato dalle opposizioni a dare spiegazioni sull’accaduto, i tifosi tedeschi sono stati schedati e identificati solo prima di salire sui bus per il ritorno a casa. Ma come sono arrivati a Napoli, se il Viminale e la Prefettura di Napoli aveva alzato il livello dell’attenzione? A gruppetti, tra Pescara, Roma, Bari, Bergamo. Dalla città lombarda sono stati scortati a Napoli dagli ultras dell’Atalanta, con cui i tifosi organizzati dell’Eintracht Francoforte sono gemellati, per andare a fare danni in Campania. Ci sono riusciti. In poche parole, si erano organizzati prima. Meglio e prima dello Stato. Vedremo se questa volta si riuscirà a sventare il pericolo nel capoluogo campano per Italia-Inghilterra.