“Spero di poter tornare a fare quello che amo: guidare la moto a 300 km/h, il più forte possibile, sentire quella leggerezza lì. E’ la mia vita” – Andrea Iannone l’ha raccontato a Icon, nella lunga intervista con Angelo Pannoffino. Foto pazzesche (di Paolo Zambaldi) e parole che da uno come Iannone, sempre un po’ ancorato all’immagine del duro tutto immagine e zero contenuti, magari neanche ti aspetti. Invece la sofferenza è venuta fuori tutta. Ma tutta davvero. E è venuto fuori anche il profilo di un ragazzo che nonostante senta d’essere vittima di una tremenda ingiustizia è riuscito a tenere a bada la rabbia e, ancora di più, a tenere lontano il desiderio di vendetta. Tanto che alla fine, pur scrollando e riscrollando quell’intervista, ci si ritrova quasi sorpresi che non ci sia mezza parola che sia mezza sui gossip che lo hanno riguardato, sulla sua immagine da mezzo influencer che ha e meno che mai sul nuovo amore con la nota cantante Elodie.
Solo Iannone-pensiero e voglia di futuro, ma anche con la consapevolezza che qualche errore in passato è stato fatto. Uno su tutti? Andare via da Ducati. “Quando sento qualcuno dire che rifarebbe tutto allo stesso modo penso sia una grande stupidaggine –ha spiegato - vuol dire che non ha mai sbagliato niente nella vita. Invece a volte devi riflettere, farti un esame di coscienza. Con la mentalità che ho oggi, molte cose le farei in modo diverso. Non sarei andato via dalla Ducati a esempio. Avevo delle possibilità: ne ho scelta una e non l’altra, ma in Ducati ho lasciato il cuore”. E in Ducati, ormai è chiaro anche a chi non vuole vedere, Adrea Iannone ci tornerà. La sponda sarà quella del mondiale Superbike, probabilmente su una Ducati del Team GoEleven (avevamo anticipato tutto qui). E’ ciò per cui Andrea Iannone ha sempre lavorato in questi anni: “Per ora bocca cucita – ha aggiunto The Maniac - Stiamo lavorando, pensando al prossimo futuro, che è abbastanza vicino. A novembre mi restituiscono la licenza. Ci sono contatti, trattative, stiamo parlando... E sono contento che ci sia ancora interesse, mi rende orgoglioso e felice. Dove, come e quando, se in Superbike o in MotoGP, è ancora presto per dirlo, ma in questi anni abbiamo sempre lavorato per tornare: Sicuramente ho perso tanto in questi anni, ma l’importante è stato reagire in modo positivo. Penso di averla vissuta in modo dignitoso”.
Una dignità che per Iannone s’è inevitabilmente trasformata anche in maturità, non solo per gli anni passati, ma perché comunque quello che gli è capitato lo ha costretto a fare i conti con la sofferenza: “Non credo nella vendetta, non mi è mai piaciuta. Certo, vorrei recuperare tanti momenti felici, ma in questi anni mi sono sempre sentito libero e mai incastrato. Ora sto bene, pensiamo al 2024. Non sarà facile perché in Superbike e in MotoGP il livello è altissimo, ma ciò che mi piace è che sento in me la volontà di mettermi in gioco, di sacrificarmi, perché quella del pilota è anche una vita di sacrifici”.
Sacrifici che in questi quattro anni, insieme a qualche comparsata in TV e a una serie di attività imprenditoriali (“ritrutturare case è la mia passione”) ha sempre continuato a fare. Perché, al di là dei mille impegni, The Maniac s’è sempre considerato solo e esclusivamente un pilota. Non è stato facile ma sono riuscito a trovare presto la mia serenità. “Dal giorno uno – ha raccontato - mi sono rimboccato le maniche e ho lavorato su tanti fronti, un po’ anche per far passare il tempo. Non mi sono mai soffermato su quella roba là, se no sarebbe stato difficile uscirne, perché è una cosa che, se ci pensi… Insomma, devi trovare la chiave psicologica. È come quando fai una brutta gara: vorresti subito farne un’altra e, se non puoi, torni a casa e ti alleni come un pazzo per non pensarci, per motivarti e arrivare alla gara successiva ancora più carico. È quello che ho fatto in questi anni: non ho mai smesso di allenarmi, ho sempre continuato a comportarmi come se fossi ancora un pilota di MotoGP; ho fatto palestra, bicicletta, guidato la moto quando potevo, e poi un po’ di lavoro, di opportunità in giro per il mondo. Guardiamo il lato positivo: poteva andare peggio, nelle moto accadono tanti incidenti gravi. Oggi invece io sono qui, più carico che mai, con una maturità diversa, con una motivazione diversa: non ho perso l’amore per questo sport, non ho perso la volontà e ho una grande voglia di riscatto”.