Nel Team Avintia Ducati si sentiva al sicuro, perché per correre lì aveva portato in dote corposi contratti con sponsor legati agli affari della sua famiglia. Ma non è bastato: Ducati ha scelto Enea Bastianini e Luca Marini, imponendo i due giovani italiani a Ruben Xaus e a quelli di Avinta e Esponsorama. Con buona pace di Tito Rabat, costretto a fare le valigie nonostante un accordo già in essere anche per il 2021. Un destino diametralmente opposto, il suo, rispetto a quello del suo grandissimo amico Joan Mir. Così è la vita e così, ora, sono anche le corse. Ma Rabat non ci sta e in questi giorni si è lasciato andare a dichiarazioni piuttosto velenose.
“Sono giunto alla conclusione – ha detto - che sono un buon pilota e che non pagherò un altro Euro per correre. Mai più e per nessuno. Non devo farlo, penso che dovrebbero pagarmi per guidare . Soprattutto dopo quello che ho fatto con una moto privata in questi cinque anni”.
Che cosa abbia fatto, francamente, un po’ ci sfugge, visto che i risultati non sono stati entusiasmanti per lui in MotoGP e che il suo ultimo compagno di squadra, Joahnn Zarco, ha messo nel sacco ben altre prestazioni e ben altri punti nella classifica del mondiale. Ma Rabat ha una spiegazione anche per questo: “Non ho mai avuto i materiali migliori, per la mia moto ci si è sempre dovuti arrangiare. Zarco, a cui comunque vanno tutti i meriti per le buone cose che ha fatto, ha avuto il supporto di Ducati”. Che Rabat nell’ambiente non fosse particolarmente visto di buon occhio è cosa nota, anche perché non è mai stato un segreto che i suoi ingaggi erano ampiamente coperti da intrecci di sponsor e sponsorizzazioni.
Un modo di far parte del Circus che la Dorna, e Carmelo Ezpeleta per primo, dicono di voler debellare definitivamente. Anche perché a farne le spese è l’intero ambiente, ormai assuefatto alla figura del pilota-pagante che, magari, soprattutto nelle categorie minori e tra i giovanissimi, toglie spazio a chi ha più talento, ma non ha la possibilità di investire cifre da capogiro.
Lo stesso Tito Rabat, a quanto pare, ammette che aver accettato un certo tipo di accordi non è stato un bene per lui e se c’è una certezza che ha sul suo futuro è che non tirerà più fuori un Euro per correre. Piuttosto ne pretenderà. E’ l’unica cosa che dice di sapere. All’orizzonte, infatti, per lui non ci sono molte prospettive.
Si era a lungo vociferato di un possibile passaggio in Aprilia, ma sembra che a Noale abbiano scelto altre strade. Ducati gli avrebbe, invece, offerto la moto di un team privato in Superbike e probabilmente è in quel mondiale che andrà a finire. Anche se, almeno a sentire le ultime indiscrezioni, qualche scenario potrebbe aprirsi anche in Moto2: un mondiale che Rabat ha già vinto. Ma lui stesso non è particolarmente convinto di voler tornare indietro: “Quando guardo come funziona la Moto2 – conclude - non credo abbia senso tornare indietro . La Moto2 è fatta per i giovani piloti che poi si fanno avanti. Ad essere sincero, l'unica cosa che vorrei della Moto2 è che ci siano più eventi che nel Campionato Mondiale Superbike. Non saprei come scegliere tra Moto2 e Superbike”.
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