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Il testamento di Tito (Rabat):
“Mai più un Euro a nessuno”

19 novembre 2020

Il testamento di Tito (Rabat): “Mai più un Euro a nessuno”
Lo spagnolo, scaricato da Ducati per fare posto a Luca Marini e rimasto senza moto (e probabilmente anche senza MotoGP), ha avuto parole durissime verso tutti. Tranne verso se stesso…

Nel Team Avintia Ducati si sentiva al sicuro, perché per correre lì aveva portato in dote corposi contratti con sponsor legati agli affari della sua famiglia. Ma non è bastato: Ducati ha scelto Enea Bastianini e Luca Marini, imponendo i due giovani italiani a Ruben Xaus e a quelli di Avinta e Esponsorama. Con buona pace di Tito Rabat, costretto a fare le valigie nonostante un accordo già in essere anche per il 2021. Un destino diametralmente opposto, il suo, rispetto a quello del suo grandissimo amico Joan Mir. Così è la vita e così, ora, sono anche le corse. Ma Rabat non ci sta e in questi giorni si è lasciato andare a dichiarazioni piuttosto velenose.

“Sono giunto alla conclusione – ha detto - che sono un buon pilota e che non pagherò un altro Euro per correre. Mai più e per nessuno. Non devo farlo, penso che dovrebbero pagarmi per guidare . Soprattutto dopo quello che ho fatto con una moto privata in questi cinque anni”.

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Che cosa abbia fatto, francamente, un po’ ci sfugge, visto che i risultati non sono stati entusiasmanti per lui in MotoGP e che il suo ultimo compagno di squadra, Joahnn Zarco, ha messo nel sacco ben altre prestazioni e ben altri punti nella classifica del mondiale. Ma Rabat ha una spiegazione anche per questo: “Non ho mai avuto i materiali migliori, per la mia moto ci si è sempre dovuti arrangiare. Zarco, a cui comunque vanno tutti i meriti per le buone cose che ha fatto, ha avuto il supporto di Ducati”. Che Rabat nell’ambiente non fosse particolarmente visto di buon occhio è cosa nota, anche perché non è mai stato un segreto che i suoi ingaggi erano ampiamente coperti da intrecci di sponsor e sponsorizzazioni.

Un modo di far parte del Circus che la Dorna, e Carmelo Ezpeleta per primo, dicono di voler debellare definitivamente.  Anche perché a farne le spese è l’intero ambiente, ormai assuefatto alla figura del pilota-pagante che, magari, soprattutto nelle categorie minori e tra i giovanissimi, toglie spazio a chi ha più talento, ma non ha la possibilità di investire cifre da capogiro.

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Lo stesso Tito Rabat, a quanto pare, ammette che aver accettato un certo tipo di accordi non è stato un bene per lui e se c’è una certezza che ha sul suo futuro è che non tirerà più fuori un Euro per correre. Piuttosto ne pretenderà. E’ l’unica cosa che dice di sapere. All’orizzonte, infatti, per lui non ci sono molte prospettive.

Si era a lungo vociferato di un possibile passaggio in Aprilia, ma sembra che a Noale abbiano scelto altre strade. Ducati gli avrebbe, invece, offerto la moto di un team privato in Superbike e probabilmente è in quel mondiale che andrà a finire. Anche se, almeno a sentire le ultime indiscrezioni, qualche scenario potrebbe aprirsi anche in Moto2: un mondiale che Rabat ha già vinto. Ma lui stesso non è particolarmente convinto di voler tornare indietro: “Quando guardo come funziona la Moto2 – conclude - non credo abbia senso tornare indietro . La Moto2 è fatta per i giovani piloti che poi si fanno avanti. Ad essere sincero, l'unica cosa che vorrei della Moto2 è che ci siano più eventi che nel Campionato Mondiale Superbike. Non saprei come scegliere tra Moto2 e Superbike”.

 

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