Honda e Yamaha hanno bisogno di una mano. In MotoGP l’hanno capito anche gli avversari e tutti sono consapevoli che non andare incontro alle esigenze dei due colossi giapponesi potrebbe significare vederli uscire di scena, con l’enorme danno, anche a livello di risonanza, che questo comporterebbe a tutto l’indotto. Da mesi ci si interroga su cosa fare per permettere agli ingegneri dei due marchi di colmare il gap tecnico rispetto alle moto dei costruttori europei e anche di recente Dorna ha cercato di coinvolgere le parti in causa per individuare una linea che non scontenti nessuno.
Ducati, Aprilia e KTM hanno sostanzialmente tenuto tutte la stessa linea: ok concedere qualcosa a Honda e Yamaha, ma a patto che questo qualcosa non si trasformi in un vero e proprio vantaggio. Perché questo non renderebbe onore al lavoro degli altri e, inevitabilmente, finirebbe pure per falsare il campionato. La proposta che si sta valutando è quella di permettere a Honda e Yamaha di beneficiare delle concessioni, trattandole al pari di squadre che si affacciano per la prima volta nel mondiale. Più possibilità di modificare la moto durante la stagione, più materiali (motori compresi) e, soprattutto, più test da effettuare sia con i collaudatori che con i piloti titolari a stagione in corso.
Adesso, però, c’è anche un’altra proposta. Anzi, a dire il vero sembra una provocazione. Perché Massimo Rivola, CEO dell’azienda di Noale, intervistato da SpeedWeek, ha letteralmente affermato: "È un po' strano che ora le piccole case costruttrici europee debbano aiutare i giganti giapponesi. Allo stesso tempo, è un riconoscimento del buon lavoro che abbiamo fatto. Sono aperto a prendere in considerazione soluzioni che garantiscano maggiore equilibrio. Quando mi viene chiesto di aiutare un produttore in difficoltà, sono aperto alla trattativa. perché può capitare che un giorno sia l'Aprilia la prossima a mettersi nei guai. Ma dobbiamo guardare da tutti i punti di vista: bisogna trovare un compromesso accettabile che vada a beneficio di tutto il Motomondiale. I produttori ora non devono pensare solo a se stessi. Vogliamo un bello spettacolo, gare entusiasmanti e tutti i costruttori coinvolti dovrebbero avere la possibilità di vincere. Quindi dobbiamo trovare criteri equilibrati. Si potrebbero ridurre i test, ad esempio, per quelle fabbriche che hanno già otto moto in pista. Qualcosa del genere". Il nome non lo fa, ma otto moto in pista ce le ha solo Ducati e è chiaro a chi si riferisce Rivola con la sua proposta.
Il ragionamento non fa una piega e, tutto sommato, potrebbe risultare anche corretto. Solo che non è “una colpa” di Ducati se le squadre private, che possono concludere accordi con chi vogliono e senza alcun vincolo da Dorna, vogliono tutte la Desmosedici. Così come fa un po’ sorridere che la proposta arrivi dall’altra azienda italiana protagonista del motomondiale, rimarcando una caratteristica tutta italica che nel motorsport è più evidente che altrove: essere i primi avversari nonostante la stessa Bandiera. Insomma, il classico volemoce bene, ma famoce male che, a quanto pare, vale anche a 350 km/h.