“Fino a qualche anno fa indossavo lo stesso paio di mutande, ma recentemente mi ero accorto che questo rito non aveva più la stessa forza. Allora ho cambiato ed è andata bene” – A raccontare il singolare e simpatico retroscena è Joan Mir in persona, fresco di titolo mondiale della MotoGP conquistato al circuito di Cheste, con una gara di anticipo rispetto al calendario 2020. Lo ha fatto nel corso di un programma televisivo in Spagna in cui il ventitreenne si è raccontato in chiave ironica e senza prendersi mai troppo sul serio. “In questa stagione – ha spiegato – ho abbandonato il mio portafortuna. Non più le stesse mutande ad ogni gran premio, ma rigorosamente mutande nere. E’ andata bene”. Il maiorchino non è certamente il primo a ricorrere a riti scaramantici prima di scendere in pista e non sarà neanche l’ultimo. Marc Marquez, ad esempio, non ha mai nascosto che anche per lui le mutande sono un simbolo: blu per le giornate di prove, rosse per le giornate di gara, sempre le stesse per tutta la stagione. Fabio Quartararo, invece, non rinuncia mai alla sua catenina, ma di esempi se ne potrebbero fare per ore. Tornando a Mir, c’è un precedente illustre anche in Suzuki: Kevin Schwantz correva sempre con lo stesso paio di mutande e saliva in moto in griglia solo dal lato sinistro. Nel paddock, comunque, si mormora che anche in fatto di riti, portafortuna e scaramanzie varie, il numero uno indiscusso sia ancora Valentino Rossi.
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