Tutti gli anni, nel mese di novembre, Jack Miller confessa ai microfoni dei giornalisti di sentire la mancanza della sua Australia. Ha comprensibilmente voglia, dopo dieci mesi in giro per il mondo, di tornare a casa. Non è un caso che Valencia, la tappa finale della stagione, sia tra le sue gare preferite. "Mi sento leggero", dice Jack ogni volta che arriva a Cheste. Sa che davanti a sè avrà almeno due mesi di vacanza. Niente voli intercontinentali, niente hotel asettici, niente videochiamate con genitori e famiglia. Due mesi a Townsville in Queensland - Australia nord-orientale - per liberare la mente, rallentare (non troppo) i ritmi e dedicarsi ai propri affetti.
Così Jack anche quest'anno, dopo il matrimonio con Ruby nella settimana di Phillip Island e una wild card nella Superbike Australiana con la Panigale V4R a fine novembre, si è ritirato nel Ranch di famiglia. Quello sterrato circondato da campi e animali della fattoria in cui Miller ha mosso i primi passi da pilota, stampato i primi sorrisi a forma di traverso. Nelle ultime ore il nuovo pilota della KTM ha pubblicato sui propri social un video in cui ripone la sua 525 EXC da enduro ai box, al termine di una sessione di allenamento. Jack indossa calzoncini corti e cambia marcia con le crocs ai piedi. Non siamo sorpresi, anzi. Miller è pur sempre il pilota che ha portato in MotoGP lo shoey - l'usanza che, sul podio, prevede di versare lo champagne negli sivali da gara prima di sorseggiarlo selvaggiamente e senza filtri. L'impressione, quasi una convinzione, è che, nonostante lo scorrere delle stagioni, Jack Miller manterrà eternamente leggerezza, sfrontatezza e genuinità che lo hanno sempre contraddistinto.
Caratteristiche che, probabilmente, impediranno al classe 1995 di Townsville di smarrire velocità e talento per strada. Qualità innate, attraverso cui Jack è riuscito a scavallare momenti bui, ad essere competitivo sempre, con qualsiasi mezzo. Ha vinto, e a tratti dominato, in Moto3, prima del precoce balzo in MotoGP. In top class, Jack, ha vinto alla sua seconda stagione con la Honda clienti di Marc VDS, prima di intraprendere un percorso di crescita costante che lo ha portato in sella alla Ducati ufficiale. Ha vinto anche in rosso, team in cui molti temono di rimpiangerlo. Perchè Jack - uomo squadra, compagno leale e pilota velocissimo - ha peccato solo di continuità di rendimento. Ora, in KTM, si apre un nuovo capitolo della sua carriera. Potrebbe essere quello della maturazione definitiva, della consacrazione a top rider. Se riuscisse a vincere anche solo una gara, Jack entrerebbe nel ristretto club di piloti capaci, nella massima cilindrata, di ottenere almeno un successo in sella a tre moto diverse (Honda, Ducati, KTM). Prima di lui ci sono riusciti solamente Loris Capirossi, Eddie Lawson, Randy Mamola e Mike Hailwood. Valentino Rossi e Jorge Lorenzo, rispettivamente in Ducati e Honda, hanno mancato l'obiettivo. Una vittoria con la Casa austriaca avrebbe per Jack un significato non indifferente. Lui, tuttavia, non sembra il tipo che si accontenta delle statistiche. Vuole di più. Può fare di più.