Quando non si ha più niente da chiedere alla propria annata, che si è conclusa con la realizzazione di un sogno che sembrava impossibile, c’è spazio per lasciarsi prendere dai pensieri più leggeri. Sta capitando anche a Joan Mir, che appena una settimana entrava nel fine settimana che avrebbe potuto valergli la conquista del titolo mondiale. C’è riuscito, senza lasciare che l’ansia e la paura di vincere diventassero paralizzanti, e ora a fargli perdere il sonno (si fa per dire) ci sono ben altri problemi. Come quello sul numero di gara che metterà sulla carena della sua Suzuki GSX-RR il prossimo anno, al via del mondiale 2021. “Davide Brivio e Suzuki – ha detto Mir – mi hanno fatto capire che avrebbero piacere di tornare alle origini, ossia che il campione del mondo in carica corresse con il numero 1 come succedeva anni fa”.
Il ventitreenne di Maiorca, però, non è molto convinto e, manco a dirlo, lo scetticismo è figlio dell’atavica scaramanzia che accomuna tutti i piloti: “Ho vinto due mondiali con il numero 36 – ha spiegato Joan Mir – Non sono sicuro di voler cambiare, ma ci penserò. Avrò tempo per pensarci e prenderò la decisione”.
Di tempo, in effetti, ce ne è, mentre ci sono almeno altre due questioni contingenti per le quali il campione del mondo 2020 non ha avuto affatto bisogno di pensare: l’aiuto al compagno di squadra e la lotta per il tris da portare in casa Suzuki. “Sarò ben lieto di aiutare Alex se ne avrà bisogno – ha affermato Mir – se riuscirà a scavalcare Franco Morbidelli in classifica, Suzuki avrà piazzato i suoi piloti al primo e al secondo posto del mondiale. Non avrei nessun problema a dare una mano al mio compagno di squadra”. C’è, poi, la classifica costruttori, con Suzuki e Ducati che, dopo la penalizzazione toccata a Yamaha per la questione dei motori, sono praticamente appaiate. “La tripla corona – ha concluso Joan Mir – è un obiettivo alla portata e dobbiamo riuscire a portare a casa anche questo titolo”.